Albrecht Dürer è stato il primo grande viaggiatore nella storia dell’arte. Ha attraversato l’Europa in lungo e in largo per vedere gemelli siamesi, oro azteco, gondole veneziane e quelle che parevano essere le ossa di un gigante. Ha attraversato le Alpi più di una volta e ha navigato per sei giorni nel gelido inverno del 1520 per vedere una balena su una spiaggia. La nave stava per naufragare, ma in qualche modo raggiunse la riva. La spiaggia era vuota. La creatura aveva preso il largo. Questo nuovo magnifico libro di Philip Hoare prende il titolo da quella storia, ma la usa solo come punto di partenza. La narrazione si trasforma presto in un altro tipo di viaggio, un viaggio avvincente attraverso l’arte e la vita, la natura e la natura umana, la biografia e la memoria personale. I giganti camminano sulla terra: Dürer e Martin Lutero, Shakespeare e Blake, Thomas Mann, Marianne Moore, W.H. Auden, David Bowie. Hoare li evoca come il Prospero della Tempesta di Shakespeare, la sua scrittura è la magia animatrice che porta le persone del passato nel nostro presente e scatena visioni spettacolari lungo il percorso. Hoare ha una prosa di una bellezza fluida e un dono apparentemente illimitato per la testimonianza e l’intuizione. Come Dürer, è conquistato dalle meraviglie di questo mondo. Il Dürer di Hoare è un Colombo o un Copernico, che apre un mondo più vasto.
Laura Cumming, The Guardian

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati