Qualcuno ha detto che ogni grande artista gira intorno al proprio fuoco, un trauma troppo luminoso e troppo ustionante per essere toccato, ma la cui luce è catturata e rifratta nelle sue opere. Miriam Toews si avvicina così tanto al proprio fuoco che le pagine dei suoi libri sembrano incendiarsi. Il fuoco di Toews è una fiamma gemella: i suicidi di suo padre e di sua sorella, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, entrambi sui binari del treno; e i valori autoritari e patriarcali della comunità dei mennoniti, da cui lei è fuggita. Notte di battaglia è la storia di tre generazioni di donne raccontata dalla più giovane di loro. Swiv è una bambina di nove anni che vive con la madre e la nonna, Elvira. Le loro voci scorrono attraverso di lei, e Toews è maestra nel far vorticare le prospettive degli adulti attraverso il monologo imperfetto di Swiv. Il libro è scritto come una lettera al padre assente, così assente che perfino Swiv sembra dimenticarlo. Il lettore è trascinato nell’intimità di una famiglia disfunzionale, il cui amore incondizionato farebbe però invidia a qualsiasi famiglia. Le tre donne sono sole contro l’universo, così aderenti ai bordi frastagliati l’una dell’altra che i loro contorni individuali si confondono. La madre di Swiv è incinta e i suoi sbalzi d’umore scuotono la famiglia. Elvira è una figura carismatica che non ha paura della morte, anzi non ha paura di nulla. Le ansie della bambina pulsano sotto la narrazione. Il tono scelto da Toews è il dolceamaro, il tragicomico. Questo libro è più lontano dalla fiamma rispetto ad altri di Toews, e il dolce minaccia di sovrastare l’amaro.
Nadja Spiegelman,The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati