Nel 1958 un laboratorio in Danimarca ricevette alcune scimmie da Singapore. In seguito al contatto con altri animali presenti nel laboratorio, le scimmie si ammalarono di un’infezione oggi nota come vaiolo delle scimmie. La fonte primaria dell’infezione è ancora oggi un mistero. Il primo caso umano fu registrato nella Repubblica Democratica del Congo nel 1970. Negli anni successivi il virus diventò endemico in Africa subsahariana, continuando a circolare nella fauna selvatica, probabilmente tra i roditori. Dal 1970 al 1979 furono registrati undici casi umani, nel decennio successivo 347, poi più di mille e circa diecimila in ognuno dei due decenni più recenti, sempre in Africa. Il 6 maggio è cominciata una nuova fase, con il primo caso registrato nel Regno Unito. La comparsa della malattia in Europa (più di diecimila casi) e nelle Americhe (più di 3.600) ha sorpreso molti. Sono stati approvati vaccini e farmaci, ma sono state trascurate le zone d’origine del virus. Sarebbe invece necessario un piano d’azione equo e sostenibile a livello globale. Le malattie infettive non hanno confini e le risposte devono riguardare tutti. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati