Il regime di Teheran ha eseguito le condanne a morte di due persone accusate di avere legami con la contestazione che va avanti da tre mesi in tutto l’Iran. Majidreza Rahnavard è stato impiccato in pubblico all’alba del 12 dicembre a Mashhad, nel nordest del paese. Rahnavard, 23 anni, era stato riconosciuto colpevole di “ostilità contro Dio” per aver pugnalato a morte due esponenti della milizia paramilitare basij. L’8 dicembre con la stessa accusa era stato messo a morte Mohsen Shekari, anche lui di 23 anni. La magistratura iraniana ha pronunciato undici condanne a morte contro persone considerate legate alle proteste, ma secondo gli attivisti per i diritti umani decine di altre rischiano la pena capitale. Il giornale riformatore iraniano Etemaad avverte del rischio di “un aumento della frustrazione e della collera, che non è nell’interesse del paese”. Il 13 dicembre diversi tribunali di Teheran hanno condannato quattrocento persone a pene fino a dieci anni di carcere per aver partecipato alle proteste.

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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati