Dopo la fine della seconda guerra mondiale le popolazioni di lingua tedesca di tutta l’Europa orientale, che lì risiedevano fin dal medioevo, furono perseguitate ed espulse. Martin Pollack, giornalista e documentarista nato nel 1944 a Bad Hall, nell’Alta Austria, da questa storia più ampia estrapola una storia individuale e attinge alle vicende della sua famiglia. La donna senza tomba si concentra su una sorella del nonno di Pollack, Pauline Bast, nata nel 1875. Morì nel 1945, all’età di settant’anni, in un campo di prigionia sloveno allestito in un castello non lontano dalla sua città natale (Tüffer, la slovena Laško) e, per quanto ne sappiamo – ma non lo sappiamo esattamente – fu sepolta in una fossa comune. In seguito non si parlò più di zia Pauline, riferisce Pollack, di lei non rimase traccia nella memoria della famiglia. Questa storia viene ricostruita in modo stringato ma preciso. E a tratti sconvolgente.
Gustav Seibt, Süddeutsche Zeitung

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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati