All’inizio degli anni cinquanta, Eilis Lacey, un personaggio immaginario, saluta Enniscorthy, nella contea di Wexford, in Irlanda, dove il suo creatore, il romanziere Colm Tóibín, sarebbe nato qualche anno dopo. Attraversa l’Atlantico dirigendosi a Brooklyn e verso le pagine di Brooklyn, il romanzo quasi perfetto di Tóibín del 2009 sulla sua emigrazione. Eilis era spesso solitaria, ma non era realmente sola. Negli anni cinquanta l’Irlanda perse più del 15 per cento della sua popolazione a causa dell’emigrazione; 50mila di quei migranti si diressero in America. Ma Eilis non era una statistica: era un’anima, una giovane donna spiritosa, osservatrice, a volte ansiosa, che cercava la sua strada e il suo posto nel mondo. Dove potrebbe mai andare Eilis da Brooklyn? La risposta ovvia è già nel titolo del nuovo romanzo di Tóibín, Long Island, ed era stata preannunciata nel libro precedente. In uno dei loro appuntamenti Tony Fiorello, un idraulico di Bensonhurst e futuro marito di Eilis, le illustra il suo piano di avviare sull’isola un’impresa edile con i fratelli e andare a vivere in un comprensorio con la sua famiglia allargata. Nelle prime pagine di Long Island quel piano si è avverato da tempo. Siamo alla metà degli anni settanta ed Eilis ha partecipato a un altro movimento demografico su larga scala, l’esodo dalle città verso i sobborghi. Vive con Tony e i loro due figli adolescenti accanto a una schiera di parenti acquisiti. Il viaggio negli Stati Uniti, incoraggiato dalla sorella maggiore, Rose, non è stato del tutto un’idea di Eilis. Né lo è stato il trasferimento a Long Island: quello era il sogno di Tony. Tuttavia Eilis non è passiva. È un personaggio interessante perché riesce a fare del suo destino la sua scelta. Può essere limitata, a Lindenhurst come a Enniscorthy, dalle norme sociali e dalle aspettative familiari, ma nella sua mente, e agli occhi di chi legge, è una donna libera. Il destino però le riserva un brutto tiro. Uno sconosciuto si presenta per informarla che sua moglie è incinta e Tony, che aveva fatto delle riparazioni per la famiglia, è il padre. Long Island è un libro più movimentato rispetto al precdente, più emozionante per certi versi ma meno soddisfacente per altri. Ci sono più colpi di scena ma c’è meno Eilis.
A.O. Scott, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati