La fine della scuola pubblica
◆ L’articolo di copertina sui fondi per l’istruzione alle famiglie statunitensi (Internazionale 1631) è il ritratto che fece Frank Zappa degli Stati Uniti in una celebre intervista televisiva nel 1986: una società per la quale la minaccia più grande non era rappresentata da un fantomatico comunismo, ma dalla deriva verso quella che lui definì provocatoriamente “teocrazia fascista”. I danni causati da questo sistema di istruzione li abbiamo di fronte e dureranno a lungo.
Marco Bernardelli
◆ Vorrei segnalare il mio rammarico per un piccolo fraintendimento nella copertina dell’ultimo numero. Mi sarei aspettata di leggere un approfondimento sulla fine della scuola pubblica italiana, oppure un confronto tra diversi sistemi scolastici. In realtà l’articolo è un focus esclusivo sul sistema statunitense, che ben venga conoscere, ma speravo di approfondire il tema nazionale, a cui tengo molto.
Silvia Aglietti
Come governare il mondo
◆ Ho letto l’articolo di David Van Reybrouck (Internazionale 1630) e sono rimasta molto colpita dall’analisi storica, con riferimenti filosofici, della diplomazia internazionale. Un articolo ben scritto e ricco di spunti interessanti.
Silvia Spagnolo
◆ Nel 2015 andò in scena a Nanterre uno spettacolo teatrale fuori dal comune:Le Théâtre des négociations, concepito, tra gli altri, dall’antropologo Bruno Latour, che metteva in scena negoziati climatici globali come quelli che si sarebbero tenuti a breve a Parigi per la Cop21. Con una particolarità: i delegati, interpretati da duecento studenti, non rappresentavano solo i popoli del mondo ma anche gli oceani, le foreste e tutto quello che chiamiamo “natura”. L’intuizione, derivante dalle riflessioni di Latour sulla teoria di Gaia, è che tutto si tiene e una decisione presa in un consesso di esseri umani ha conseguenze anche su elementi naturali ed esseri viventi che non sono in grado di esprimersi. Leggendo l’articolo sulla diplomazia mi sembra di tornare indietro di alcuni decenni: che il multilateralismo, inteso come dialogo tra stati-nazione, sia ormai superato, è fuori discussione, ma al suo posto viene proposta una raison de Terre che si concretizza in un semplice dialogo tra rappresentanti del “popolo” anziché delle élite delle varie nazioni. Ma la Terre non è fatta solo dagli esseri umani, e, visto tutto quello che ha fatto la nostra specie finora, mi sembra discutibile pensare che la soluzione possa essere offerta da ancora più persone.
Matteo Casalini
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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati