Sotto assedio. Loro, non noi israeliani. Il parcheggio dell’aeroporto internazionale di Tel Aviv Ben-Gurion è pieno di automobili. Stiamo bombardando i palestinesi. Che abbiano la lezione che si meritano. Affamati. Ammassati. Cinquantamila persone per chilometro quadrato. Chi tiene il conto? Le atrocità del 7 ottobre. I feriti. I bombardati. Gli assetati. Eccoli. I nostri ostaggi. Bombardati. Siamo noi a bombardare. Loro bevono acqua contaminata. E gli ostaggi cosa bevono? Quattrocento persone in fila per un gabinetto. Diarrea. Niente acqua né carta igienica. Prezzi alle stelle. Come se la cavano gli ostaggi? Non ci sono nemmeno assorbenti. E gli ostaggi?

Un padre piange con in braccio il suo bambino morto. Non lo vedrete alla televisione israeliana. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, attraversa un tunnel in infradito. Questo abbiamo visto alla televisione israeliana. Con i suoi figli. Circa diecimila bambini palestinesi sono stati uccisi. Forse già undicimila. Quanti neonati? Li abbiamo bombardati. Una bambina con un vestito rosa. Un bambino a cui piaceva il gelato. Sudari di plastica blu. Una fossa comune. Con sudari di tessuto.

Un bambino con gli arti amputati. Bombe intelligenti. Proiettili stupidi. Il presidente israeliano scrive un desiderio su un missile. Un ragazzino trema. Dov’è sua madre?

Qui giacciono i loro morti in piazza. Un portavoce dell’esercito israeliano parla di risultati straordinari. Facciamo il possibile per non fare del male a civili innocenti. Oggi abbiamo ammazzato decine di terroristi. L’esercito ha ucciso dei poliziotti palestinesi che proteggevano i camion di aiuti dai saccheggi. Un soldato è stato ucciso in uno scontro con i terroristi a Gaza. Proteggevano la loro casa. Lì c’era una casa?

Lasciamo che le forze armate israeliane finiscano il lavoro a Gaza. I nostri soldati sanno come lavorare. Sembra tornato il movimento laburista. Bandiera rossa. Linea rossa. Non fermatevi al rosso. Superate le linee rosse. Quante? Chi può contarle? Abbiamo finito le parole. Silenzio. Indifferenza. Cosa sono diecimila bambini morti?

Non vi dimenticheremo, figli delle comunità israeliane vicino a Gaza. Occhio per occhio. Migliaia di occhi per un occhio. Migliaia di bambini feriti.

Un bambino con gli arti amputati. Bombe intelligenti. Proiettili stupidi. Il presidente israeliano Isaac Herzog che scrive un desiderio su un missile. Un ragazzino coperto di polvere trema. Dov’è sua madre? Ha paura, e ne sente la mancanza. Una bambina è scossa dai brividi. Dov’è suo padre? Sta cercando di lasciare Gaza. Orrore e morte sono uno strumento di espulsione. Questo non lo vedrete alla televisione israeliana. Ci sono i social network. I soldati sono impazziti. Perché caricano foto che li incriminano?

La Corte internazionale di giustizia ha respinto la richiesta del Sudafrica di emettere un’ingiunzione contro un’offensiva di terra a Rafah. C’è tempo. Wash­ington fornirà altre armi a Israele. Non c’è tempo. Gli Stati Uniti stanno verificando casi in cui civili palestinesi potrebbero essere stati uccisi da munizioni fornite da Washington. E il mondo resta fermo. Non potete fare paragoni. La guerra andrà avanti per mesi, ha detto Benjamin Netanyahu. Dove li prenderà tutti questi ragazzini che uccideranno e saranno uccisi?

Miami. Il figlio del primo ministro. Una stampa perversa. Giornalismo serio. Il giornale di destra Makor Rishon. “I tuoi fratelli andranno in guerra e tu te ne stai lì a oziare”, si legge in una pubblicità dei riservisti rivolta alla comunità ultraortodossa. È stata pubblicata nei giorni scorsi sul quotidiano.

Dov’era l’editore? Questo il titolo di un articolo scritto da Arnon Segal: “Il rapporto sullo status della giovenca rossa”. Racconta che le ceneri di una giovenca rossa sono state usate per purificare un ebreo venuto a contatto con un cadavere e permetteranno agli ebrei di scorrazzare ovunque nella Spianata delle moschee, chiamata Monte del tempio dagli ebrei e, con l’aiuto di dio, di costruire un Terzo tempio.

Dopo i bombardamenti, qualche capello sulle teste dei bambini di Gaza è diventato bianco. Sudari bianchi. Sudari blu. Una fossa comune. I soldati israeliani scavano cimiteri. Riportano a casa cadaveri nei furgoni. La linea del traguardo. La linea rossa.

Il rabbino Azaria Ariel dell’Istituto del tempio, un museo e istituto di ricerca di Gerusalemme, ha dichiarato a Segal: “Il Santo, che sia benedetto, decide. Non per nulla Egli ha collocato il Tempio nel luogo in cui si trova. C’è una particolare sensibilità al riguardo, per cui per spostare qualcosa in quel luogo, in modo naturale, servirà un ampio consenso tra il popolo d’Israele”. Così ha detto, e ci ha lasciati a bocca aperta. Spostare “qualcosa”. Cosa significa? Qualcosa come la moschea Al Aqsa? E “in modo naturale”. Cosa significa? Terremoto? Bombardamento? Esplosivi? “La terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie” (Numeri, 16:32). Miracoli.

Miracoli. Per mano di Dio. Per mano di Allah. Uno è grande e uno è ancora più grande. È tutto nelle sacre scritture. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1552 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati