Nel seicento i mercanti olandesi si arricchirono grazie al commercio delle spezie con l’Asia orientale. Le importazioni più recenti hanno un odore meno gradevole, ma profumano ancora di soldi. Il problema dei rifiuti di Roma è diventato un affare per i Paesi Bassi, che sfruttano le regole dell’Unione europea sulla spazzatura.

Il sindaco della capitale italiana Roberto Gualtieri, in carica da ottobre del 2021, ha tagliato fuori gli ambigui personaggi locali che gestivano lo smaltimento dei rifiuti e ha firmato contratti pluriennali con varie aziende, alcune nei Paesi Bassi, per eliminare le montagne di spazzatura che si accumulano nelle strade di Roma.

Per una maggiore sostenibilità ambientale, l’Unione europea punta a eliminare le discariche, a costruire impianti di riciclo e inceneritori. Entro il 2036 si potrà sotterrare solo il 10 per cento dei rifiuti urbani. Molti governi tassano le discariche. I Paesi Bassi hanno aumentato il riciclo, costruito inceneritori e introdotto il deposito su cauzione per le bevande: chi ne compra una paga anche una cauzione per la bottiglia, che è rimborsata se restituisce il contenitore al rivenditore. Amsterdam importa rifiuti anche da Belgio, Germania, Francia e Regno Unito.

Il termovalorizzatore

Invece, a Roma, quando nel 2013 è stata chiusa la discarica privata di Malagrotta – la più grande d’Europa – perché stava causando un disastro ambientale, l’amministrazione cittadina ha avuto difficoltà a smaltire i rifiuti. “Stiamo cambiando un sistema che generava grandi profitti a discapito della pulizia della città. Quello nuovo sarà ecologico e più economico”, spiega Gualtieri dal suo ufficio affacciato sul Foro romano.

Negli ultimi anni gli imprenditori del settore dei rifiuti, sospettati di avere rapporti con la criminalità organizzata, spesso si opponevano a portare per un prezzo ragionevole la spazzatura nelle discariche, negli inceneritori o negli impianti di riciclo, parlando di problemi ai macchinari, mancanza di spazio o altre scuse. “Ci sono stati ciclicamente periodi di crisi, in cui Roma era piena di spazzatura”, dice Gualtieri. Ha scoperto situazioni che definisce surreali, in cui bisognava negoziare ogni due settimane “chi doveva prendere questo o quello. Era un sistema inefficiente e poco trasparente”.

Ora il sindaco ha firmato contratti a lungo termine con impianti ad Amsterdam e Bologna “per avere più certezza e trasparenza, conosciamo i costi e siamo sicuri che qualcuno si prende i rifiuti”. Roma spenderà cento milioni di euro all’anno per rimuovere 460mila tonnellate di rifiuti.

I contratti scadono nel 2026. A quel punto Gualtieri spera che la capitale avrà un termovalorizzatore da ottocento milioni di euro e diversi impianti di riciclaggio per smaltire i suoi rifiuti e mettere fine a una crisi decennale. “La città non può esportare tutta la sua spazzatura”, dice il sindaco.

Ma l’ipotesi di costruire un inceneritore a Roma ha scatenato polemiche che nel 2022 hanno avuto un ruolo nella crisi del governo Draghi. Il Movimento 5 stelle ha boicottato la mozione di fiducia che conteneva il riferimento all’impianto.

I due milioni e ottocentomila abitanti di Roma – e ventiquattro milioni di turisti – producono circa 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Meno della metà era differenziato e destinato al riciclo, spiega il sindaco. Con i nuovi accordi 250mila tonnellate saranno spedite ogni anno nei Paesi Bassi, in Germania e forse in altri paesi europei. Attualmente, il 57 per cento dei rifiuti locali olandesi è riciclato o compostato, mentre il 33 per cento è bruciato. Questo permette agli inceneritori, di proprietà del comune di Amsterdam, di accogliere spazzatura da altri paesi.

L’accordo di Roma con la città olandese non ha risolto tutti i problemi. L’Ama, l’azienda municipale romana per la raccolta dei rifiuti, è in difficoltà anche a causa dell’assenteismo dei dipendenti, dice Gualtieri, e l’arrivo dei nuovi cassonetti è in ritardo a causa di problemi alla filiera di distribuzione. Il sindaco è sicuro che la città sta “superando” il caos del passato. “Ci vorrà un po’ di tempo per raggiungere la perfezione, ma ormai siamo usciti dalla crisi”. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati