La provincia di Soria, nella regione di Castiglia e León, non è certo il posto dov’è più facile vivere in Spagna. Non tanto per la rigidità del clima in inverno, quanto per la mancanza di infrastrutture e servizi essenziali in un’area con una densità di popolazione simile a quella della Lapponia: 8,6 abitanti per chilometro quadrato. Da più di vent’anni il collettivo Soria ¡ya! combatte contro l’abbandono dovuto allo spopolamento.

I dati sono preoccupanti: dagli anni ottanta la popolazione è diminuita del 12 per cento, e dal 1950 del 50 per cento. Entro il 2035 potrebbe ridursi di un altro 8 per cento. In pratica i soriani stanno lottando contro l’estinzione. Il tasso di disoccupazione a Soria è al 7 per cento, il secondo più basso in Spagna. Non perché l’economia va a gonfie vele, ma perché la soluzione più facile per gli abitanti è emigrare a Valladolid o a Madrid.

Per tutte queste ragioni Soria ¡ya! si presenta alle elezioni locali del 13 febbraio insieme al nuovo partito España vaciada (Spagna svuotata), e ha intenzione di correre anche alle prossime elezioni generali. A Soria i sondaggi gli attribuiscono un clamoroso 42,3 per cento, con cui diventerebbe la prima forza politica della provincia superando il Partito popolare (Pp) e il Partito socialista (Psoe). Un esordio simile rappresenta la rivolta pacifica di una popolazione che si sente dimenticata non solo dallo stato, ma anche dal bipartitismo. Il nuovo movimento ha una solida base sociale e potrebbe cambiare la mappa politica locale.

Nonostante si trovi al centro del triangolo Madrid-Bilbao-Saragozza, come altre province Soria sconta la mancanza di politiche lungimiranti. Parlando con il capolista Ángel Ceña si percepisce tutta l’esasperazione dei soriani, convinti di essere trattati come cittadini di seconda classe perché pochi e periferici: “Dato che hanno spostato tutti i servizi in altri ospedali, se sei malato devi andare a Burgos o Valladolid. È una violazione dei nostri diritti e del principio di uguaglianza”. Ceña è entrato a far parte di Soria ¡ya! dopo la grande manifestazione di Madrid del marzo 2019, quando quasi centomila persone provenienti dalla cosiddetta Spagna svuotata hanno fatto sentire la loro voce.

Tre ore di strada

Soria ¡ya! è nato 21 anni fa per chiedere investimenti nelle infrastrutture, ma oggi i due aspetti che ritiene cruciali per la qualità della vita e le opportunità degli abitanti sono la sanità e internet. “Non è possibile che nei centri urbani non ci sia la fibra ottica. È come se dieci anni fa non ci fosse stata la corrente elettrica. Un’azienda non può funzionare se non riesce a collegarsi con il mondo. Ora che l’utilità del telelavoro è stata dimostrata bisogna approfittarne”, sottolinea Ceña.

La situazione della sanità è altrettanto grave. A Soria il tasso di mortalità dei pazienti colpiti da ictus è molto più alto che nel resto della regione, perché non esiste alternativa al trasferimento. Soria ¡ya! esige come minimo un’unità di radioterapia nella provincia, in modo che i pazienti oncologici non siano più costretti ad andare a Burgos per le terapie.

Ma poche vicende sono emblematiche come quella dell’autostrada A11. Nonostante trent’anni fa sia stata dichiarata “asse prioritario di comunicazione” e vi passino quasi tutti i camion in transito fra il Portogallo e la Francia, l’autostrada è ancora incompleta per il 70 per cento. Secondo i soriani è uno scandalo dover guidare tre ore per raggiungere il capoluogo Valladolid.

“In altre parti d’Europa, come nelle _highlands _scozzesi o nel nord della Finlandia e della Svezia, la tendenza è stata invertita e la popolazione è in aumento, grazie agli aiuti per le aziende”, spiega Ceña, ricordando che l’Unione europea permette di sovvenzionare fino al 20 per cento il costo del lavoro nelle zone colpite dallo spopolamento. “Non è complicato e non costa molto. Manca la volontà”.

España vaciada punta a ottenere seggi nel parlamento regionale e in quello nazionale per poter inserire le proprie rivendicazioni in un accordo per l’investitura del prossimo governo. Chiunque vinca, il movimento chiederà una legge sullo spopolamento per poterlo misurare e definire giuridicamente come succede in ambito europeo. Ceña vede di buon occhio anche la decentralizzazione degli enti pubblici timidamente promossa dal governo centrale.

Grandi aspettative

Da sempre oscurata dalla metropoli madrilena, il cui sviluppo è stato devastante per le province circostanti, con le elezioni del 13 febbraio la comunità di Castilla e León si ritroverà al centro dell’attenzione perché avrà il parlamento più frammentato della sua storia. España vaciada potrebbe ottenere tre o quattro seggi. Qui l’estrema destra di Vox, anche se in crescita, non sembra aver messo radici come in altre regioni. La sinistra potrebbe ottenere la maggioranza se il Psoe e Unidas podemos avessero l’appoggio di altri partiti, come España vaciada.

“Non faremo parte di nessun governo, non vogliamo poltrone. Vogliamo avere una voce”, spiega Ceña. Rispetto alla possibilità di appoggiare una giunta che comprenda anche Vox, Ceña risponde: “Parleremo con tutti, ma non baratteremo i diritti umani con gli ospedali. Chi vuole violare la costituzione non avrà il nostro sostegno”.

Le aspettative per questo esordio elettorale sono alte, soprattutto per molti spagnoli che vorrebbero uscire dall’abbandono battendo un pugno sul tavolo con il voto. Questa sensazione si percepiva anche al lancio della campagna elettorale. Ceña racconta che nella fredda notte del 27 gennaio nella piazza del paesino di Arenillas c’erano quaranta persone, ovvero l’80 per cento della popolazione. “Un vecchietto si è avvicinato e mi ha detto: ‘Quando ho visto tutta quella gente mi è venuto da piangere’”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati