Quando David Crossman, costumista specializzato in abiti militari, ha scoperto che avrebbe lavorato al film Napoleon, l’epico racconto firmato da Ridley Scott e interpretato da Joaquin Phoenix, ha avuto “un piccolo attacco di panico” a proposito dei cappelli.

Il problema non era ricreare il famoso copricapo di Napoleone Bonaparte, amatissimo dai collezionisti (un esemplare è stato appena venduto per 2,1 milioni di dollari a un’asta in Francia), ma dover fare i conti con una serie di limitazioni. Per esempio, Joaquin Phoenix è vegano e non indossa nessun indumento derivato da animali, quindi Crossman non avrebbe potuto usare il feltro di lana con cui erano confezionati i copricapi. “Ho capito subito che la scelta del materiale per il cappello sarebbe stata difficile. E sapevo che quell’oggetto avrebbe avuto un ruolo centrale”, spiega Crossman.

Corteccia risolutiva

Fortunatamente il costumista ha trovato un tessuto ricavato dalla corteccia di un albero originario dell’Uganda. “Ho pensato: ‘Bene, questo problema è risolto’. Avevo paura di dovermi accontentare di un materiale sintetico in poliestere, e invece con quel tessuto abbiamo ottenuto una consistenza ideale per la superficie del cappello”.

Superato quell’ostacolo, Crossman ha cominciato a lavorare. Ha potuto esaminare i copricapi originali, da quelli conservati in una collezione privata agli esemplari custoditi dal Musée de l’armée di Parigi. I cappelli indossati da Joaquin Phoenix nel film non saranno stati di feltro di lana, ma sulle misure non c’era alcuna differenza con gli originali.

Nel corso del film Phoenix sfoggia una serie di bicorni che per dimensioni e sfarzo scandiscono l’ascesa di Bonaparte da semplice ufficiale dell’esercito fino al trono imperiale. Crossman racconta di aver usato tre modelli come base riproducendoli poi in varie versioni, insieme a una serie di copricapi per i generali, sia alleati sia nemici di Napoleone.

Nel film, poco prima di lanciare l’attacco contro le forze britanniche durante l’assedio di Tolone del 1793, Napoleone sposta il cappello in modo che sia perpendicolare alle spalle. I bicorni di solito erano portati con una delle punte rivolta in avanti, ma Bonaparte ha reso celebre questo modo alternativo di indossarli. Il gesto arriva poco prima di una vittoria cruciale che simboleggia l’evoluzione del personaggio e del suo stile. Ed è stata anche una scelta attoriale. “È stata una decisione di Joaquin: sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo”, spiega Crossman.

Jacques-Louis David, Bonaparte valica le Alpi (Leemage/Corbis/Getty)

Questo modello, molto semplice, è lo stesso che Bonaparte indossa all’inizio del film quando è solo un giovane ufficiale corso a Parigi, durante il periodo del terrore. “Il cappello lo tiene lontano dai guai nelle strade di Parigi. Porta una piccola coccarda rivoluzionaria tricolore, in modo che la gente capisca da che parte sta”, precisa Crossman.

Anche se all’epoca alcuni ufficiali del rango di Napoleone inserivano piume nel cappello, il costumista ha deciso di non farlo. “Si mescolava tra la folla, osservando la rivoluzione in attesa della sua opportunità per emergere”.

Forse il cappello più vistoso indossato da Napoleone è quello che nel film compare quando è ancora un generale (una fase che coincide con l’incontro e il corteggiamento di Josephine de Beauharnais, interpretata da Vanessa Kirby) e quando viene nominato primo console.

Il dettaglio dorato sulla falda rimanda al celebre dipinto di Jacques-Louis David intitolato Bonaparte valica le Alpi, in cui Napoleone è mostrato in sella a un cavallo bianco rampante.

Napoleon (Sony Pictures)

Eppure, nonostante quello sfarzoso copricapo, Crossman voleva mostrare un uomo che si trovava in un punto particolarmente basso della sua parabola. “È un periodo interlocutorio. Quando Napoleone incontra Josephine al bal des victimes sembra aver smarrito la sua buona stella. Non ha più denaro, non volevo che indossasse un’uniforme ricamata. Ne porta una molto più semplice, in cui spicca solo il rivestimento dorato”.

Crossman spiega di aver preso ispirazione da un’acquaforte. “Probabilmente l’elemento più appariscente in quell’opera è il cappello, che Joaquin voleva fosse onnipresente”.

Senza vanità

Gli spettatori noteranno che spesso Phoenix ha il capo coperto anche al chiuso. “Ma non è per ottenere un effetto comico. Semplicemente voleva tenere il cappello anche in certe scene in interno”, precisa Crossman. Quando Napoleone comincia ad affermarsi, la sua uniforme diventa più elaborata e in sintonia con la pomposità del suo cappello.

Quando Bonaparte è ormai imperatore, anche nella sequenza culminante della battaglia di Austerlitz, indossa un grande bicorno che però è relativamente disadorno. “È il cappello che amava di più”, racconta Crossman. “Ne voleva almeno due nuovi all’anno e periodicamente li risistemava. Se ne faceva mandare in continuazione. È per questo motivo che ne esistono così tanti”.

Basandosi sulle ricerche al museo, il costumista ha scoperto che dopo l’incoronazione i cappelli di Napoleone sono diventati sempre più grandi, rispecchiando la crescita progressiva del suo potere politico. “Ho visto versioni di Napoleone molto interessanti, compresa quella del film , ma in nessuna era mostrato con un copricapo così grande”, spiega Crossman. “È stato il primo che abbiamo ricreato”.

Mentre il cappello di Napoleone resta abbastanza semplice nei suoi giorni da imperatore, gli attori che interpretano i suoi generali e marescialli, come Ben Miles (Armand-Augustin-Louis de Caulaincourt), sfoggiano bicorni con piume bianche o nere a seconda del rango. E oltre alle piume, hanno dettagli in oro.

Anche in questo caso Crossman voleva che i copricapi fossero enormi. Di solito gli attori e i registi chiedono di rimpicciolire i cappelli rispetto alle dimensioni storiche, in modo da risultare più accattivanti. Non in Napoleon. “Mi aspettavo che sul set ci fossero più discussioni sui cappelli, perché spesso la vanità si fa sentire. Ma non c’è stato nessun problema. Per me è stato fantastico”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1540 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati