No, non ci togliamo l’orologio, anche se la storia che ci racconta Anne Koskamo, la direttrice del museo, è bellissima. Nel piccolo chalet c’è una parete su cui sono appesi tantissimi orologi da taschino: è la collezione di Anttu Särestöniemi che, a quanto pare, non si è dovuto dar da fare più di tanto per metterla insieme. “Sembra che si sia limitato a raccoglierli da terra. I visitatori li buttavano via perché non gli servivano più: in Lapponia non c’è fretta”, spiega Koskamo.

Koskamo è una storica e dirige il museo di Särestöniemi, dedicato principalmente al fratello del collezionista di orologi. È un luogo piuttosto sorprendente. Si trova in fondo a una strada sterrata che conduce nei meandri isolati di un bosco nella parte finlandese della Lapponia, circa 150 chilometri a nord del circolo polare. Reidar Särestöniemi è stato uno dei più importanti artisti finlandesi del novecento, profondamente legato alla sua terra che sapeva restituire sulla tela in modo suggestivo: paesaggi astratti a tinte forti, rossi, blu, verdi e viola.

Nel bel mezzo del museo, che un tempo è stata la sua galleria, l’artista si era fatto costruire una sauna con tanto di piscina, visibile ancora oggi. Per cogliere l’essenza di un viaggio autunnale in Lapponia basterebbe questo: la sauna bollente e l’acqua gelida, i colori vividi e l’impressione che lo scorrere del tempo non abbia più senso quando ci si abbandona a questo paesaggio, alla sua vastità e alla sua solitudine. In media nel nord della Finlandia ogni chilometro quadrato è abitato da meno di due persone. I boschi di pini e betulle segnano un paesaggio in cui ci sono colline – in finlandese tunturi – coperte di licheni di un verde brillante.

Mirtilli blu e rossi

“Sembrano teste calve”, ride Jana Schett, 24 anni, che viene dai dintorni di Salisburgo, in Austria, e ha studiato flauto ad Amsterdam, nei Paesi Bassi: “Una città troppo affollata per i miei gusti”. Per un anno aveva fatto la ragazza alla pari e poi ha deciso di stabilirsi qui. Ora è una guida naturalistica e porta gli escursionisti al parco nazionale di Pallas-Yllästunturi, nella Lapponia occidentale. Perché è ovvio che bisogna uscire dal museo e immergersi nella natura per apprezzare al meglio questa regione. La Lapponia va vista all’aria aperta, là dove il respiro sembra assumere naturalmente un ritmo più tranquillo.

I cespugli sono carichi di mirtilli blu scuro e rosso acceso, ottimi per gli escursionisti che salgono sul Kellostapuli, una delle colline del parco nazionale. “Più sono difficili le condizioni ambientali, più aumenta il contenuto nutrizionale dei loro frutti”, osserva Schett. I funghi invece sono scomparsi, e non solo per colpa dei cercatori: “Contengono molti grassi e zuccheri, perciò sono fondamentali nell’alimentazione delle renne. Chi le alleva li lascia per loro”, spiega.

Nelle aree attrezzate per le soste spesso gli escursionisti tirano fuori dallo zaino le salsicce. L’espressione “aree attrezzate” non rende l’idea di dove e come qui si fanno le soste quando si è stanchi. I rifugi nei boschi finlandesi sono di due tipi: strutture di legno aperte da un lato chiamate laavus e rifugi chiusi con il tetto a punta, chiamati kotas. Al centro c’è sempre un focolare con tanto di griglia, e in un capanno vicino si può prendere la legna messa a disposizione gratuitamente dallo stato finlandese. Mentre il fuoco scoppietta e le salsicce cuociono sulla griglia, si sta seduti tutti insieme a chiacchierare o anche in silenzio. “In compagnia dei finlandesi il silenzio non pesa”, dice Schett.

Nel parco nazionale si cammina su sentieri segnati, che spesso d’inverno diventano piste da sci di fondo. Salvo qualche esemplare particolarmente tenace, le zanzare che proliferano d’estate in autunno non ci sono e tra gli alberi soffia il vento. In Lapponia l’autunno arriva presto e a metà settembre, quando le notti diventano fredde, le foglie cambiano colore: giallo acceso le betulle, rosso intenso i cespugli bassi di mirtilli. È come se la natura, prima del lungo inverno con il bianco della neve e i toni pastello della notte polare, volesse regalare tanto colore.

Anche se per ora il giorno e la notte hanno durate simili, da fine agosto si cominciano a vedere le prime aurore boreali, che in autunno sono più visibili che d’inverno perché senza la neve il buio è più fitto. Non sempre ci sono esplosioni di colore, verdi o violette, come quelle a cui ci hanno abituato le fotografie: a volte si tratta solo di veli passeggeri, bianchi e sottili, resi verdi dai sensori delle fotocamere capaci di cogliere colori che l’occhio umano non riesce a distinguere.

Conviene chiedere a chi vive qui e ha sviluppato un certo intuito quand’è che vale la pena lasciare il tepore della propria camera per andare a guardare il cielo. L’effetto è spettacolare soprattutto quando l’aurora boreale si riflette nell’acqua di uno dei tanti laghi. Chi dopo la sauna s’immerge nell’acqua fredda – otto gradi – carico di endorfine può sedersi su una panchina, cappello in testa e birra in mano, e riuscire ad afferrare il significato del sisu, concetto difficilmente traducibile che indica l’essenza del paese e dei suoi abitanti, un misto di resilienza, forza d’animo e capacità di godersi il meritato riposo dopo le fatiche della vita quotidiana.

In questa regione l’alta stagione è quella invernale. Perciò le infrastrutture – alberghi, case vacanze e ristoranti – si concentrano attorno alle due aree sciistiche di Levi, a pochi chilometri dall’aeroporto di Kittilä, e di Ylläs, ai margini del parco nazionale. Sulle due colline – alte quasi ottocento metri – c’è una rete di funivie e seggiovie, mentre teli di plastica bianca coprono cumuli di neve della stagione passata, conservata per precauzione. D’estate e in autunno gli impianti di risalita sono usati da chi va in mountain bike.

Trovare la solitudine qui è facile, ma sopportarla è un altro paio di maniche. Almeno così la pensa Päivi Hiukka che vicino a Levi organizza attività all’aperto, a cavallo o con i cani. Päivi ha 111 husky che d’inverno trainano slitte, d’estate e d’autunno una specie di go-kart con ruote grosse e senza pedali. Otto di questi animali snelli e muscolosi abbaiano impazienti finché non togliamo il freno a mano sul volante, avviandoci rapidamente lungo lo stretto sentiero.

In estate e in autunno i cani lavorano meno che d’inverno, racconta Päivi, perché hanno bisogno di riposo, cosa che a volte consiglierebbe anche ai suoi ospiti. “Per molti di loro lasciarsi alle spalle le scadenze della vita quotidiana è difficile. Vogliono sapere quando ci si ferma, quando si mangia, e cosa è previsto”. Per alcuni poi “c’è troppo silenzio”. Päivi ha fatto costruire cinque baite nel bosco, in cui è possibile dormire. Hanno tutte una parete di vetro: “Mi piacerebbe che lì le persone si limitassero ad abbandonarsi, a guardare il bosco senza fare programmi”. Allora probabilmente ben presto avvisterebbero la prima renna. In autunno gli animali hanno ancora le imponenti corna, che i maschi perdono poco prima dell’inverno e le femmine in primavera.

Crisi climatica

Gli animali pascolano liberi nel bosco. “Ma qui sono tutti di qualcuno”, spiega Riikka Kenttälä, che alleva renne vicino Levi. Ogni allevatore marchia i propri capi sull’orecchio e passa i diritti di proprietà agli eredi: anche i figli piccoli di Riikka possono già considerarsi proprietari di renne. Se uno chiedesse quanti capi hanno, non otterrebbe risposta: “È come chiedere quanti soldi hai in banca”.

Molti ristoranti servono carne di renna sotto forma di ragù, arrosto o nella zuppa. I prezzi sono alti, racconta l’allevatrice, perché non arriva più la carne russa. Ma Riikka ha vissuto altri periodi di crisi e in alternativa offre ai turisti un piccolo caffè, una sauna finlandese tradizionale direttamente sul fiume e, durante l’inverno, escursioni su slitte trainate da renne.

Il paesaggio dai colori autunnali s’imbiancherà, ma la crisi climatica è arrivata anche qui: le temperature non sono più stabili e capita che invece di nevicare piova. A terra la pioggia si ghiaccia, racconta Riikka, e per le renne trovare da mangiare sotto lo strato di ghiaccio è più difficile: nella neve possono scavare con gli zoccoli, nel ghiaccio no. Torniamo a chiederci se un po’ di fretta non sia comunque necessaria, almeno rispetto ad alcune questioni piuttosto urgenti. Il tempo incalza sempre, anche in Lapponia. ◆sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1485 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati