I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

I capitoli che mi sono piaciuti di più dell’ultimo libro di Giuliano da Empoli sono il primo e l’ultimo. Nel primo paragona l’arrivo dei conquistatori spagnoli nell’impero azteco e le scelte di Montezuma II alla comparsa sulla scena politica contemporanea dei dirigenti delle grandi aziende tecnologiche. I titani della tecnologia, come li chiama l’autore. Nell’ultimo capitolo, con un esempio molto pratico e molto frustrante, dimostra l’impotenza dei politici di fronte ai titani. In mezzo ci sono tanti capitoli che sembrano più un elenco di quanti sono stati gli eventi, le riunioni e i retroscena a cui lo stesso Da Empoli ha assistito che le rivelazioni di qualcosa di nuovo sulla conquista del potere politico compiuta dai titani tecnologici. Da Empoli ha indubbiamente partecipato a molti eventi importanti e ha molti aneddoti interessanti da raccontare, cose che per molti lettori possono essere d’ispirazione, ma non era questo ciò che il libro prometteva. Per sostenere la sua tesi – quella dell’impotenza della politica di fronte al potere delle big tech – il libro, per me, manca di sostanza, con l’eccezione appunto del primo e dell’ultimo capitolo. Un peccato, perché L’ora dei predatori prometteva bene. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati