Vittorio Piovani è un barbiere di Traversetolo, in provincia di Parma. Ogni domenica indossa un vestito elegante, lucida le scarpe, si arriccia i lunghi baffi e va a ballare in una cittadina vicina, come fa anche chi va in discoteca nel fine settimana.

La differenza è che Piovani ha 75 anni, tre nipoti e fa parte di un ambiente in cui sente un radicato senso di comunità e appartenenza. Piovani è un fanatico del liscio, un genere musicale italiano che si suona e balla in locali chiamati balere, e i cui appassionati hanno più di cinquant’anni, spesso più di 65. Il mondo del liscio rappresenta una raffinata controcultura rispetto a quella delle discoteche sparse in tutta Europa. La musica è esuberante, c’è molta fisarmonica e l’estetica è inconfondibile: i musicisti indossano abiti di raso e pantaloni a zampa d’elefante, fatti con tessuti scintillanti e lustrini.

Gli avventori si presentano alle serate vestiti come per un matrimonio. “Il liscio ha tutto: un po’ di valzer, un po’ di polka, un po’ di tango e un po’ di ballo lento”, mi spiega Piovani all’interno della balera Redas. Alcuni decenni fa il liscio dominava l’Italia centrale e soprattutto l’Emilia-Romagna, ma da allora vive un lento declino e oggi qualcuno teme che il covid-19 possa aver piantato l’ultimo chiodo sulla sua bara. Per più di due anni le balere sono state costrette a chiudere a intermittenza, prima di poter riaprire definitivamente la scorsa primavera, quando il governo ha cancellato le leggi sullo stato d’emergenza. Alcune strutture, però, non hanno mai ripreso l’attività, mentre altre hanno scelto di cambiare genere musicale.

Orchestre sempre più piccole

Una domenica pomeriggio ho deciso di visitare il Redas. Prima ancora che si aprissero i cancelli c’erano 150 persone in fila. “Siamo qui, quasi tutti anziani”, mi dice Ornella, pensionata sulla settantina. È un’appassionata di liscio fin da quando era giovane. All’epoca il partito comunista locale organizzava feste che comprendevano esibizioni di ballo. Claudia, 69 anni, viene al Redas due volte alla settimana: il giovedì sera e la domenica, perché “il ballo fa bene alla salute e cura la malinconia”. Molti dei frequentatori del Redas hanno un rapporto speciale con l’orchestra Lucchi-Venturi, che si esibisce la sera della mia visita. “Ci sono anche altre orchestre, ma questa per noi è speciale. È come se non ci fosse alcuna distanza tra i musicisti e il pubblico”, mi spiega Letizia, che segue l’orchestra in tutta Italia con il marito Massimo. Quando il gruppo ha festeggiato il suo venticinquesimo anniversario, Letizia e Massimo hanno partecipato a tre serate di ballo consecutive in un albergo sul lago di Como.

L’orchestra prende il nome dalla fisarmonicista Barbara Lucchi, una celebrità. Negli anni ottanta Lucchi era una presenza fissa in tv, mentre oggi, insieme al marito Massimo Venturi, anche lui fisarmonicista, guida un’orchestra di otto elementi, al momento ridotti a quattro. Negli anni novanta facevano trecento concerti ogni anno, ma già pochi mesi prima della pandemia erano 130. “È stato un disastro, sia durante sia dopo la pandemia”, mi spiega Lucchi. “Gli artisti del liscio sono stati tra i più colpiti”.

“È una musica che sta diventando più ripetitiva, ha perso qualità”, si rammarica Moreno Conficconi, clarinettista, cantante e arrangiatore

Classe operaia

Tutti i generi musicali hanno sofferto le conseguenze dei lockdown e delle restrizioni, ma il liscio di più perché i suoi appassionati sono persone più vulnerabili al virus, che quindi hanno esitato prima di tornare alla vita normale. “Abbiamo perso molto pubblico. Molti appassionati sono morti”, mi spiega Lucchi. “Anche oggi non tutti se la sentono di tornare e chi lo fa balla meno di prima”. Tra l’altro il liscio si balla in coppia, quindi è incompatibile con il distanziamento sociale. Questo tipo di ballo, spesso sminuito dalla cultura tradizionale italiana perché considerato provinciale, povero e troppo effeminato, ha una dimensione molto locale e legata alla classe operaia. Deriva dai balli organizzati nelle feste di paese all’inizio del novecento, quando Carlo Brighi, violinista che aveva suonato con Arturo Toscanini, adattò i balli centroeuropei come il valzer, la polka e la mazurka al gusto italiano.

Tuttavia, il liscio che conosciamo oggi è nato dopo la seconda guerra mondiale, quando il violinista e compositore Secondo Casadei aggiunse alcuni elementi moderni come il sassofono, la batteria e le voci, diventando una star a livello nazionale. Il suo grande successo Romagna mia, pubblicato negli anni cinquanta, è ancora un classico della musica italiana.

Il liscio è l’unico ballo nato in Italia sopravvissuto ai balli statunitensi come lo swing e il boogie woogie, spiega la critica musicale Giulia Cavaliere. Il suo successo, afferma, va ricercato nel lato romantico: “È un ballo erotico. Le balere erano luoghi in cui le donne si vestivano bene per attrarre un compagno, e dove il ballo era il precursore di un bacio”. Ma nel liscio esiste anche un elemento di riscatto di classe. “Per tutta la settimana eri un agricoltore o un operaio, ma il sabato e la domenica ti vestivi bene e per due giorni interpretavi un ruolo sociale diverso”.

Il liscio è esploso nuovamente negli anni sessanta e settanta con orchestre come Vera Romagna, Vittorio Borghesi, Castellina e Pasi, impegnate in lunghi tour. La stella di quell’epoca è stato Raoul Casadei, nipote di Secondo, morto nel 2021 a 83 anni. Ricordato come “il re del liscio”, Raoul Casadei è stato un’icona degli anni settanta, con concerti trasmessi in tv. Casadei è un nome così caratteristico che altre orchestre lo hanno usato per far credere al pubblico di essere collegate a Raoul. Ma a partire dagli anni novanta il genere ha perso la sua popolarità: era troppo caratteristico per rinnovarsi senza perdere appassionati, e i più giovani lo consideravano fuori moda. “Nell’epoca d’oro le balere erano sempre piene e davano lavoro a tante orchestre. Ora il tutto esaurito lo fanno solo i grandi nomi”, spiega Venturi. “Il nostro era un lavoro ben pagato, anche in una piccola orchestra. Ora non è così”. La crisi economica ha spinto a ridurre i costi, fino a usare le basi per i karaoke. Altri gruppi hanno scelto di passare a generi più redditizi come i balli latinoamericani.

“È una musica che sta diventando ripetitiva, ha perso qualità”, si rammarica Moreno Conficconi, clarinettista, cantante e arrangiatore, che ha fondato insieme al cantante Mauro Ferrara e al jazzista Mirco Mariani un gruppo musicale chiamato Extraliscio, per modernizzare il genere contaminandolo con il punk e l’elettronica.

Per i fan del liscio Conficconi è una leggenda: ha cominciato a suonare nel 1972 ed è stato a capo dell’orchestra di Raoul Casadei, che lo aveva soprannominato “il biondo”. Gli altri fondatori di Extraliscio, invece, vengono da contesti diversi, in cui c’erano molti dubbi sull’iniziativa visto il basso livello culturale attribuito al liscio. Mariani racconta che quando altri musicisti jazz hanno scoperto che stava partecipando a un progetto di liscio “erano così sorpresi che hanno pensato avessi una storia con una ragazza dell’ambiente”.

Oggi gli Extraliscio si sono conquistati un certo rispetto. Il gruppo è stato invitato al festival di Sanremo. Ma Cavaliere dubita che la rivalutazione possa estendersi a tutto il genere, anche perché il declino sembra avere radici profonde. “Il liscio si è evoluto intorno alle piccole comunità che si riunivano nelle piazze e nelle balere, ma oggi i giovani non hanno più lo stesso legame con le piccole comunità. Vogliono andare via”.

Secondo Conficconi, il covid-19 è stato una sorta di ghigliottina per centinaia di orchestre. Quando le balere sono state finalmente riaperte, la partecipazione del pubblico è stata inferiore alle aspettative. Venturi è convinto che il liscio morirà: “In una balera non trovi più nemmeno un ragazzo. Il mondo sta cambiando”. Ma per Conficconi c’è ancora speranza: “È una musica che spinge la gente a unirsi. Molti hanno trovato l’amore ballando il liscio. Non è qualcosa che può scomparire così”. Nella serata al Redas, a un tratto Lucchi ha fatto un annuncio: “È il momento della sfida della polka!”. La folla è andata in visibilio. Tutti hanno ballato, parlato e bevuto per ore, determinati a passare una serata emozionante. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1467 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati