L’economista Gabriel Zucman, 12 giugno 2024. (Joel Saget, Afp)

Secondo la rivista Forbes nel 2024 le persone con un patrimonio superiore al miliardo di dollari erano in tutto il mondo 2.769. La loro ricchezza in totale è di 15mila miliardi di dollari. Un numero talmente grande da sfuggire a qualsiasi comprensione.

Poco prima della mezzanotte del 20 febbraio, l’assemblea nazionale francese ha approvato una legge proposta dai partiti di sinistra, all’opposizione, e dal valore “altamente simbolico”, scrive Le Monde.

È la Taxe Zucman, dal nome dall’economista che l’ha ispirata, Gabriel Zucman. Prevede l’introduzione di una tassa del 2 per cento sui patrimoni personali che superano i cento milioni di euro.

In Francia riguarderebbe quattromila contribuenti, lo 0,01 per cento più ricco del paese. Ma anche se il numero di persone interessate è piccolo e l’aliquota è modesta (i capitali più grandi negli ultimi quarant’anni hanno reso molto di più: il 7 per cento annuo al netto dell’inflazione), lo stato potrebbe incassare tra i 15 e i 25 miliardi di euro all’anno.

Un rapporto dell’Istituto per le politiche pubbliche rivela che in Francia più si è ricchi meno tasse si pagano: le 75 famiglie francesi più ricche pagano solo lo 0,3 per cento di imposte sui redditi.

L’aliquota è così bassa perché, come spiega Mathias Thépot su Mediapart, “i più ricchi preferiscono creare delle holding in cui far confluire i profitti generati dalle loro aziende. Finché rimangono in una holding, queste somme non sono tassate, se non in minima parte. E ai miliardari non resta che sfruttare le scappatoie fiscali per ridurre l’aliquota quando vogliono sbloccare i soldi”.

Per ammissione degli stessi parlamentari che l’hanno promossa, la legge approvata dall’assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento francese, non è una rivoluzione e da molti è considerata il minimo indispensabile.

Tra l’altro sicuramente non passerà in senato, dove la maggioranza di governo è più ampia. Ma almeno sarà servita a riaprire nel paese un dibattito importante. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati