“L’uomo moderno è nervosetto”, cantavano qualche anno fa Elio e le Storie Tese, dando voce a un sentimento diffuso. In questo libro Éric Sadin, che da tempo critica la rivoluzione digitale, documentando come la diffusione delle nuove tecnologie sia legata ai cambiamenti nella società e nella distribuzione della ricchezza (La silicolonizzazione del mondo, Einaudi; Critica della ragione artificiale, Luiss University Press), prova a spiegare perché. Ricostruisce il modo in cui tecnologie ed evoluzioni sociali hanno cambiato la nostra mente, costituendo – negli ultimi cinquant’anni, ma con molta più intensità a partire dal duemila – un nuovo ethos. Alla frustrazione del non essere più padroni della propria vita a causa della mancanza di riconoscimento, di soldi, di legami, si unisce la possibilità di esprimere ogni pensiero, ogni desiderio e ogni sentimento, generando rivendicazioni che però non riescono a incanalarsi in una piattaforma politica: restano allo stadio di pretese nevrotiche individuali, capaci tuttavia di emergere violentemente. Il risultato è un circolo vizioso il cui effetto complessivo è distruggere ogni dimensione collettiva, rendere il mondo ingovernabile e dunque potenzialmente sottomesso alle tirannie. Non sorprendente ma informato, apocalittico più che propositivo, Sadin ha il merito di collegare fenomeni disparati in una storia complessa e coerente. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati