La storia di Joyce Lussu, nata nel 1912 come Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, non è facile da riassumere perché di esistenze sembra contenerne molte: bambina di una famiglia anglo-marchigiana di liberi pensatori, studente di lingue e letterature in grandi università europee (Heidelberg, Parigi, Lisbona), italiana in Africa e poi partigiana durante la resistenza, poeta, diarista, organizzatrice culturale, sociologa della Sardegna rurale, attivista della decolonizzazione, femminista e traduttrice, oltre che amica, compagna, madre, nonna. In questo libro Silvia Ballestra, che l’ha conosciuta, frequentata e intervistata, la racconta con reverente entusiasmo e precisione ammirata. La scrittrice intreccia il filo degli avvenimenti straordinari di cui tratta (l’amore con Emilio Lussu, le fughe rocambolesche, la falsificazione di passaporti in laboratori clandestini, le conversazioni senza complessi con Benedetto Croce o Nazım Hikmet) con quello della propria indagine, fatta di studi, ipotesi e giudizi. Ne emerge una biografia appassionante in cui, sullo sfondo della storia del novecento, si staglia una donna generosa e padrona di sé, che spesso è capace di cambiare ciò che non va, talvolta di accettare, con dolore, quello che non può cambiare e che, con lo scorrere delle pagine, va trasformandosi dalla ragazza combattiva dell’inizio alla figura mitologica del titolo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati