Iricercatori impegnati sul vaccino per il covid-19 stanno sperimentando nuovi metodi nel tentativo di reclutare le decine di migliaia di volontari necessari a concludere i test sugli esseri umani. Dal momento che diversi progetti sono arrivati a questa fase, ci sono molte difficoltà ed è scattata una forte competizione tra le aziende. Si fanno scelte insolite, come reclutare i volontari nelle farmacie, affidarsi alle chiese e perfino chiedere ai propri dipendenti e familiari di contattare i conoscenti. Si usano anche degli algoritmi per circoscrivere il reclutamento in zone dove il virus è molto diffuso.
Trovare i pazienti sarà fondamentale per effettuare i test e valutare se questi vaccini, ancora in fase sperimentale, sono sicuri. Bisogna includere un numero sufficiente di pazienti, negli Stati Uniti e all’estero, particolarmente esposti al virus. “Altrimenti non si può fare alcuna valutazione sull’efficacia del vaccino”, ha dichiarato Francis Collins, direttore dei National institutes of health (Nih) statunitensi.
Di solito le case farmaceutiche reclutano persone per testare potenziali prodotti attraverso le inserzioni pubblicitarie, sui social network o quando i pazienti vanno dal medico. Possono volerci anni per concludere dei test e di solito ci vuole più di un decennio per sviluppare un vaccino. Tuttavia con il covid-19 il lusso del tempo è sparito. “È davvero un progetto enorme, più grande di qualsiasi altra cosa abbia fatto in passato”, dice Mark Mulligan, direttore del centro per i vaccini alla Langone health dell’università di New York, che parteciperà ai test finali in cui sta coinvolgendo anche altre cliniche. Diversi test nella fase finale, o fase 3, dovrebbero cominciare nelle prossime settimane, secondo quella che ricercatori e manager del settore hanno definito una sequenza temporale di straordinaria rapidità nella progettazione dei vaccini e nella verifica della sicurezza, del dosaggio e dei segnali di efficacia emersi nelle fasi precedenti.
Il governo statunitense prevede di finanziare tre test su trentamila persone, ognuno a partire da quest’estate: si comincerà a luglio con il vaccino della Moderna, seguito ad agosto da quello sviluppato dall’università di Oxford in collaborazione con l’AstraZeneca. A settembre sarà la volta di un vaccino sviluppato dalla Johnson & Johnson. Anche la Pfizer e la sua partner BioNtech prevedono di avviare a luglio una sperimentazione del loro vaccino su trentamila persone.
L’estensione di questi test è tale che le aziende competono per reclutare pazienti. “Uno stesso volontario non può essere incluso in due studi diversi”, spiega Joseph Kim, amministratore delegato della Inovio Pharmaceutical, che alla fine di giugno ha annunciato dei risultati positivi in uno studio su scala ridotta e si sta preparando per una sperimentazione più ampia. La Pra Health Sciences, un’azienda che partecipa al reclutamento di pazienti per i test, si sta muovendo in aree dove il covid-19 è diffuso, passando al setaccio posti come gli ambulatori pubblici, i laboratori di analisi e le farmacie.
Anziani e minoranze
Il Children’s hospital medical center di Cincinnati, che si sta preparando a testare il vaccino dell’università di Oxford, sta contattando persone che hanno partecipato ad altre sperimentazioni, ha inviato email ai suoi 16mila dipendenti chiedendogli di contattare amici e familiari e sta esaminando settemila persone che hanno chiamato l’ospedale dopo che la struttura è stata identificata come luogo per la prima fase di sperimentazione del vaccino della Pfizer.
Questi sforzi sono complicati ulteriormente dalla necessità di assicurare che il gruppo di volontari includa un numero sufficiente di anziani, di persone appartenenti alle minoranze etniche e altri soggetti maggiormente esposti al rischio di contagio. Per i ricercatori un’adeguata rappresentanza di gruppi ad alto rischio è importante. Sono state contattate anche comunità e chiese. L’ospedale vuole inviare studi medici mobili tra i pensionati.
Preoccupano anche i tempi stretti. Le sperimentazioni non possono ritenersi concluse finché un numero sufficiente di volontari non è stato esposto al virus nella vita quotidiana. La Sanofi, che comincerà a testare il suo primo vaccino sugli esseri umani a settembre, sta usando gli algoritmi e l’intelligenza artificiale per prevedere in tutto il mondo focolai dove reclutare pazienti. “Temo che se non saranno scelti i posti giusti e non si faranno le previsioni corrette, potremmo non avere degli studi riusciti”, ha affermato Sanjay Gurunathan, che supervisiona i test sul vaccino per l’azienda farmaceutica francese. Gli operatori del settore spiegano che tra le aree prese in considerazione negli Stati Uniti e nel resto del mondo ci sono posti in cui le persone di solito non seguono le misure di prevenzione come il distanziamento sociale o l’obbligo di indossare la mascherina. La Pfizer sperimenterà in stati dove si registra un aumento dei contagi, come la Florida, l’Arizona e il Texas. I National institutes of health, ha dichiarato Collins, stanno adattando al covid-19 le reti sviluppate per l’hiv e la tubercolosi. Il governo, prosegue Collins, ha anche creato un software che analizza le disponibilità della rete man mano che il virus si diffonde.
Mark Lacy, amministratore delegato della Benchmark Research, un’azienda che contribuisce a gestire uno studio sul vaccino della Moderna, ha affermato che la sua azienda sta reclutando volontari rivolgendosi anche alle scuole, agli impianti di confezionamento delle carni e ad altri posti in cui il nuovo coronavirus potrebbe diffondersi facilmente. Per facilitare la partecipazione delle persone al test, ha aggiunto Lacy, la Benchmark creerà dei laboratori per i test direttamente sul posto. “Stiamo entrando in un territorio inesplorato”, ha concluso il dirigente.
Dopo l’inizio degli studi, gli operatori sanitari e i volontari che si sottopongono ai test dovranno essere molto cauti. Tutti dovranno indossare dispositivi di protezione, come le mascherine, nei luoghi in cui avverrà la sperimentazione. L’università di New York parlerà con le persone coinvolte attraverso sms o al telefono e potrebbe richiedergli di farsi da soli i tamponi a casa e inviarli ai ricercatori attraverso un corriere per limitare l’esposizione al virus. “È un’operazione complessa perché non puoi chiedere a persone malate di prendere la metropolitana”, ha affermato Mulligan, direttore del centro per i vaccini alla Langone health dell’università di New York. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1367 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati