Thórarinn Leifsson ama scrivere, viaggiare, sognare. Nato in Islanda, ha vagabondato tra le geografie, girando per esempio tutto il Marocco, e assorbendo da ogni posto non solo lo spirito, ma anche le tecniche artistiche. E se guardiamo bene le sue illustrazioni, che sono parte integrante di tutti i suoi libri, ci troviamo dentro l’eterno stupore del viaggiatore che sa cogliere gli aspetti più strani della vita. Non è un caso quindi che dalla sua penna sia uscita fuori una famiglia un po’ stramba, psichedelica, protagonista di questo suo romanzo d’esordio, pubblicato in Islanda nel 2007. La storia e la famiglia ruotano intorno alla figura di Robert Bodvar, detto Bobo, e ai suoi due figli Sida e Hakkon. Vivono in una periferia piena di problemi. All’inizio ci viene detto che “quasi tutte le famiglie hanno dei segreti” e da questa frase così tolstoiana si dipana una matassa un po’ fantasmagorica e leggermente splatter, in cui due bambini devono nascondere il fatto che il padre è un cannibale. Attraverso questo espediente l’autore vuole mostrare al suo giovane pubblico quanto sia difficile comunicare all’interno di una famiglia. Usando uno stile ironico e fantastico, Leifsson riesce ad arrivare al cuore delle cose che contano.

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati