La guerra ci circonda. Occupa spazio nella nostra testa, nei nostri polmoni. I sogni e il futuro. Attualmente ci sono più di 59 conflitti nel mondo, vicini contro vicini, fratelli contro fratelli. Guerre fatte con armi del passato e del futuro. La tv non ci risparmia le atrocità, ma come specie non riusciamo a trovare altro per la risoluzione delle tensioni. Anzi dopo un novecento sanguinoso, questo nuovo millennio non sembra cambiare direzione. E di questo, della guerra, dell’insensatezza di continuare a farla, parla il magnifico albo di Davide Calì e Serge Bloch. Un libro semplice, quasi minimale, ma pieno di poesia. Autore e illustratore vogliono mettere al centro la propaganda bellica, far vedere che chi è chiamato a combattere spesso non sa perché. Lo scenario è da prima guerra mondiale, un buco, una trincea, due soldati. Uno è il protagonista e l’altro è il nemico, che non si vede mai, ma è quello descritto nel “manuale”, pericoloso, che uccide tutti. Seguiamo il filo dei pensieri del protagonista e lentamente, con una dolce armonia di parole, ci accorgiamo che non c’è nessuna differenza tra lui e il nemico. L’uno è il riflesso dell’altro. Esseri umani intrappolati. Il disegno dà coerenza al volume. La pagina è bianca, o quasi, con piccoli lembi in cui la guerra divora tutto. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1495 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati