I l 9 dicembre le unità speciali della polizia federale belga, appostate davanti alla residenza dell’eurodeputata greca Eva Kaili, vicepresidente socialdemocratica del parlamento europeo, attendevano pazientemente che il suo compagno Francesco Giorgi uscisse dall’appartamento in rue Wiertz, nel quartiere degli espatriati di Bruxelles. A causa dell’immunità parlamentare di Kaili, infatti, gli agenti non potevano entrare nell’abitazione.

Assistente parlamentare e dirigente dell’ong Fight impunity, Giorgi è tra i principali sospettati di una vasta operazione anticorruzione preparata minuziosamente fin dalla metà di luglio. Data la sua importanza, l’inchiesta era assolutamente riservata e i primi verbali non erano stati inseriti nella banca dati nazionale della polizia in modo da scongiurare qualsiasi fuga di notizie.

“Sono cose che di solito si vedono nelle operazioni contro il narcotraffico”

Per gli inquirenti dell’Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione (Ocrc) che guidano l’inchiesta era fondamentale interrogare Giorgi e sequestrare il suo telefono. Appena l’uomo è uscito dal garage gli agenti lo hanno immediatamente intercettato. Il suo interrogatorio ha dato il via a sedici perquisizioni negli ambienti delle istituzioni europee a Bruxelles e nei comuni vicini. Gli agenti hanno perquisito gli alloggi di assistenti parlamentari e funzionari e messo i sigilli ai loro uffici.

Particolarmente importante è stata la perquisizione nella residenza belga di Pier Antonio Panzeri, ex eurodeputato e presidente di Fight impunity. Nella sua abitazione gli inquirenti hanno trovato circa 600mila euro in contanti. I magistrati ritengono che Panzeri sia a capo di una vera e propria organizzazione criminale finanziata da uno stato estero (il Qatar) per influenzare attraverso regali e versamenti in denaro le decisioni politiche ed economiche del parlamento europeo. Lo scandalo, scoppiato mentre in Qatar sono in corso i mondiali di calcio maschile, ha suscitato stupore in tutto il continente.

Panzeri, 67 anni, fa parte del partito di sinistra italiano Articolo uno, nato nel 2017 da una scissione all’interno del Partito democratico. Tra il gennaio 2017 e il luglio 2019 è stato presidente della commissione per i diritti umani del parlamento europeo, e in passato ha guidato la delegazione per i rapporti con i paesi del Maghreb. Nel 2017, dopo un’inchiesta dell’Ufficio europeo per la lotta contro le frodi (Olaf ), il tribunale dell’Unione europea aveva respinto il ricorso di Panzeri contro il parlamento, che gli aveva ordinato di rimborsare 83.764 euro percepiti indebitamente.

Oltre a Panzeri e Giorgi, altri due uomini sono stati fermati: si tratta di Luca Visentini, appena eletto alla guida della Confederazione sindacale internazionale, e di un quarto sospettato (in seguito identificato come Niccolò Figà-Talamanca, segretario dell’ong No peace without justice).

Nel giro di poche ore l’operazione ha portato al sequestro di grandi quantità di denaro contante e diversi terabyte di dati informatici. Gli agenti hanno perquisito anche le abitazioni di alcuni assistenti parlamentari (tutti legati al gruppo socialdemocratico), funzionari europei e lobbisti, e le sedi di alcune associazioni, tra cui Fight impunity, portando via cellulari e computer. Gli uffici degli assistenti coinvolti sono stati messi sotto sigillo in attesa di sequestro.

Valigie piene di soldi

Poi è arrivato il colpo di scena. Forse dopo aver letto dell’arresto di Giorgi, un uomo è uscito dall’hotel Sofitel, nel quartiere europeo di Bruxelles: era il padre di Eva Kaili, che da qualche giorno si trovava in città insieme alla moglie. Il suocero di Giorgi trasportava una valigia. In apparenza era solo un semplice trolley, ma era pieno di banconote da cinquanta euro. L’uomo è stato subito fermato dalla polizia. I telecronisti del mondiale in Qatar l’avrebbero definita una “mossa della disperazione”. Nel linguaggio giudiziario, invece, si parla di flagranza di reato. A quel punto i magistrati hanno considerato decaduta l’immunità parlamentare di Kaili, e hanno ordinato di perquisire la sua abitazione.

Lì gli agenti hanno trovato una sorpresa: diversi sacchi pieni di banconote, ammassati in borse e valigie di lusso. “Sono cose che di solito si vedono nelle operazioni contro il narcotraffico”, racconta una fonte vicina alle indagini. Il denaro era diviso in tagli da 20 e 50 euro. Si parla di circa 600mila euro nella valigia del padre di Kaili e almeno 150mila euro nell’appartamento. In casa di Kaili c’erano anche regali con la firma del paese accusato di corruzione: medaglie e altri oggetti di valore offerti dal Qatar. “Venerdì sera piangevamo dalla gioia”, racconta un’altra fonte vicina all’inchiesta. “Ma osservando la situazione dall’esterno, appare di una gravità inaudita. Fa quasi venire la nausea”.

Durante il fine settimana, mentre i mezzi d’informazione si concentravano su questo scandalo senza precedenti, le autorità giudiziarie hanno preparato un’ultima operazione, estremamente delicata: la perquisizione del domicilio dell’eurodeputato belga Marc Tarabella. In base alla costituzione belga, la perquisizione ha richiesto la presenza della presidente del parlamento, Roberta Metsola, che è stata richiamata d’urgenza da Malta. La presidente è arrivata a Bruxelles quando il tempo ormai stringeva: le perquisizioni, infatti, sono autorizzate solo fino alle 21. Ma gli agenti sono comunque riusciti a sequestrare il telefono e il materiale informatico dell’eurodeputato socialista.

Tarabella aveva reagito con sdegno quando il Qatar era stato scelto per ospitare la Coppa del mondo del 2022, ma negli ultimi mesi aveva ammorbidito parecchio la sua posizione ed era intervenuto più volte in favore del paese del Golfo. Era stato diverse volte in visita ufficiale a Doha e alla vigilia dell’evento aveva denunciato quello che definiva un “accanimento contro il Qatar”. Tarabella ha dichiarato che non ha “niente da nascondere” e che intende collaborare con l’inchiesta.

L’11 dicembre è arrivata la notizia della scarcerazione di Visentini, ma soprattutto la conferma dell’accusa formale per corruzione, riciclaggio e attività criminale nei confronti di Kaili, Giorgi, Panzeri e Figà-Talamanca. I quattro sono stati incarcerati. È il risultato di 72 ore di attività giudiziaria che hanno scosso le basi della democrazia europea. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati