Parla in modo sorprendentemente schietto, per dare al cliente tutte le informazioni di cui ha bisogno. “Lavoriamo con una fabbrica turca. Sarò io a fornirvi il contatto della persona a cui rivolgervi, passa tutto da loro”, spiega. Poi aggiunge: “Noi vendiamo la merce in Turchia, voi comprerete compensato di betulla turco”. L’uomo che dà le informazioni è un dipendente della più grande azienda di legname russa, la Segezha. Al telefono ha appena spiegato come fa a eludere le sanzioni e a far arrivare il compensato di betulla russo nell’Unione europea. La telefonata è contenuta in un’inchiesta sotto copertura dell’ong Earthsight, che insieme alla Süddeutsche Zeitung ha ricostruito i percorsi con cui il compensato di betulla russo arriva in Europa. Un attivista dell’ong si è spacciato per un cliente che vuole importare il legname in Europa, cosa in teoria impossibile a causa delle sanzioni imposte a Mosca. Alla fine è riuscito a parlare con il dipendente della Segezha. “Realizziamo etichette e imballaggi anonimi. Poi tutto passa alla fabbrica turca, dove la merce trova gli sblocchi necessari e voi potete importare in Europa il compensato di betulla turco”. Oltre che dalla Turchia, le forniture si possono fare arrivare anche dalla Cina, ma i tempi si allungherebbero.

A marzo del 2022, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea aveva deciso che le importazioni di legname dalla Russia violavano l’European union timber regulation, che stabilisce le regole per il commercio di legname negli stati dell’Unione. Nel luglio successivo Bruxelles aveva introdotto le sanzioni contro Mosca. Ma l’inchiesta ha rivelato che grandi quantità di compensato di betulla russo continuano ad arrivare in Europa attraverso paesi terzi come la Turchia, la Cina, il Kazakistan e la Georgia. È un affare vantaggioso: secondo i dati dell’inchiesta, dall’introduzione delle sanzioni il compensato di betulla russo è stato esportato illegalmente in Europa per un valore stimato di 1,5 miliardi di euro, l’equivalente di venti carichi di camion al giorno. In Germania è arrivato l’equivalente di 887 carichi, per un valore di 92,5 milioni di euro. “Non è poco”, afferma l’esperto di sanzioni Benjamin Hilgenstock, del consiglio tedesco per le relazioni internazionali e ricercatore alla School of economics di Kiev, in Ucraina. “Ogni miliardo incassato con le esportazioni contribuisce alla stabilità economica russa”.

Un tempo il compensato di betulla si usava solo nell’edilizia. Oggi invece è considerato un prodotto ideale per le cucine e l’arredamento, fatto che ha provocato una crescita improvvisa della domanda negli Stati Uniti e nell’Unione europea. L’80 per cento della produzione mondiale di compensato di betulla è realizzato in Russia, Bielorussia e Ucraina. Per l’economia russa questo legname è di gran lunga il più importante per l’esportazione. Dal luglio 2022 le importazioni dell’Unione europea dalla Russia sono ufficialmente cessate, mentre sono in forte aumento quelle dalla Turchia, dalla Cina e dal Kazakistan. In questi paesi le esportazioni sono aumentate di sei volte, arrivando a circa trentamila tonnellate. Il fatto è che il Kazakistan prima non esportava questo legname in Europa. “Dove si trovano in Kazakistan le grandi foreste di betulle? Chiunque abbia un minimo di conoscenze di silvicoltura sa che in quel paese le betulle sono poche”, dice Thomas Waitz, eurodeputato austriaco dei Verdi. “E anche in Turchia sono una rarità”.

Documenti interni

Oltre alla Segezha, controllata dal miliardario russo Vladimir Yevušenkov, tra le aziende che commerciano legname c’è anche la Sveza. È il maggior produttore mondiale di compensato di betulla ed è di proprietà di Alexej Mordašov, che secondo Forbes nel 2021 era l’uomo più ricco di Russia con un patrimonio di 29 miliardi di dollari. Alcuni documenti interni dell’azienda di Mordašov, che Earthsight e la Süddeutsche Zeitung hanno potuto consultare, chiariscono l’entità delle esportazioni di legname illegale. In una relazione di inizio 2023 si legge che entro la fine del 2022 sono stati consegnati complessivamente 2.200 metri cubi di legname russo fatto passare per merce cinese a undici clienti diversi nell’Unione europea. Altri 1.600 metri cubi sono arrivati in Europa passando per la Turchia. In questo modo nel 2022 sono arrivate in Europa quantità di compensato di betulla della Sveza per un valore di 38 milioni di euro. In base alla relazione, per il 2023 si prevedevano 53mila metri cubi, che nel 2025 dovrebbero salire a 85mila.

Non si sa se i clienti europei sanno che il legname proviene dalla Russia e che il Kazakistan, la Georgia, la Cina e la Turchia servono ad aggirare le sanzioni. “Probabilmente le aziende europee fanno quello che gli chiede la legge, cioè documentano la provenienza del legname”, dice Hilgenstock. Quindi dovrebbero essere al riparo da eventuali azioni penali nell’Unione. “Ma se da importatore di legname non ho mai ricevuto compensato di betulla dal Kazakistan, e come me nessun altro, allora forse dovrei controllare meglio”.

Waitz sostiene che la situazione potrebbe cambiare a dicembre, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento Eudr contro la deforestazione (European deforestation-free products regulation), in base al quale “i compratori devono documentare nel dettaglio la provenienza del legno”. Secondo Waitz, occorre che “i documenti di esportazione contengano i dati gps esatti dell’area dove il legno è stato tagliato”. In origine il regolamento doveva entrare in vigore già a dicembre del 2024, ma è stato posticipato di un anno, anche perché le aziende hanno bisogno di più tempo per ubbidire agli obblighi di documentazione. Per Hilgenstock sarebbe più sensato se l’Unione europea facesse qualcosa contro gli intermediari: “Sarebbe importante, anche come segnale, sanzionare queste reti di elusione”.

Le misure attuali non sembrano influenzare il commercio di legname illegale. A maggio del 2024 l’Unione europea ha imposto dazi del 15,8 per cento sul compensato di betulla proveniente dalla Turchia e dal Kazakistan, ma a luglio le importazioni dal Kazakistan hanno raggiunto comunque il massimo storico. Il dipendente della Segezha ha una sua teoria: “Sembra più che altro una legalizzazione. Hanno applicato un dazio del 15 per cento e ci lasciano fare”. ◆ ct

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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati