Una fotografia che sembra un gesto di sfida. Asma al Assad è proprio al centro, avvolta in un parka. Il cappuccio le copre le orecchie. Alla sua sinistra il marito Bashar, che non buca certo lo schermo. Ai lati della coppia ci sono dei soldati dall’aria non troppo sveglia. In seconda fila si vedono i figli: Hafez, Zein e Karim. Il messaggio è cristallino: “Siamo qui e siamo determinati a restarci”. Più la pressione è forte, più bisogna mostrarsi forti.

Il 17 giugno 2020, un giorno prima che quello scatto fosse diffuso, la moglie del presidente siriano è stata messa pubblicamente alla gogna e inserita in cima alla lista delle persone colpite dal Caesar act, il pacchetto di sanzioni economiche decise dagli Stati Uniti contro il governo siriano. Agli occhi dell’amministrazione Trump, Asma non è semplicemente la moglie di un dittatore. Partecipa “personalmente agli orrori che la Siria sta attraversando” ed è addirittura considerata “una delle persone che speculano di più sulla guerra”.

Un’evoluzione sorprendente per una donna che è rimasta nell’ombra per vent’anni, nel tentativo di ritagliarsi una posizione all’interno del clan Assad. Il regime l’ha presentata di volta in volta come l’europea, la donna alla moda, o ancora la moglie fedele; per Washington sarebbe ormai un avvoltoio pronto a spolpare quello che resta del suo paese, stremato dopo nove anni di guerra. È la verità? È difficile avere certezze quando si parla del regime siriano. Basta pronunciare il nome di Asma per ricevere una serie di porte in faccia. “Non possiamo dire niente”, risponde subito su WhatsApp una fonte che l’ha conosciuta in un’altra vita, di cui forse si pente.

Anche se è in ginocchio, devastato dalla guerra e da una crisi economica senza precedenti, il regime siriano continua a incutere terrore, anche fuori dai suoi confini. “Curiosamente è più facile parlare di Bashar che di sua moglie”, confida una giornalista di origine siriana. Dopo l’intervista al Times di Londra del febbraio 2012, in cui affermò di voler rimanere al fianco del marito, Asma non si è più fatta vedere sui mezzi d’informazione. Eppure oggi il suo nome è al centro di un intrigo da telenovela degno di Dynasty: l’affare Rami Makhlouf. Il cugino miliardario del presidente siriano, che un tempo aveva in mano i cordoni della borsa del clan, recentemente è stato messo in disparte. Alcuni sospettano che dietro questo disconoscimento pubblico ci sia lo zampino della first lady. “Niente lascia credere che Asma possieda cose intestate a suo nome. Tuttavia da varie fonti risulta che ha un peso crescente nella famiglia, che cerca di proteggere i figli e, attraverso di loro, di rafforzare il suo ruolo”, spiega Jihad Yazigi, direttore del sito di giornalismo economico The Syria Report.

Makhlouf, costretto a cedere varie aziende e a pagare pesanti multe, si è rivolto addirittura a Bashar al Assad in alcuni video su Facebook. Tra le righe, l’obiettivo del miliardario è chiaro: i sostenitori di Makhlouf infatti accusano Asma al Assad, cresciuta in una famiglia sunnita, di voler sottrarre agli alawiti (l’altra corrente dell’islam, di cui fa parte lo stesso Bashar) la loro parte della torta. “Asma è fermamente convinta che la famiglia Assad resterà al potere e fa di tutto per preparare suo figlio Hafez alla successione”, assicura Ghassan Ibrahim, un giornalista siriano che vive a Londra, “ha molta influenza sul marito, al punto da spingerlo ad allontanare il suo stesso cugino, perché pensa che i soldi della famiglia debbano essere gestiti solo da lei o dal figlio. Ci sono miliardi di dollari all’estero, e non vuole perderne il controllo”. Asma, che da giovane ha lavorato in banca, è decisa a prendere il controllo della situazione finanziaria usando le sue competenze di amministratrice, sostiene Ibrahim. Non è più disposta a fare la comparsa.

Daniele Saba, twitter

La first lady è tornata sulle scene nell’agosto 2019. Con i suoi capelli biondi ossigenati e corti, è apparsa alla televisione siriana per annunciare di aver sconfitto il cancro al seno che le era stato diagnosticato un anno prima. Un anno di lotta contro la malattia che il regime ha trasformato in strumento di propaganda. La moglie del presidente sarebbe potuta andare in Russia a farsi curare, ma ha scelto di restare in Siria. Il regime cerca di ridare fiducia ai propri sostenitori mostrando che, anche se strangolato dalle sanzioni occidentali, il paese è in grado di occuparsi dei malati. “Negli ultimi anni, l’immagine di Asma, lavoratrice umanitaria modesta che, nonostante la sua malattia, dedica sempre del tempo agli ex combattenti e alle famiglie povere, è stata enfatizzata dal regime”, dice Nizar Mohammad, un esperto di Siria che vive in Canada.

Asma è diventata una figura emblematica per alcuni ferventi lealisti, che non esitano a commentare le foto del suo account Instagram, dove appare sorridente anche se dimagrita, con la testa calva ricoperta da un foulard. “Sii forte, abbiamo bisogno di te”, scrive uno di loro. “Hai un cancro al cuore”, commenta un oppositore. Molti siriani che si oppongono ad Assad la disprezzano. “Nessuno ha mai pensato che avrebbe preso posizione contro il marito o lasciato il paese”, confida Zahi, un attivista di Aleppo rifugiato in Turchia. “Ha accettato il suo ruolo fino in fondo, senza battere ciglio”, aggiunge.

Amori giovanili

Secondo le cronache ufficiali Asma Akhrass, figlia di un cardiologo sunnita originario di Homs e residente a Londra, incontrò Bashar al Assad nel 1992, quando lui era uno studente di oftalmologia nel Regno Unito. Qualche anno più tardi tra i due nacque una storia d’amore, che sarebbe rimasta nascosta fino alla morte di Hafez al Assad, il padre di Bashar. La vecchia guardia al potere avrebbe spinto il giovane Bashar, diventato presidente nel 2000, a fidanzarsi con Asma per consolidare i legami tra le due comunità. “Quest’alleanza con una sunnita è stata indubbiamente traumatica per alcuni alawiti. Ha fatto crescere il timore che Bashar, il quale si presentava come un modernista e un riformatore, attuasse nel paese dei cambiamenti di cui avrebbe fatto le spese la sua comunità d’origine”, spiega Nizar Mohammad.

Molto rapidamente i due cercarono di trasformarsi in perfetta coppia moderna per entrare nel club dei potenti del mondo. Durante una visita in Francia nel 2002, Asma rifiutò di seguire il programma tradizionalmente previsto per le first lady e preferì visitare la Scuola di studi commerciali superiori (Hec) di Parigi e la Banca di Francia. “Voleva soprattutto evitare di essere percepita come una moglie da esibire. Fu una sorpresa, perché venivamo da trent’anni di Hafez al Assad, una personalità austera la cui moglie non appariva mai”, ricorda il fotografo franco-siriano Ammar Abd Rabbo, che in passato ha frequentato la coppia presidenziale.

Chi è davvero Asma al Assad? Una donna piena di buone intenzioni trasformata dal regime siriano? O un’opportunista? chiuso gli occhi di fronte agli orrori commessi dal potere quando le faceva comodo?

Era un atteggiamento molto lontano dalla visione passatista del padre di Bashar, e seduceva anche i più scettici. “Asma e Bashar non dicevano che Hafez aveva fatto ogni cosa nel migliore dei modi. Dicevano ‘ereditiamo un paese dove resta da fare tutto’, lasciando così intendere che prima non era stato fatto niente. Ed era quello che volevo sentire”, continua il fotografo.

Dottor Jekyll e mister Hyde

I giornali occidentali s’innamorarono di questa siriana nata nel Regno Unito, dal portamento altero, intelligente, bella e discreta. “Asma si incaricò anche di curare l’immagine del marito, assumendo dei consiglieri stranieri ed elaborando, con il loro aiuto, una narrazione destinata agli occidentali, che rendeva la coppia presidenziale occidentalizzata e presentabile”, spiega la scrittrice francese Isabelle Hausser, che ha vissuto in Siria tra il 2006 e il 2009. La campagna di marketing portò i suoi frutti.

Nel 2012, a guerra già cominciata, Asma al Assad fu soprannominata “rosa del deserto” in un lusinghiero ritratto pubblicato su Vogue, che in seguito fu rimosso dal sito della rivista. “Se Asma al Assad ha un aspetto così occidentale – qualsiasi sia il significato della parola – è perché, pur essendo musulmana sunnita e di origini siriane, è nata a Londra nel 1975”, ha scritto qualche settimana fa l’edizione italiana della rivista femminile Marie-Claire.

I coniugi Assad sono dei maestri a giocare a dottor Jekyll e mister Hyde: calorosi e moderni all’estero, riservati e distanti in patria, per continuare a ispirare paura. “Bashar al Assad indossa abiti costosi e parla di pluralismo laico quando è all’estero, mentre nel suo paese esalta la tradizione islamica della Siria quando si riunisce con i suoi ministri e posa con abiti informali quando fa visita a cittadini comuni”, spiega Mohammad. Se il presidente siriano è un puro prodotto del regime, sua moglie è stata un personaggio di rottura rispetto alla first lady precedente, Anissa Makhlouf. “Asma era piuttosto apprezzata dalla buona società. Una donna di Damasco un giorno mi ha detto: ‘È la nostra Lady D’”, racconta Hausser. Per vari mesi, Asma viaggiò in incognito per visitare la Siria rurale e sentire il polso del paese. “Nessun bambino in fila che cantava l’inno nazionale né messinscene come quelle che ci si possono immaginare in una situazione simile. Vedeva quello che non andava, e ascoltava le critiche o i commenti sul regime di persone che non sapevano con chi stavano parlando”, spiega Abd Rabbo.

Non era ancora la donna raffinata apprezzata dalle riviste per la sua grazia e il suo portamento. “Quando la incontrai la prima volta mi colpì la sua estrema magrezza, pensai che fosse anoressica. Aveva i capelli lunghi, mal pettinati, e indossava un paio di jeans. Dava l’impressione di essere scostante”, racconta Isabelle Hausser.

Biografia

1975 Nasce a Londra, nel Regno Unito.

1996 Si laurea al King’s college. Comincia a lavorare nel settore bancario.

2000 Sposa Bashar al Assad e si trasferisce in Siria. Un anno dopo nasce il figlio Hafez.◆ 2012 L’Unione europea congela i suoi beni e quelli del marito in base al programma di sanzioni contro il regime.


Come ritagliarsi un ruolo in un universo che si oppone a ogni cambiamento? “In certi momenti ho avuto l’impressione che fosse ingenua o che fingesse di esserlo”, racconta il fotografo che la seguiva nei suoi spostamenti. Intorno al 2005, durante una visita archeologica al sito di Apamea, vicino a Hama, i giornalisti locali che seguivano il convoglio chiesero allo staff della first lady cosa avrebbero dovuto scrivere. “Qualche giorno dopo mi raccontò l’aneddoto nel suo ufficio, dicendomi: ‘È assurdo, sono dei giornalisti, hanno visto con i loro occhi cosa è successo ma non sono in grado di scrivere’. Sembrava sorpresa e non capiva che potessero aver paura di scrivere qualcosa di sgradito”, racconta Abd Rappo. Ma era impossibile non accorgersi, fin dal suo arrivo in Siria, che il regime governava il paese con il pugno di ferro. I servizi segreti controllavano tutto e spiavano anche lei. “Mi diceva di non usare il telefono dell’albergo per parlarle. Sembrava terrorizzata”, confida Gaia Servadio, scrittrice e biografa italiana, che ha lavorato con Asma al Assad.

Si dice che la first lady siriana abbia sempre avuto un’enorme influenza sul marito, perdutamente innamorato di lei. Ma c’è solo una donna a cui Bashar non poteva dire di no: sua madre, Anissa Makhlouf. “A Damasco mi dicevano che Asma faticava a integrarsi nella famiglia d’adozione e all’epoca il marito sembrava aver preso le parti della madre e della sorella”, racconta Isabelle Hausser. Oltre a controllare tutte le azioni e i gesti della nuora, Anissa Makhlouf pretese di conservare il titolo di first lady fino alla morte. Dopo la morte della suocera, nel 2016, la nuora si sta prendendo la sua rivincita.

Come distinguere il vero dal falso in questa storia, in uno dei regimi più opachi al mondo? Asma al Assad resta un enigma. Tutte le persone che l’hanno frequentata ne parlano bene, anche quelle ostili al governo. Se la sua immagine di donna affascinante e poi quella di stampella del regime sono state strumentalizzate dal potere, può darsi che si sia sentita così a suo agio in questo ruolo da volersene appropriare? Chi è davvero Asma al Assad? Una donna piena di buone intenzioni trasformata dal marito? O un’opportunista che ha chiuso gli occhi di fronte agli orrori commessi dal potere quando le faceva comodo?

La grande avvocata

“C’è stato un momento, immagino, in cui Asma avrebbe voluto andarsene, appena è cominciata la guerra. So che chiamava al telefono alcuni amici per discutere della manifestazione a Deraa del 2011, repressa con la forza dall’esercito”, dice Servadio. Ma non c’è stata nessuna discussione. Al contrario ha aderito al suo ruolo al punto di diventare la più grande avvocata del regime siriano. Nelle interviste televisive ribatte colpo su colpo – anche se tutti sanno che è tutto preparato prima – e snocciola come una brava allieva la retorica complottista alla quale ha finito per aderire.

“Se siamo forti insieme, supereremo questo momento insieme. Ti amo”, ha scritto a suo marito qualche anno fa, in un’email resa pubblica da WikiLeaks. Bashar le ha risposto inviandole un link di iTunes a una canzone intitolata God gave me to you, dio mi ha dato a te. ◆ ff

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1368 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati