Il silenzio negli Stati Uniti è assordante. Nessuno si scaglia contro Donald Trump anche se sostiene Vladimir Putin, smantella di fatto la Nato, licenzia i dipendenti pubblici, minaccia dazi esorbitanti, mette in pericolo la sicurezza aerea, ostacola la giustizia e nega l’efficacia dei vaccini. Perfino la democratica Hollywood è rimasta quasi in silenzio la notte degli Oscar. Ma c’è un dato di cui Trump ha paura: quello degli indici di borsa. Per ora non ci sono sviluppi entusiasmanti per il presidente.
Da quando il presidente è entrato in carica, il Dow Jones (il più noto indice della borsa di New York) non è più salito. Gli investitori sono preoccupati per i dazi, che fanno aumentare i prezzi e l’inflazione. Ma anche per l’aria che tira tra gli statunitensi: c’è una diffusa incertezza, visto che Trump sembra pronto a sacrificare chiunque non appartenga alla sua cricca di miliardari.
Quest’angoscia ha effetti sull’economia: gli statunitensi stanno risparmiando anche se i salari aumentano. Ma appena i consumi diminuiranno, la recessione sarà dietro l’angolo.
Trump sa che un peggioramento della situazione economica può danneggiarlo. Purtroppo per lui, però, gli indici e la borsa non possono essere aboliti, neanche da Elon Musk. Gli resta sempre la possibilità di falsificare le statistiche. Per ora il nuovo segretario al commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, ha rinunciato all’originale trovata di eliminare la spesa pubblica dal calcolo del pil. L’obiettivo è chiaro: evitare che si noti il danno economico provocato dal licenziamento di migliaia o addirittura milioni di dipendenti pubblici.
Dall’aggressione all’Ucraina, anche la Russia non rende più nota la maggior parte delle statistiche. Per fortuna, la borsa statunitense fa ancora da specchio a Trump. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati