I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista belga Vanja Luksic.

Il sottotitolo di questo appassionante libro scritto dallo storico dell’università di Trieste Raoul Pupo è “Una lunga storia di violenza”. Per il titolo, invece, il professore si è ispirato a Gabriele D’Annunzio. Il poeta chiamava l’Adriatico “mare amarissimo” per la presenza degli austriaci. Un periodo neanche tanto infelice in una regione che fu, per secoli, teatro di guerre, esodi e massacri. Adriatico amarissimo ci racconta soprattutto le violenze del novecento. Non solo l’uccisione di migliaia (non si sa bene quanti) di civili italiani della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, buttati nelle foibe, le grotte del Carso, dai soldati jugoslavi di Tito, sia durante la guerra sia nei primi anni del dopoguerra. Ma anche altri episodi agghiaccianti, precedenti alla seconda guerra mondiale, tutti commessi con crudeltà. Finora l’Adriatico orientale, “uno dei laboratori della violenza politica del novecento”, è stato sempre raccontato “all’interno di una storia nazionale e dunque con un’ottica parziale”, scrive Pupo. Grazie alle sue accuratissime ricerche, possiamo finalmente capire meglio le tragedie di questo mare, forse troppo ricco di diversità in un mondo sempre più nazionalista e sovranista.

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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati