Nicolás Kicker era arrivato a Parigi in forma smagliante. Il venticinquenne argentino era un outsider, dato tra i favoriti all’Open di Francia, uno dei quattro tornei più importanti del tennis internazionale. Si era da poco qualificato per il terzo turno degli Australian Open, vincendo un premio di un po’ più di centomila dollari. Finalmente non doveva più farsi mantenere dai suoi genitori e qualche altra vittoria gli avrebbe permesso di entrare nella top 30 dei migliori giocatori del mondo, il suo sogno.

Era il maggio 2018 e Kicker era il numero 84. Un paio di giorni prima dell’inizio del torneo si stava allenando sui campi in terra rossa dello stadio Roland Garros. Colpiva la palla con potenza e precisione, mentre i genitori e il figlio piccolo, Bastian, osservavano a bordo campo. Ma all’eccitazione per l’imminente gara era subentrata una paura crescente. Ventiquattr’ore prima, dopo un’indagine durata tre anni, era stato dichiarato colpevole di aver truccato due partite. Com’era consuetudine all’epoca, gli era stato permesso di continuare a giocare in attesa della sentenza.

Kicker non aveva idea di cosa gli sarebbe successo. Quel pomeriggio aveva ricevuto una telefonata nella sua stanza d’albergo. All’altro capo del filo c’era un agente dell’Unità per l’integrità del tennis (Tiu), l’organo di controllo sulla corruzione, che gli aveva revocato l’invito al Roland Garros. Gli era stato vietato di partecipare a qualsiasi evento professionistico a tempo indeterminato. Tra le accuse nei suoi confronti c’erano la mancata denuncia di un tentativo di corruzione e il fatto di aver perso apposta due partite in cambio di soldi nel 2015. Inoltre era accusato di non aver collaborato con gli investigatori.

Nella sua stanza d’albergo a Parigi, Kic­ker ha riattaccato la cornetta. Forse ha pensato alle partite del 2015 e agli eventi che le avevano precedute, al giorno in cui un’investigatrice britannica si era presentata a Buenos Aires, in Argentina, con alcune domande di routine e a tutti i passi falsi che aveva commesso cercando di liberarsene. Nel frattempo il mondo del tennis cominciava a chiedersi perché Kic­ker era stato rimosso dal calendario degli incontri.

Imbarazzato, l’argentino ha detto agli amici di essersi slogato una caviglia e di essere stato costretto a ritirarsi. Ma poche ore dopo la notizia della sua sospensione è stata diffusa in tutto il mondo. Su raccomandazione del suo avvocato, che voleva fare ricorso, Kicker è rimasto a Parigi per dieci giorni. Ha passato tutto quel tempo a chiedersi quando o se avrebbe mai giocato di nuovo a tennis a livello agonistico.

Istinto competitiv0

Nicolás Kicker è nato nel 1992 in una famiglia della classe media vicino a Buenos Aires. È cresciuto con tre sorelle in una casa a pochi passi dal Kicker klub haus, un impianto sportivo gestito dal padre, Ricardo. Allenatore di tennis, Ricardo vedeva nel figlio un istinto competitivo che lui avrebbe potuto modellare. A quattordici anni Kicker si allenava fino a sei ore al giorno e andava a scuola la sera.

All’inizio Kicker ha faticato a farsi notare nei tornei nazionali. Ma a diciott’anni si è affermato nel Future Pro-Circuit, la porta d’accesso al tennis professionistico mondiale, oggi conosciuta come World tennis tour. Questi eventi, organizzati dalla Federazione internazionale tennis (Fit), si svolgono spesso nei circoli tennistici locali e nelle località di villeggiatura durante la bassa stagione, e possono essere uno spettacolo poco seducente. Come la maggior parte dei campionati minori, anche il World tennis tour non permette di guadagnare molto. Solo chi vince uno di questi tornei è in grado di recuperare le spese sostenute.

All’inizio è stata la famiglia a sostenere la carriera di Kicker, che ha continuato a vivere con i genitori anche dopo che nel 2010 s’era innamorato di una donna, Florencia. Ha cercato il suo modello preferito di racchetta su internet tra le offerte di seconda mano. E, invece di pagare qualcuno per incordarla, ha comprato uno strumento per farlo da solo. Nel 2012 Florencia e Kicker hanno scoperto che lei era incinta. Lui aveva 19 anni e la sua carriera tennistica stava prendendo il volo. Quando è nato il bambino l’hanno chiamato Bastian, come il calciatore tedesco Bastian Schweinsteiger. Per affrontare l’ansia, Kicker ha cominciato a frequentare una psicologa. Lei lo ha incoraggiato a pensare al tennis come a un lavoro con cui sostenere la sua famiglia.

La carriera di Kicker ha ricevuto un’ulteriore spinta grazie all’incontro con Juan Pablo Brzezicki, un ex giocatore che nel 2012 è diventato il suo allenatore. “Nicolás era il numero 900 del mondo quando l’ho conosciuto, ma aveva il talento grezzo necessario a essere un giocatore di alto livello”, dice Brzezicki. Con la sua guida, il gioco di Kicker è migliorato. Ma la sua vita era diversa da quella della maggior parte degli altri giocatori. Nei tornei locali il passeggino di suo figlio era a bordo campo accanto alle altre attrezzature. Nel 2015 Kicker è entrato nella top 200 mondiale e giocava nel circuito Challenger tour, il secondo gradino più alto del tennis professionistico. Per continuare la scalata avrebbe dovuto viaggiare di più all’estero, perché i tornei più importanti sono in Europa, Australia e Stati Uniti. I premi erano più alti, ma aumentavano anche le spese. Suo padre ha ipotecato la casa di famiglia tre volte. La madre di Kicker, Mariana, teneva delle lezioni supplementari nella scuola in cui insegnava economia. E la frustrazione dell’astro nascente del tennis cresceva.

Il contatto

La mattina dell’8 settembre 2015 Kicker si è svegliato a Barranquilla, in Colombia, e ha cominciato a prepararsi per il suo incontro in un torneo. Mentre faceva stretching, sul telefono è apparsa una notifica. Le sue mani hanno cominciato a tremare. Il mittente lo aveva contattato per la prima volta all’inizio dell’estate, dicendosi interessato a sponsorizzarlo. Alla fine si era rivelato uno che truccava gli incontri e si era offerto di pagare Kicker affinché perdesse una partita a Todi, in Italia. Quella volta il tennista aveva rifiutato. Ma ora il tizio stava alzando la posta. Per guadagnare quindicimila dollari Kicker doveva semplicemente vincere il primo set e perdere i due successivi. Giovanni Lapentti, il suo avversario, lo aveva battuto facilmente a febbraio. Questo, diceva l’uomo che lo aveva contattato, avrebbe messo Kicker al di sopra di ogni sospetto.

Il tennista era preoccupato per i debiti che stava accumulando e per l’obbligo di continuare a sostenere Florencia, dalla quale nel frattempo si era separato. Era una giornata torrida e Kicker era esausto. Non aveva voglia di giocare contro Lapentti e continuava a pensare a cosa avrebbe fatto con quei soldi.

Mezz’ora prima di scendere in campo, ha accettato l’offerta di truccare la gara. La bizzarra partita che ha giocato ha incuriosito migliaia di persone che la seguivano in diretta. Altre l’hanno vista in seguito su YouTube. Kicker era dato per favorito. È andato sotto di un break all’inizio, ma si è ripreso fino a trovarsi in vantaggio per 5-2 e con il turno di servizio nelle sue mani.

Nel tennis bisogna conquistare sei giochi per vincere un set e, nella maggior parte dei casi, chi vince per primo due set si aggiudica l’incontro. Generalmente è più facile vincere un gioco quando si serve e così Kicker sembrava avere ancora più probabilità di battere l’avversario. Ma, invece di puntare su di lui, gli scommettitori avevano cominciato a fare il contrario. Su Betfair, uno dei siti di scommesse più popolari al mondo, le puntate sulla sconfitta di Kicker crescevano. Gli allibratori non avevano altra scelta che adeguare le quote. “Stava vincendo, ma la sua vittoria era data come meno probabile rispetto all’inizio dell’incontro”, dice Ian Dorward, un esperto di scommesse.

“Se il tennis permette ai giocatori di guadagnare di più truccando un incontro che giocando bene, il rischio di corruzione resterà”

A metà del secondo set Kicker sembrava disinteressato e lanciava occhiate nervose all’arbitro. Non era il solito lottatore. Stranamente, anche il gioco di Lapentti aveva cominciato a calare d’intensità. Nonostante i suoi sforzi, Kicker non riusciva a perdere. Così, quando l’incontro ha raggiunto il culmine nel terzo set, ha dovuto ricorrere a misure drastiche. Uno dopo l’altro, ha buttato sulla rete quattro deboli servizi. Nell’ultimo game ha sbagliato quattro risposte consecutive. Guardando il video della partita, è tutto così evidente che sembra quasi che Lapentti avesse capito cosa stava succedendo. Quando la partita è finita, solo su Betfair erano state puntate circa 690mila sterline, quattro volte di più di qualsiasi altro incontro della settimana.

Tornato negli spogliatoi, Kicker è crollato. Sui social network se ne cominciò a parlare e la sua famiglia lo chiamava per sapere cosa era successo. Nel giro di poche ore una società di scommesse ha lanciato l’allarme sull’incontro, avvisando la Tiu di Londra e mettendo un investigatore sulle tracce di Kicker.

Gioco d’azzardo

Pochi sport sono predisposti all’imbroglio come il tennis. Decine di migliaia d’incontri ufficiali si svolgono ogni anno, 24 ore su 24, rendendo impossibile un’attività di controllo totale. Nell’era del gioco d’azzardo online, questo attira gli scommettitori. Da quindici anni questo sport deve fare i conti con problemi a livello mondiale. La Tiu fu istituita nel 2008 per indagare sulla corruzione, con possibilità d’imporre multe e sanzioni a giocatori e arbitri.

Nel 2016 un’inchiesta giornalistica realizzata insieme dalla Bbc e da BuzzFeed, resa possibile anche da una fuga di documenti riservati della Tiu, ha rivelato l’esistenza di presunte partite truccate ai massimi livelli e il coinvolgimento di una rete di sedici giocatori che in vari momenti del decennio precedente si erano classificati nei primi cinquanta posti della classifica mondiale. Dall’inchiesta emergeva anche che in Russia, Italia settentrionale e Sicilia i gruppi criminali impegnati nel gioco d’azzardo guadagnavano centinaia di migliaia di sterline scommettendo su questi incontri. Era stato il mancato intervento della Tiu ad aver dato origine all’inchiesta della Bbc e di BuzzFeed.

Alcuni fattori economici contribuiscono alla diffusione delle partite truccate ai livelli medio-bassi del tennis professionistico. In particolare il fatto che pochi giocatori guadagnano abbastanza per coprire le spese. “Se il tennis permette ai giocatori di guadagnare di più truccando un incontro che giocandolo correttamente, il rischio di corruzione ci sarà sempre”, dice Ian Dorward.

Dee Bain è una donna minuta sulla sessantina, con grandi occhi grigi. Da più di quarant’anni fa l’investigatrice ed è una veterana della Tiu. Bain credeva che ben poco potesse sorprenderla fino a quando, nell’agosto 2015, ha ricevuto un’email da Marco Trungelliti, un tennista argentino. Le raccontava che un uomo lo aveva contattato su Face­book e gli aveva chiesto d’incontrarlo con la promessa di una sponsorizzazione. Quando si erano visti, lo aveva invitato a entrare in un giro di truffe, promettendogli che avrebbe potuto guadagnare fino a centomila dollari per ogni incontro truccato. Per cercare di convincerlo, l’uomo gli aveva fornito un elenco di otto giocatori che aveva già contattato. Uno di loro era Nicolás Kicker. Trungelliti ha raccontato che il tizio si era vantato del fatto che Kicker aveva truccato per lui un incontro a Padova.

Usando i dati forniti dalle società di scommesse e i colloqui con Trungelliti, Bain è riuscita a scoprire un’organizzazione illegale dedita alle scommesse. I giocatori dovevano scaricare Telegram, un’applicazione per fare telefonate e scambiarsi messaggi criptati, dove ricevevano una chiamata da un profilo anonimo prima di un incontro. Era la prima volta che Bain riusciva a collegare direttamente i giocatori con i corruttori.

Nonostante le informazioni ricevute da Trungelliti, Bain aveva bisogno di altre prove. Poi c’è stata la partita di Kicker a Barranquilla, a settembre. Poco dopo, Bain gli ha comunicato che era indagato e che non aveva altra scelta se non quella di dirlo ai genitori e all’allenatore. L’investigatrice è volata a Buenos Aires per accelerare la sua indagine. Quattro delle persone sulla lista di Trungelliti erano in città per un torneo, tra cui Kicker. Era la sua occasione per interrogarli. Sospettava che Kicker fosse coinvolto dopo aver visto la sua partita a Barranquilla e sulla base dei primi colloqui con altri giocatori.

L’8 novembre Bain ha preso un taxi per andare al Racket club, la sede del torneo. Quando è arrivata, ha visto Kicker. Era sdraiato sull’erba e stava facendo stretching. Gli si è avvicinata, si è presentata e, con l’aiuto di un traduttore, gli ha spiegato che avrebbe dovuto consegnare il suo telefono, in linea con il regolamento anticorruzione. Kicker ha resistito. “È diventato più aggressivo”, ricorda Bain. Ha negato di essere stato contattato per truccare delle partite. Ha messo in dubbio il diritto di Bain di confiscargli il telefono. Ha cercato di andarsene, sostenendo di dover tornare a casa da suo figlio. Lei lo ha lasciato andare, a condizione che s’incontrassero di nuovo dopo qualche giorno.

Quel pomeriggio il tennista ha parlato con Bain in una stanza all’ultimo piano dell’hotel Ramada, nel centro di Buenos Aires. E ha negato di nuovo tutto. L’unica cosa che ha ammesso è stata di aver accettato, in passato, una richiesta di amicizia su Face­book da parte di un uomo che avrebbe poi scoperto essere un faccendiere, ma ha detto di non averci mai parlato. Quando Bain gli ha chiesto di vedere il suo account Face­book, Kicker le ha detto di averlo cancellato e che gli avevano rubato il telefono quella mattina. Bain gli ha chiesto una copia del verbale della polizia come prova del furto, ma alla fine ha dovuto lasciarlo ed è andata a interrogare altri giocatori.

La bugia

Bain ha incontrato Federico Coria, un tennista di 23 anni, anche lui sulla lista di Trungelliti. Quando il giovane argentino le ha raccontato di aver partecipato a un torneo con Kicker quell’estate e di aver riso del fatto che entrambi avessero ricevuto lo stesso messaggio su Face­book dal faccendiere, si è resa conto di avere così la prova che Kicker stava mentendo. La sera Bain è tornata nella sede del torneo e, intorno alle otto, ha trovato Kicker ancora lì. Il tennista le ha dato una copia del rapporto della polizia sul furto del telefono. Bain gli ha spiegato che doveva parlare con la Tiu, ma Kicker si è rifiutato, dicendo che prima preferiva chiedere un parere legale. Era aggressivo.

L’investigatrice è tornata a Londra e ha messo in moto la sequenza di eventi che avrebbe portato alla sanzione di Kicker e di molte altre persone. Nelle settimane e nei mesi successivi Kicker ha fatto del suo meglio per scacciare l’indagine dai suoi pensieri. Nell’aprile 2016 ha debuttato nel circuito Atp, il vertice del tennis professionistico maschile. Ben presto è entrato nella top 100 mondiale. Agli Open 2017 in Francia ha vinto la sua prima partita del Grande slam (i quattro più importanti tornei individuali del mondo), qualificandosi per Wimbledon poche settimane dopo. Era il numero 78 al mondo. Le cose sono precipitate nell’agosto dello stesso anno, quando agli Us Open di New York ha saputo che avrebbe dovuto affrontare un’udienza disciplinare. Il processo si è svolto la primavera successiva a Miami. Kicker ha negato le accuse e, finita l’udienza, è rimasto in attesa del verdetto. Il 23 maggio, mentre con la sua famiglia stavano andando a Parigi per gli Open, Kic­ker ha ricevuto una telefonata: era stato giudicato colpevole.

Biografia

1992 Nasce a Merlo, in provincia di Buenos Aires, in Argentina.

2013 Ha un figlio da una donna da cui si separa poco dopo.◆ 2015 Entra nella top 200 mondiale dei giocatori di tennis, ma un giorno decide di truccare una partita in Colombia.◆ 2018 L’autorità anticorruzione del tennis lo giudica colpevole di aver manipolato due partite e lo squalifica per sei anni.◆ gennaio 2021 Torna a giocare a livello professionistico.


Una seconda possibilità

Quando ho cominciato a parlare regolarmente con Kicker, la Tiu non esisteva più. Nel 2021 era stata sostituita da un altro organismo, l’Agenzia internazionale per l’integrità del tennis (Itia), per la quale Bain continua a lavorare. È un organismo giuridicamente indipendente, che può incriminare direttamente i giocatori. Nella maggior parte degli sport ci sono commissioni interne che indagano sulla corruzione, il che può creare un conflitto d’interessi.

Un altro fattore che contraddistingue il tennis è la sorte di chi trucca gli incontri. Le sanzioni sono stabilite da un ufficiale giudiziario anticorruzione indipendente. Se si scopre che un giocatore ha truccato solo una partita, l’ufficiale può permettergli di tornare a giocare, soprattutto se ha mostrato di essersi pentito. I divieti a vita sono riservati ai fatti più gravi e, in alcuni casi, l’Itia collabora con le forze dell’ordine perché sia stabilita una pena detentiva. Ma la realtà è che solo pochi giocatori tornano a competere a livello professionale.

Nicolás Kicker a Zagabria, maggio 2022 (Matej Jurčević)

A Kicker, che oggi ha 29 anni, è stata offerta una seconda possibilità, un fatto raro. Nel giugno 2018 è stato dichiarato colpevole di aver truccato due partite (anche se ha ammesso solo quella di Barranquilla) ed è stato sospeso per sei anni, ridotti a tre se nel frattempo non avesse commesso altri reati. Gli è stata inoltre inflitta una multa di 25mila dollari.

Durante il suo periodo di assenza dai tornei, non ha mai smesso di comportarsi come un giocatore professionista. Si è allenato ogni giorno, ha studiato l’inglese e ha continuato ad andare dalla psicologa. Kicker è tornato al tennis agonistico nel gennaio 2021. I suoi risultati sono stati altalenanti, ma sogna ancora di entrare nella top 30 mondiale.

Dopo mesi di conversazioni saltuarie, a maggio sono andato a Parigi per incontrarlo. Era di nuovo in gara agli Open di Francia. Trovandosi intorno alla duecentesima posizione della classifica mondiale, ha dovuto giocare le qualificazioni. Su un campo all’aperto, di fronte a un gruppetto di tifosi di cui facevano parte i suoi genitori e Bastian, ha perso una partita di tre ore contro Gastão Elias, un giocatore portoghese più in alto di lui in classifica. Sentiva che avrebbe potuto vincere se non gli fossero venuti i crampi alle gambe e quindi, anche se era deluso e zoppicava, è andato via consapevole che stava facendo passi avanti. Trungelliti, che stava giocando su un campo vicino, è stato acclamato come un eroe dopo le sue rivelazioni, ma ora vive lontano dall’Argentina, dove è considerato “una spia”. Quando i due si sono incrociati, tra un incontro e l’altro, Kicker gli ha fatto un cortese cenno di saluto.

Di poche parole

Il mattino dopo Kicker e io abbiamo passeggiato lungo le rive della Senna. Lui zoppicava. “Fisicamente non sono ancora abbastanza forte”, mi ha detto, parlando a bassa voce e passando dallo spagnolo a un inglese stentato. Ha i capelli corti e castani, e un bel viso regolare, che tradisce poche emozioni. È calmo, non sereno ma controllato. In ogni videochiamata che abbiamo fatto si chiudeva a riccio quando gli chiedevo come il faccendiere l’avesse avvicinato. Bain dice che ha avuto la stessa reazione quando l’ha interrogato. “Non è un uomo di molte parole, almeno per come l’ho conosciuto io”, dice l’investigatrice. Non sa se questo sia dovuto al suo carattere o se stia ancora nascondendo qualcosa. L’avvocato di Kicker lo descrive come “cauto”, e il suo allenatore Brzezicki come “timido”.

A Parigi Kicker è stato gentile ma riservato, in particolare quando siamo arrivati al caffè che aveva scelto, e in cui servivano i suoi pain au chocolat preferiti. Quando rispondeva alle domande, lo faceva per lo più in modo monotono fino a quando qualcosa non accendeva il suo interesse: il padre, il figlio, Parigi, niente che riguardasse il tennis. Allora parlava così velocemente che diventava difficile stargli dietro.

Mi ha detto di aver accettato di incontrarmi perché voleva discutere del fatto che la maggior parte dei tennisti professionisti è pagata troppo poco rispetto a sport come il calcio o il golf. Finché truccare le partite sarà conveniente, probabilmente ci saranno storie come la sua.

Quest’anno Kicker non si è qualificato per il tabellone principale di Wimbledon. Invece è volato in Germania per giocare un torneo Challenger sulla terra battuta, dove si è sempre trovato più a suo agio. Dopo essere tornato a Parigi, ho incontrato i suoi genitori in albergo. Stavano finendo di fare i bagagli per una breve vacanza a Barcellona, in Spagna, prima di tornare in Argentina. Mariana mi ha parlato del suo amore per Londra. Ricardo ha messo in ordine le valigie, poi ha fatto una partita a biliardino con Bastian, che oggi ha nove anni. Il figlio di Kicker non gioca molto a tennis. Preferisce il calcio. ◆ ff

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati