Il premier Matteo Renzi ha bloccato il decreto legislativo sul fisco che secondo alcuni giuristi conteneva una norma in grado di annullare la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset e di azzerare gli effetti della legge Severino nei confronti dell’ex premier, permettendogli di ricandidarsi. Renzi ha chiesto di non trasmettere il testo alla camera. Ora il decreto tornerà al consiglio dei ministri.

La norma è stata approvata in via preliminare il 24 dicembre dal consiglio dei ministri. I giuristi però sono divisi sull’interpretazione del decreto e sono in disaccordo sul fatto che potrebbe avere un impatto sulla condanna di Silvio Berlusconi.

La previsione normativa che potrebbe riguardare Silvio Berlusconi è contenuta nello schema del decreto, intitolato “schema di decreto legislativo recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente”. Il testo modifica un altro decreto, il 74/2000 sui reati tributari, attraverso l’introduzione dell’articolo 19 bis. L’articolo 19 bis dice che i reati penali tributari non sono punibili “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata”.


Alla fine del processo Mediaset, Silvio Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per una frode fiscale di sette milioni di euro, pari a meno del 2 per cento del suo reddito imponibile.

L’ex premier, secondo alcuni giuristi, in base al nuovo decreto potrebbe quindi chiedere al tribunale di revocare la condanna definitiva e cancellarne gli effetti (in particolare i sei anni di incandidabilità) perché la frode fiscale commessa da Berlusconi non è superiore al tre per cento del suo reddito imponibile.

Secondo altri giuristi però la legge non riguarda il reato di frode fiscale, ma solo la dichiarazione infedele. Altri esperti di diritto sostengono inoltre che la legge non è retroattiva, e quindi non riguarderebbe la sentenza a carico di Silvio Berlusconi (che è definitiva). Il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Il Post

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