13 luglio 2016 10:19

In Libano e in Israele nessuno ha dimenticato il conflitto dell’estate del 2006. Una guerra durata 33 giorni, scoppiata il 12 luglio tra lo stato ebraico e l’organizzazione sciita libanese Hezbollah (spalleggiata dall’Iran e dalla Siria) dopo il rapimento di due militari israeliani nei pressi della “linea blu”, la fragile demarcazione terrestre tracciata dall’Onu nel giugno del 2000, dopo il ritiro delle forze israeliane dal sud del Libano.

A dieci anni di distanza il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour dedica un intero dossier alla guerra. E, nel libro Underfire, Yoni Chetboun, che dal 2013 al 2015 è stato deputato della Knesset (il parlamento di Israele), riferisce la sua esperienza sul campo, che è stata ben diversa da quella del governo e degli alti comandi che, secondo Chetboun, “non avevano nessun obiettivo per l’esercito”.

Oggi, anche se il popolo libanese non sembra minimamente disponibile ad avventurarsi sul sentiero di guerra, Hezbollah invece si prepara ai futuri combattimenti. Per la milizia sciita guidata da Hassan Nasrallah è molto probabilmente un modo per riaffermare il suo potere.

Il “partito di Dio”, fondato nel giugno 1982 con l’appoggio dell’Iran, ha saputo nel tempo svilupparsi su tutti i piani (politico, militare, finanziario e persino mediatico) per diventare una delle milizie più potenti del Medio Oriente.

Questo però non mina la fiducia del capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il generale Gadi Eizenkot, secondo il quale, rispetto al 2006, anche le forze armate dello stato ebraico hanno compiuto notevoli progressi.

Sul quotidiano di destra Israel Hayom Yoav Limor espone le lezioni ma anche gli errori commessi nel 2006: debolezze “strategiche, operative e tattiche”, associate a “un misto di cecità, arroganza e scarsa conoscenza delle forze impegnate e dei loro limiti”. Per Limor una “terza guerra del Libano” (dopo quelle del 1975-1990 e del 2006) non somiglierebbe a nessuna delle precedenti.

Sullo stesso tema un esperto libanese citato dal Jerusalem Post sostiene che un eventuale prossimo conflitto sarà più brutale dei precedenti, e “il grado di distruzione notevolmente più elevato perché le infrastrutture militari di Hezbollah sono disseminate in aree abitate da civili, che di conseguenza saranno considerate obiettivi militari”.

(Traduzione di Marina Astrologo)

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