17 novembre 2016 12:40

La grande campagna di demonetizzazione annunciata l’8 novembre dal primo ministro indiano Narendra Modi ha colto di sorpresa molti indiani. In nome della lotta alla corruzione e all’evasione fiscale il governo ha ritirato le banconote da 500 e da mille rupie (6,5 e 13 euro), l’86 per cento del contante che circola nel paese.

Gli indiani hanno dovuto cambiare le vecchie banconote con nuovi tagli da 500 e da duemila rupie, o versarle su conti in banca fino al 30 dicembre, a condizione di poter certificare la provenienza delle somme. “Non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Nessuno vi toglierà il vostro denaro”, ha dichiarato il primo ministro per rassicurare la popolazione.

Tuttavia in pochi giorni si sono formate delle code interminabili davanti ai bancomat e alle banche. Milioni di indiani si sono trovati senza i soldi per le spese quotidiane. “Il ritiro delle banconote ha gettato il paese nel panico”, ha scritto il New York Times.

Le prime vittime
La classe operaia e la popolazione povera dell’India rurale sono state le prime vittime di quest’operazione. Il 40 per cento degli indiani non ha un conto in banca. Invece la popolazione ricca delle grandi città non ha avuto grosse difficoltà e ha continuato a effettuare pagamenti con carte di credito e online. Anche le donne hanno dovuto pagarne le conseguenze: come racconta la Bbc, la maggior parte delle casalinghe indiane ha l’abitudine di risparmiare piccole somme di denaro, spesso senza dirlo al coniuge.

In ogni caso “la demonetizzazione è una misura coraggiosa”, osserva The Diplomat. Secondo la Banca di riserva dell’India (Rbi) la circolazione di banconote false in India è aumentata di parecchio nel 2014 e nel 2015. La rupia indiana è la nona moneta più contraffatta nel mondo, con danni molto gravi per l’economia del paese.

La maggior parte delle banconote false che circolano in India è stampata in Pakistan. I falsari utilizzano una rete di diversi paesi (Nepal, Bangladesh, Dubai) per far entrare il denaro in India. Alcune fonti accusano i servizi segreti del Pakistan di essere coinvolti in queste operazioni illegali. Ritirare le monete era perciò indispensabile, conclude The Diplomat. Ma rimane il problema delle banconote da cinquanta e cento rupie, che in molti casi sono false.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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