07 dicembre 2016 13:00

A quasi venticinque anni dal ritorno della democrazia e del pluralismo politico con la transizione guidata da Jerry John Rawlings (1981-2001), i ghaneani tornano alle urne il 7 dicembre per un voto segnato dall’incertezza. Saranno le settime elezioni dopo l’inizio della quarta repubblica, nel 1993.

Circa quindici milioni di elettori devono scegliere non solo il futuro presidente, ma anche i 275 deputati. Il capo di stato uscente, John Dramani Mahama, è candidato per un secondo mandato. Riuscirà a ottenere ancora una volta il consenso degli elettori? Non è affatto certo, sostiene The Vanguard.

Contro di lui, nascosto in agguato c’è Nana Akufo-Addo, anch’egli desideroso di conquistare la carica più alta. All’età di 72 anni, il principale candidato dell’opposizione alla sua terza campagna elettorale sa con certezza che questo sarà il suo canto del cigno politico.

Per il paese questo scrutinio rappresenta un test per la stabilità in una regione problematica. Due paesi confinanti – Costa d’Avorio e Burkina Faso – si sono avvicinati all’abisso della guerra civile e un terzo, il Togo (a est), da più di mezzo secolo vive sotto la dittatura della famiglia Eyadéma. In questo contesto, il Ghana rappresenta l’equilibrio.

Problemi concreti
Il risultato elettorale, secondo gli analisti, sarà deciso in funzione delle lealtà etniche e regionali tradizionali. Ma non solo. “Gli elettori sono interessati a questioni molto specifiche, come le loro condizioni economiche personali, il costo (elevato) delle bollette dell’elettricità o la percezione del livello di corruzione”, spiega Evans Aggrey-Darkoh, docente in scienze politiche all’università del Ghana di Accra.

Nonostante l’abbondanza di risorse naturali (oro, diamanti, bauxite, manganese), il Ghana soffre di una crescita troppo debole. Patisce inoltre la palese mancanza di infrastrutture e un’inflazione che, assieme alle frequenti interruzioni di elettricità, gravano sulla sua economia.

In un dibattito sul sito AllAfrica.com, Idayat Hassan, direttore del Centro per la democrazia e lo sviluppo, un ente di ricerca con sede ad Abuja, in Nigeria, parla di queste disfunzioni e si dice preoccupato di un’altra tendenza osservata nel corso della campagna elettorale: il fenomeno dei gruppi di autodifesa legati ai partiti.

Nonostante tutto, i ghaneani si mostrano ottimisti. In un recente sondaggio, circa i due terzi dichiarano di confidare nella commissione elettorale affinché vigili sul corretto svolgimento del voto.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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