Una catena di supermercati olandese ha esposto per anni il manifesto di Kwabena, un sorridente coltivatore di ananas ghaneano. Il giornalista d’inchiesta Olivier van Beemen è andato a cercarlo per conoscere la sua storia. Leggi
Il progetto del fotografo francese Patrick Willocq sulla tribù dei dagomba, nel Ghana settentrionale. Leggi
Il Ghana è stato il primo paese subsahariano a ottenere l’indipendenza (dal Regno Unito nel 1957), ma la colonizzazione europea ha lasciato in eredità un forte radicamento del cristianesimo. All’inizio prevalentemente cattolico, si è sovrapposto alla precedente religione animista: oggi più del 70 percento dei 26 milioni di abitanti del paese è di religione cristiana. Leggi
Dopo essersi candidato due volte senza successo, il 7 gennaio ad Accra, Nana Akufo-Addo, 72 anni, è entrato ufficialmente in carica come presidente del Ghana. Il nuovo leader si è impegnato a ridurre le tasse e a rilanciare il settore privato, per stimolare la crescita economica e creare nuovi posti di lavoro. Leggi
Nicolas è stato costretto a scappare dal Ghana ed è arrivato in Italia un anno e mezzo fa. Oggi vive a Torri, una frazione di Ventimiglia, dove lavora come agricoltore, ma rischia di dover tornare nel suo paese. Il video. Leggi
A quasi venticinque anni dal ritorno della democrazia e del pluralismo politico con la transizione guidata da Jerry John Rawlings, i ghaneani tornano alle urne il 7 dicembre per un voto segnato dall’incertezza. Saranno le settime elezioni dopo l’inizio della quarta repubblica, nel 1993. Leggi
James Barnor è considerato il pioniere della fotografia ghaneana. Nato ad Accra nel 1929, il suo lavoro è stato riscoperto solo negli ultimi dieci anni. A Londra una mostra celebra il suo lavoro accostando le sue immagini a quelle del fotografo italiano Daniele Tamagni. Leggi
Migliaia di manifestanti hanno protestato nella capitale del Ghana per impedire la demolizione delle loro case nel quartiere di Sodoma e Gomorra, una baraccopoli dove abitano circa cinquantamila persone. Le autorità vogliono abbattere le case per prevenire il rischio di inondazioni. Leggi
Sono 15o le vittime dell’incendio in una stazione di servizio ad Accra, in Ghana. L’ha annunciato il presidente John Dramani Mahama. Nel paese sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale. Afp
È salito a novanta il bilancio delle vittime dell’incendio scoppiato in seguito all’esplosione di una stazione di servizio ad Accra, la capitale del Ghana. I soccorsi sono ostacolati dalle inondazioni causate da due giorni di piogge torrenziali, che hanno lasciato molte persone senza casa e senza elettricità. Molte delle vittime si trovavano nella stazione di servizio proprio per ripararsi dalla pioggia. Il bilancio potrebbe aggravarsi man mano che procedono le operazioni di soccorso.
L’esplosione in una stazione di servizio ha ucciso almeno 78 persone ad Accra, capitale del Ghana. Lo ha riferito il portavoce dei vigili del fuoco alla radio Joy fm, aggiungendo che molte delle vittime avevano trovato lì un riparo dalle piogge torrenziali. Una decina di persone sono state ricoverate in ospedale dopo la deflagrazione, causata con ogni probabilità da una perdita di carburante.
La carenza delle risorse energetiche rende sempre più appetibili gli enormi giacimenti petroliferi protetti dagli oceani. Ma l’estrazione in profondità comporta costi e rischi ambientali molto alti.
Il progetto Global offshoredei canadesi di Helios Design Labs prosegue l’inchiesta Offshore interactive, raccontando quattro aree calde: il Brasile dove operano giganti del petrolio come Petrobras, il Ghana dove la strategia di sfruttamento dei nuovi giacimenti è stata fallimentare, l’Alaska dove lo scioglimento della calotta polare scopre immensi territori da trivellare e infine il golfo del Messico dove sono evidenti le conseguenze del disastro della piattaforma Deepwater Horizon.
Batterie scariche, compressori per frigoriferi e pneumatici partivano dai porti liguri di Genova e La Spezia per raggiungere illegalmente alcuni paesi africani. È la pista sulla quale sta indagando la guardia di finanza italiana, che ipotizza un giro d’affari di milioni di euro nello smaltimento illegale di rifiuti tossici.
Secondo gli inquirenti, i rifiuti erano destinati in particolare alla Nigeria, al Togo, al Burkina Faso, al Ghana e alla Costa d’Avorio. Il materiale sfuggiva ai controlli grazie alla falsificazione dei documenti per le esportazioni.
Un agente marittimo, uno degli indagati, avrebbe intascato in sei anni almeno due milioni e mezzo di euro in bonifici da parte di cittadini nordafricani. L’inchiesta, denominata Aidid, è destinata ad allargarsi. La guardia di finanza ha infatti scoperto che dietro a questo traffico esiste una vera e propria rete: dagli addetti alla raccolta dei rifiuti fino ai commercianti all’ingrosso. Indagate tre persone, due italiani e un nordafricano, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e falsità ideologica con l’aggravante del reato transnazionale. Misna, La Repubblica
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