18 gennaio 2017 15:58

Agli albori dei voli commerciali le persone si vestivano eleganti prima di salire in aereo, meravigliandosi del fatto che, nonostante appartenessero a una specie che fino a quel momento sembrava destinata a vivere sulla terraferma, potessero volare. Oggi la pensiamo in modo opposto: facciamo tutto il possibile per fingere che non stiamo affatto volando.

Questo atteggiamento ha appena fatto un ulteriore passo avanti. Una startup francese chiamata SkyLights ha prodotto dei caschi 3d per la realtà virtuale (vr), che sono dotati di cuffie isolanti e fanno sprofondare i viaggiatori in un mondo cinematografico isolato dall’ambiente dell’aereo.

Un piccolo cinema virtuale
A metà di dicembre la Xl Airways, una low cost francese, è diventata la prima compagnia a fornire SkyLights ai viaggiatori. Per circa 15 euro, i passeggeri possono immergersi nelle nuove uscite di Hollywood nella loro sala cinematografica individuale.

Per i viaggiatori che vogliono evitare i molti fastidi del volo – i bambini che urlano nella fila vicina, le conversazioni a voce alta da una parte all’altra del corridoio, la selezioni di film che sembrano includere solo dei sequel di bassa qualità – SkyLights e le tecnologie simili potrebbero essere i benvenuti. Eppure c’è qualcosa di triste, di rassegnato nel chiudersi in una stanza d’isolamento mentre si sfreccia a cinquecento miglia all’ora con una vista da 35mila piedi sul pianeta.

L’arrivo degli schermi sugli schienali dei sedili, e in particolare di quelli touch, ha dato ai passeggeri più scelta

Non molto tempo fa l’intrattenimento in aereo era un’attività collettiva. Tutti guardavano gli stessi film (e cortometraggi, e pubblicità) sugli schermi condivisi che si trovavano ciascuno a distanza di qualche fila. Non si trattava di una grande esperienza visiva. E spesso l’unica scelta era vedere la seconda parte di un film schifoso dopo che ci si era addormentati a un certo punto della storia. Ma dava comunque ai passeggeri l’impressione di condividere un’esperienza comune.

L’arrivo degli schermi sugli schienali dei sedili, e in particolare degli schermi touch, ha fornito ai passeggeri maggiore scelta e autonomia. Ma ci ha anche spinto a isolarci gli uni dagli altri e, in parte come conseguenza di tutto questo, abbiamo cominciato a percepire come un fastidio la presenza dei nostri compagni di viaggio. Più di recente le compagnie aeree hanno cominciato a fornire lettori media portatili o a permettere ai passeggeri di usare i propri dispositivi. Anche in questo caso, l’effetto è stato lo stesso: più libertà, meno comunità.

Esistono ancora molti ostacoli alla diffusione capillare della realtà virtuale. Quello più grande è la connettività a internet, che rimane ancora insufficiente a soddisfare la domanda attuale, per non parlare del traffico legato alla presenza di centinaia di dispositivi per la realtà virtuale.

Eppure, lentamente, il wifi a bordo sta cominciando a migliorare (anche se la cosa potrebbe provocare anche nuovi problemi, come le chiamate telefoniche via internet, che potrebbero rendere i vicini di posto ancor più fastidiosi).

Ed è possibile che la tecnologica ci spinga nella direzione opposta, verso un maggior godimento dell’esperienza del volo. Un’azienda chiamata Cpi, per esempio, ha progettato una fusoliera senza finestre, nella quale le telecamere esterne proiettano delle immagini all’interno dell’aereo, trasformando di fatto i muri dell’apparecchio in un’enorme finestra attraverso la quali si può vedere il cielo.

Fuori dal finestrino
Per quanto possa apparire improbabile, questa tecnologia potrebbe rivelarsi una manna per i fabbricanti di aerei – per i quali incorporare delle finestre è un costoso fastidio – e per i passeggeri, i quali non dovrebbero più contendersi il posto accanto al finestrino per avere una vista che potrebbero ottenere solo, peraltro con un po’ di fortuna, da un preciso oblò. Potrebbe anche risvegliare il senso di meraviglia perduto che si prova nel trovarsi sospesi al di sopra delle nuvole.

Niente che una cuffia isolante per la realtà virtuale non possa vanificare, naturalmente. Ma nel frattempo, mentre tutta questa tecnologia viene messa a punto, Gulliver invita i viaggiatori a fare quel che lui tenta sempre – a volte senza successo – di ricordarsi di fare: quando decolla in una giornata nuvolosa, guardate fuori dal finestrino mentre l’aereo si alza e cogliete quel momento mistico nel quale attraversa le nuvole e arriva nel cielo assolato.

È un momento davvero miracoloso da osservare. Non dimentichiamocene, indipendentemente da dove ci porterà la tecnologia.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo di A.W. è uscito nel blog Gulliver del settimanale britannico The Economist.

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