Impreparazione. Questa è la parola chiave del rapporto ufficiale presentato il 1 marzo dall’ufficio del controllore dello stato israeliano sulla gestione del conflitto nella Striscia di Gaza nell’estate del 2014. In questo documento il giudice Yosef Shapira accusa i vertici politici e militari di Israele di non aver stabilito nessun obiettivo strategico prima di dare il via alle ostilità.
Tra l’8 luglio e il 26 agosto 2014 l’operazione Margine protettivo, condotta nei territori controllati dal Movimento islamico di resistenza (Hamas), aveva causato secondo le Nazioni Unite 73 morti tra gli israeliani (dei quali 68 erano soldati) e 2.251 tra i palestinesi (dei quali 1.462 erano civili).
La relazione di Shapira insiste in particolare sul fatto che in questa guerra – la terza in sei anni dopo quella del 2008-2009 e del 2012 – i vertici dello stato ebraico avevano sottovalutato la minaccia dei tunnel utilizzati da Hamas per infiltrarsi in territorio israeliano.
Un pericolo ancora attuale
Secondo Yoav Zitun di Ynetnewsil pericolo è ancora attuale: almeno la metà dei tunnel esistenti non è stata distrutta e rimane utilizzabile. Zitun critica anche i contrasti tra l’esercito e il ministero della difesa, che impediscono di risolvere in modo efficace il problema.
Anche The Times of Israel insiste su questo punto, spiegando che i miliziani islamisti continuano a scavare e che in caso di nuovo scontro armato le loro reti sotterranee potrebbero mettere in difficoltà la sicurezza di Israele.
Criticando le conclusioni del rapporto ancor prima della sua pubblicazione, il primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu ha dichiarato su Facebook che Israele ha tratto insegnamento dalla guerra e che “nel rapporto non sono menzionate le lezioni più importanti. Lezioni che applichiamo minuziosamente, con costanza e con discrezione, senza fare dichiarazioni ai mezzi d’informazione”.
La linea di difesa di Netanyahu non convince l’esperto del quotidiano progressista Haaretz, Amos Harel: secondo lui, il premier invece di giocare a “chi è il migliore patriota” – un atteggiamento tipicamente “trumpiano” – dovrebbe accettare le critiche costruttive.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
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