29 marzo 2021 16:59

L’ultimo round di raccolta fondi della società di pagamenti digitali Stripe ha fatto arrivare il patrimonio netto dei suoi fondatori, Patrick e John Collison, a circa 11,5 miliardi di dollari a testa, catapultandoli nel regno dei trentenni più ricchi al mondo. Non male per due fratelli nati a Dromineer, nella contea irlandese di Tipperary, un minuscolo villaggio di appena cento anime.

In poco più di dieci anni, i fratelli Collison hanno trasformato la startup tecnologica Stripe, con sedi a Dublino e a San Francisco, in un ingranaggio vitale dell’economia digitale globale, un’azienda che oggi fornisce servizi di pagamento e di ecommerce a clienti e marchi che vanno da Google, Amazon e Uber a Deliveroo, Spotify e Peleton.

Nell’ultimo anno, la pandemia di coronavirus ha accelerato il passaggio dai pagamenti fisici a quelli digitali e i fratelli hanno appena raccolto dagli investitori 600 milioni di dollari per finanziare un’ulteriore espansione. Di conseguenza il valore di Stripe ha raggiunto la vetta di 95 miliardi di dollari: si tratta della stima più alta in tutta la Silicon Valley per un’azienda tecnologica privata.

Per i Collison è un bel passo in avanti rispetto all’infanzia a Dromineer, un villaggio di campagna dove non c’era “altro che il muggito delle mucche”, come ha raccontato al Financial Times il fratello maggiore, Patrick. Per i primi dieci anni di vita, i due hanno vissuto in una casa senza nemmeno una connessione a internet. Incoraggiati a leggere e avendo a disposizione libri sul tema, i due giovani si sono appassionati ai computer e alla programmazione portando a casa il loro primo successo: hanno convinto i genitori a installare una connessione internet satellitare per poter continuare i loro studi informatici. Una mossa sicuramente vincente: il primo giorno in rete, ha ricordato Patrick nella stessa intervista al Financial Times, avevano già realizzato il suo primo sito.

“Dirigere un’azienda in espansione di quelle dimensioni e non dimenticare l’Irlanda è semplicemente sbalorditivo”

Pat Phelan, un imprenditore e investitore irlandese che conosce i fratelli da prima di Stripe, li ricorda come una coppia di adolescenti svegli che la mamma portava agli incontri di blogger. “Essere simpatici a tutti è difficile”, dice Phelan. “Ma con i nuovi fondi creeranno un migliaio di posti di lavoro in Irlanda, oltre a un quartier generale europeo: non hanno mai dimenticato le loro radici. Dirigere un’azienda in espansione di quelle dimensioni e non dimenticare l’Irlanda è semplicemente sbalorditivo”.

Patrick, che ora ha 32 anni, e John, 30, hanno lanciato la loro prima startup tecnologica, l’app di acquisti Shuppa (persino il nome, che riprende la parola gaelica per “negozio” , era un omaggio alle loro radici) da Limerick nel 2007. Non avendo ricevuto finanziamenti in Irlanda, si sono trasferiti a San Francisco, dove ora vivono entrambi. Un anno dopo hanno venduto la startup, ribattezzata Auctomatic, per cinque milioni di dollari, diventando così degli adolescenti milionari.

La coppia ha cominciato gli studi nelle università degli Stati Uniti: Massachusetts institute of technology per Patrick e Harvard per John. Ma dopo nemmeno un anno entrambi hanno abbandonato l’accademia per una seconda avventura imprenditoriale. E stavolta sono andati direttamente nella Bay Area.

Stripe, la compagnia che hanno messo in piedi, è l’emblema della terza ondata di giganti della Silicon Valley. La sua principale attività è stata definita “programmare un linguaggio per far girare soldi”. La società vuole che l’aggiunta di un’infrastruttura di pagamento a un sito o a un’app sia semplice e intuitiva per gli sviluppatori, come cambiare un colore di sfondo o abilitare l’accesso degli utenti tramite il profilo Facebook.

Semplificando, l’idea è che gli sviluppatori possano aggiungere un servizio di pagamento ai loro siti con solo sette righe di codice. E a differenza di PayPal, Apple Pay o di altri concorrenti, gli utenti non devono nemmeno sapere che Stripe esiste: pagano con le loro carte di credito o di debito senza dover creare un account, ricordare una password o essere confusi da strani nomi che appaiono nell’estratto conto.

Per l’analista Ben Thompson, il suo obiettivo è, in fondo, realizzare l’equivalente nella finanza digitale del sistema di cavi sottomarini che collegano insieme il mondo. “Stripe non è semplicemente una piattaforma, è una piattaforma per piattaforme”, dice. “Stripe non è necessariamente in competizione con altri fornitori di servizi di tecnofinanza, ma cerca di essere una sorta di spina dorsale per tutti loro”.

Costruire la spina dorsale dell’internet finanziaria non è solo un’attività redditizia (come dimostrano le valutazioni stratosferiche): immunizza anche Stripe da molte delle guerre in corso al cuore dell’industria tecnologica moderna. La società e gli stessi Collison sono riusciti a rimanere in relazioni amichevoli con le diverse fazioni in lotta nella Bay Area.

Certo, un osservatore attento può indovinare per chi simpatizzino. In una fase iniziale la società è stata finanziata dal venture capitalist Peter Thiel, sostenitore di Donald Trump, e Patrick è molto vicino al giro dell’influente blogger Tyler Cowen, portavoce dell’approccio razionalista della scuola austriaca.

Ma avendo avuto in squadra personalità come Saikat Chakrabarti, ex capo dello staff di Alexandria Ocasio-Cortez e uno dei principali sostenitori del Green new deal, forse il più grande risultato dei Collison – al di là, perfino, delle loro fortune multimiliardarie – è essere arrivati così lontano senza essersi fatti nemici lungo la strada.

(Traduzione di Nicola Vincenzoni)

Questo articolo è stato pubblicato dal Guardian con il titolo “From Tipperary to Silicon Valley: how Stripe became vital cog in digital economy”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it