01 luglio 2022 15:34

Jason Pierce ha accettato di fare l’intervista su Zoom, ma senza il video. Per questo da Londra arriva solo la sua voce, delicata e traballante, provata dagli anni e da vari problemi di salute. Il leader degli Spiritualized, storica band britannica di rock psichedelico, è noto per il suo carattere schivo, ma è sorprendentemente gentile e disponibile. Per sua stessa ammissione vive un po’ fuori del mondo e non legge tutti i giorni le notizie, quasi volesse preservare una purezza di spirito. Ma quando parla di musica, della sua e di quella degli altri, fa fatica a nascondere l’entusiasmo, anche se non abbandona mai la compostezza british.

Dalle sue parole viene fuori tutto l’orgoglio che prova per il nuovo disco della sua band, Everything was beautiful, uscito il 22 aprile. Forse perché dentro di lui sa che questo è uno degli album migliori della sua carriera, a tratti in grado di lambire l’intensità del capolavoro del 1997 Ladies and gentlemen we are floating in space. Non è un caso che i due album comincino in un modo simile: con una traccia in cui il titolo viene letto da una voce femminile, che stavolta è la figlia di Pierce, Poppy. E anche la grafica del libretto, che ricorda una scatola di farmaci, rimanda alle pillole che erano sulla copertina del disco del 1997. Inoltre il primo pezzo, Always together with you, con il suo andamento volteggiante, sembra la versione pacificata di quello che apriva Ladies and gentlemen we are floating in space.

“Non sapevo bene cosa mettere all’inizio, e appena mia figlia ha detto quelle parole mi è venuta l’illuminazione: era il modo giusto per far partire tutto, per far immergere gli ascoltatori in un viaggio al di fuori dell’atmosfera terrestre”, racconta Pierce. “Questi brani erano nel cassetto da tempo. L’idea originale era di fare un disco doppio, ma non riuscivo a venirne a capo. E poi Matthew Johnson, il fondatore della mia etichetta, la Fat Possum, non ama gli album doppi. Lui mi ha convinto a pubblicare And nothing hurt nel 2018, che conteneva il primo gruppo di canzoni e dopo mi sono preso il mio tempo per finire queste. Tra l’altro, se li affianchi, i titoli dei dischi formano la frase ‘Everything was beautiful, and nothing hurt’ (Tutto era bello, e niente stonava), che è presa da Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut, uno dei miei scrittori preferiti”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Molti brani dell’album, come Best thing you never had e l’omaggio a Iggy Pop Let it bleed (For Iggy), hanno un suono sporco, ma al tempo stesso stratificato. “Fin da subito Everything was beautiful doveva suonare come un disco dal vivo. In generale voglio che la mia musica faccia sempre pensare ai grandi spazi, come succede in The mainline song, che è ispirata alla ferrovia statunitense. Mi piace creare brani apparentemente immobili, fondati sulla ripetizione di alcuni semplici elementi, ma che in realtà ti fanno viaggiare lontano”, spiega il musicista nato a Rugby nel 1965.

Pierce, che a tratti strascica le parole ma dà comunque l’impressione di essere lucidissimo e di pesarle molto bene, insegue da sempre la semplicità. La sua musica si nutre di pochi accordi ripetuti e di atmosfere psichedeliche – il suo primo gruppo, gli Spacemen 3, aveva un motto: “Drogarsi per fare musica per cui drogarsi”. Ma gli Spiritualized non fanno solo musica cupa e ossessiva, anzi. Spesso sconfinano in territori gospel e rincorrono melodie orecchiabili nei ritornelli. “Molti generi, come il rock’n’roll, sono basati su due o tre accordi. A volte anche su uno solo, come nel caso del blues di John Lee Hooker. Già quando ero con gli Spacemen 3 non ero interessato a imparare tanti accordi, mi bastava poco per scrivere delle canzoni. E gli accordi in maggiore mi sono sempre piaciuti più di quelli in minore. Sentire una chitarra sparata al massimo che ripete la stessa nota per cinque minuti è ancora una cosa eccitante, mi piace la brutalità della semplicità. Penso di non essere un grande autore di canzoni e sono affascinato da chi scrive grandi brani pop con frasi apparentemente banali come I will always love you o Be my baby. Sembra una cosa così facile da fare, ma non è così”.

Nel tempo Pierce ha passato anche momenti difficili. Dopo anni di dipendenza da alcol e droghe, nel 2005 ha contratto una forma grave di polmonite per la quale ha vissuto un’esperienza di quasi-morte in ospedale: il suo cuore si è fermato per due volte. Nel 2012 si è dovuto curare per un tumore e da anni è alle prese con una grave disfunzione al fegato. Ma oggi sembra una persona in pace con sé stessa. Perfino la pandemia e il lockdown non sembrano aver scalfito la sua serenità. “In quel periodo le cose sono state più semplici del previsto, perché potevo lavorare al mio ritmo naturale. Ho scritto molto durante il lockdown e ho tanto materiale per le mani”. E cosa ne farà? “Ehi, non ne ho idea! Il disco è uscito da poco, fammi riposare un po’”, risponde ridendo.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Con la pubblicazione di Everything was beautiful gli Spiritualized sono tornati a esibirsi sul palco dopo due anni di pausa. E nei prossimi mesi potrebbero arrivare anche in Italia. “Stiamo cercando di programmare delle date dalle vostre parti. Ma è un momento strano, tutti i musicisti sono in tour, c’è un po’ di affollamento e confusione. Vogliamo aspettare un attimo e capire bene come si mettono le cose”, dice Pierce.

Everything was beautiful si conclude con una cupa ballata dalle tinte rnb intitolata I’m coming home again: nel brano Pierce si lascia andare a un flusso di coscienza che è al tempo stesso un viaggio nell’oscurità e un inno alla vita. Sembra il canto di un sopravvissuto. Senza poterlo vedere, ascoltando solo la sua voce su Zoom, me lo immagino così: stanco, consumato dagli anni; ma con una visione nitida, quasi messianica, del passato, del presente e del futuro.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it