23 marzo 2019 10:02

La pensionata ucraina Nadija Ignatiy racconta di aver dovuto abbattere gli alberi di ciliegio e di prugne del suo giardino per fare legna, da quando il governo ha alzato il prezzo del gas alla fine dello scorso anno.

Alle elezioni presidenziali del 31 marzo voterà contro il presidente Petro Porošenko e a favore di un oppositore che ha promesso di ripristinare i sussidi al gas che sono stati tagliati per finanziare un piano di salvataggio economico internazionale.

“Abbiamo ripulito tutto il giardino”, spiega nella sua casa, nel villaggio di Skryalivka, ottanta chilometri a sudest di Kiev. “Non solo io, lo stanno facendo anche altri… Prima ti potevi riscaldare con il gas ma adesso è un problema”.

Simili frustrazioni potrebbero spostare l’ago della bilancia a svantaggio di Porošenko, le cui riforme improntate al libero mercato hanno contribuito a stabilizzare un paese in lotta contro i separatisti sostenuti dalla Russia e hanno incoraggiato investitori occidentali spaventati dalla diffusa corruzione.

Porošenko è stato eletto nel 2014 dopo che un’ondata di proteste aveva deposto un presidente vicino al Cremlino e spinto il governo e l’occidente allo scontro con la Russia. Quest’ultima, dal canto suo, ha annesso la Crimea e sostenuto il rovesciamento dell’autorità del governo di Kiev sull’Ucraina orientale.

Influente uomo d’affari che ha fatto fortuna grazie ai dolciumi, Porošenko aveva promesso di trascinare l’ex paese sovietico fuori dell’orbita russa e di ripristinare il controllo della parte orientale in poche settimane. Quest’ultima cosa non è avvenuta, ma ha saputo gestire un difficile stallo con le regioni separatiste e messo fine a una grave recessione, con una crescita di circa il 3,4 per cento lo scorso anno.

I livelli di vita, tuttavia, hanno continuato a peggiorare. Il salario medio mensile è sceso dell’equivalente di quasi ottanta dollari dal 2013 e, da allora, il valore del dollaro è triplicato rispetto a quello della hryvnia, la valuta locale. L’inflazione è schizzata al 43 per cento nel 2015 e il prezzo di un metro cubo di gas è circa 12 volte superiore a quello nel 2013.

Dai tempi della rivoluzione, “niente è concretamente cambiato per il meglio”, spiega Nadija Yurcenko, 79 anni, che quando ha votato per Porošenko, nel 2014, sperava in una pensione più alta, un sussidio per il riscaldamento, migliori cure mediche, oltre che in una pace con la Russia.

Porošenko ha vinto le elezioni del 2014 al primo turno, ma molti sondaggi mostrano che la sua principale sfidante stavolta sarà Julija Tymošenko, l’ex prima ministra che paragona l’aumento del prezzo del gas a un “genocidio”.

Un altro candidato che ha visto la sua popolarità in ascesa a febbraio è l’attore comico Vladimir Zelenski, novizio della politica e figura perlopiù indecifrabile.

Tra incudine e martello
“Per il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la maggior parte dei paesi occidentali dell’Ucraina, Porošenko è il male minore, un partner accettabile”, sostiene l’analista Vladimir Fešenko. Tuttavia, “con la richiesta di aumentare il prezzo del gas e le tariffe dei servizi pubblici, l’Fmi finisce paradossalmente per aiutare politicamente quelli che teme”, spiega.

I sussidi al gas per le famiglie sono una fonte di corruzione in Ucraina perché le aziende li manipolano a proprio beneficio, evitando di pagare i prezzi di mercato e prosciugando così le casse dello stato.

L’Fmi, che ha prestato all’Ucraina 14,7 miliardi di dollari dall’aprile 2014, ha imposto come condizione alla concessione di nuovi fondi quella di riportare le tariffe domestiche gradualmente in linea con i prezzi di mercato. Quando i prezzi si sono impennati, a novembre, Porošenko ha dichiarato di non avere avuto altra scelta.

“Il governo si è trovato tra l’incudine e il martello, costretto a scegliere tra l’aumento delle tariffe e un duro colpo alla stabilità macroeconomica”.

Il responsabile dell’Fmi per il paese, Gosta Ljungman, ha dichiarato che i controlli sui prezzi non sono stati in grado di garantire la protezione sociale e hanno portato a consumi eccessivi e corruzione, mentre la liberalizzazione del mercato avrebbe spinto le famiglie più ricche a pagare di più, rendendo così disponibile una maggiore quantità di denaro per quelle più povere.

I funzionari statali non hanno voluto esprimersi sul perché alcune delle famiglie più povere del paese non avessero ottenuto gli aiuti necessari.

Porošenko ha promesso decisi aumenti dei salari e delle pensioni

L’aumento dei prezzi è tra le principali preoccupazioni degli elettori. Il prezzo del gas è in cima a un sondaggio d’opinione condotto dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev a ottobre e all’inizio di novembre, e Porošenko è scivolato dal secondo al terzo posto nell’ordine delle preferenze, dietro a Timošenko e Zelenski.

Porošenko era sceso al secondo posto dopo che la chiesa ortodossa ucraina ha ottenuto l’indipendenza dalla chiesa russa a gennaio. Il governo prevede d’introdurre un aumento delle pensioni e, secondo i suoi oppositori, si tratta solo di una mossa per aumentare il suo indice di gradimento.

Ma secondo Fešenko ogni possibile guadagno potrebbe essere controbilanciato dall’arrivo, entro marzo, delle prime bollette rincarate del gas e degli altri servizi.

Timošenko e altri candidati come Jurij Bojko, un ex ministro dell’energia, popolare soprattutto nella parte orientale e russofona dell’Ucraina, hanno usato l’aumento dei prezzi per attaccare il presidente.

Gli animi si sono surriscaldati nel corso di un incontro tra deputati avvenuto alla fine di febbraio, quando Timošenko ha accusato Porošenko e i suoi soci di aver dirottato il denaro guadagnato grazie all’aumento dei prezzi verso conti bancari offshore, un’accusa prontamente smentita.

Dopo una riunione con Timošenko il 16 febbraio, la direttrice dell’Fmi Christine Lagarde ha sottolineato l’urgenza, per l’Ucraina, di portare avanti le riforme e salvaguardare il proprio ritorno alla stabilità economica.

Timošenko sostiene di volere mantenere la cooperazione con l’Fmi, cambiando però i termini dell’accordo. Ha anche promesso decisi aumenti dei salari e delle pensioni e di cambiare la politica della banca centrale al fine di fornire prestiti non gravosi alle piccole attività commerciali. Non è chiaro come metterà in pratica tali promesse se dovesse vincere, ma la cosa basta a mettere a disagio molti investitori.

Porošenko ha contribuito a far crescere gli investimenti diretti esteri fino a 4,4 miliardi di dollari nel 2016, ma questi sono scesi a 1,87 miliardi nel 2017 a causa dei timori per le finanze pubbliche ucraine, una cifra molto lontana rispetto ai 5,46 miliardi raggiunti sotto l’ex presidente Victor Janukovič.

“La minaccia d’interruzione della cooperazione con l’Fmi, e la minaccia di vedere il paese nuovamente di fronte alla prospettiva della bancarotta saranno molto più gravi se vinceranno altri candidati”, spiega Serhiy Fursa, un banchiere d’investimento che vive a Kiev.

Il risanamento delle finanze statali interessa poco agli elettori rimasti senza denaro. Ljuba Špičák, una pensionata di 73 anni della città di Čerkasy, trattiene a stento le lacrime mentre spiega quanto sia diventato caro per lei riscaldare il suo appartamento di due stanze.

A dicembre quasi i quattro quinti della sua pensione sono stati spesi per le bollette, spiega al telefono: “Sono molto malata, dopo aver lavorato tutta la vita in una fabbrica chimica. Cammino a malapena e hanno respinto la mia richiesta di sussidi”.

Nel villaggio Skrialivka, nella provincia di Fastiv, dove Porošenko ha ottenuto circa il 65 per cento dei voti nel 2014, gli abitanti raccontano che molte persone sono in difficoltà.

Un pomeriggio di febbraio mentre una fitta neve ricopre il terreno e il termometro nel suo salotto segna cinque gradi, Nadija Jurčenko spiega di non poter andare molto lontano con la sua pensione, dopo una carriera da insegnante e preside durata 45 anni.

Ha un calendario del 2015 con il viso di Julija Tymošenko appeso su uno scaffale, accanto ai libri di Fëdor Dostoevskij e James Joyce, ma dice che voterà per Jurij Bojko. Lo stesso farà la sua vicina di casa, la sessantenne Nadija Ignatiy, la donna che ha dovuto abbattere i suoi alberi da frutto per alimentare la stufa.

Jurčenko ritiene che, per riscaldare correttamente la propria casa per tutto l’inverno, dovrebbe spendere circa quattro mesi di pensione. Il prezzo di gas, elettricità e cibo è in aumento. “Aumenta tutto, tranne i salari e le pensioni”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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