29 giugno 2020 10:11

Il voto del 28 giugno ha stabilito che ci sarà un secondo turno delle elezioni presidenziali polacche. Questa piccola rivoluzione allenta la morsa del partito conservatore Diritto e giustizia (PiS) sulla vita politica del paese. La Polonia è stata scossa da un terremoto politico che avrà ripercussioni in tutta Europa.

Il presidente uscente Andrzej Duda confidava in una rielezione al primo turno, un esito che sembrava plausibile nella data inizialmente prevista per il voto, il 10 giugno. Ma il covid-19 ha costretto le autorità a posticipare le elezioni, e da quel momento niente è andato come previsto per il partito al potere.

L’opposizione liberale ha cambiato il suo candidato proponendo il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, autore di una rimonta che ha fatto tremare Andrzej Duda al primo turno. Ora il ballottaggio – previsto per il 12luglio – si annuncia estremamente incerto.

Il prossimo voto si annuncia come il più importante nella storia del paese dopo le prime elezioni libere del 1989

La campagna elettorale del primo turno ha assunto la forma di una guerra culturale tra le due Polonie, una conservatrice e cattolica e l’altra filoeuropea, più liberale e urbana. A questo si aggiungono una gestione discutibile della pandemia e le difficoltà economiche che ne sono derivate.

Il partito al potere ha pensato che cavalcando le divisioni sociali e facendo appello alle radici conservatrici e rurali del paese avrebbe indebolito il principale candidato dell’opposizione. Il terreno dello scontro sono stati i diritti delle persone lgbt, argomento tabù, ma non quanto immaginava il PiS.

Duda ha lanciato un attacco violento contro quella che ha definito “l’ideologia lgbt”, parlando di un approccio “neobolscevico ancora più pericoloso di quello dell’ideologia comunista”.

Questo linguaggio omofobo dai toni “trumpiani” ha avuto un effetto negativo e non ha indebolito Trzaskowski, primo sindaco di Varsavia ad aver partecipato al gay pride. Il candidato liberale ha guadagnato consensi promuovendo una Polonia “normale”, ovvero pacificata.

La corsa per il ballottaggio è aperta. Al primo turno i candidati erano undici, e questo significa che, nonostante gli oltre dieci punti di ritardo rispetto a Duda, Trzaskowski può contare su una riserva di voti più ampia di quella del suo rivale.

La battaglia si annuncia senza quartiere. Se un liberale fosse eletto alla presidenza, creando una sorta di “coabitazione alla francese”, l’intero programma del PiS sarebbe alla mercé del veto presidenziale, a cominciare dall’attacco contro le istituzioni che ha portato la Polonia ai ferri corti con l’Unione europea.

Il prossimo voto si annuncia come il più importante nella storia del paese dopo le prime elezioni libere del 1989, quando i polacchi si trovarono a decidere tra due impostazioni diametralmente opposte.

Inutile dire che buona parte dell’Europa spera che il 12 luglio gli elettori sceglieranno l’apertura. Il posto della Polonia, considerando le dimensioni della sua economia, dovrebbe essere al fianco degli stati che fanno avanzare l’Unione, anziché tra quelli che spingono costantemente sul freno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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