03 febbraio 2020 12:00

La Polonia ha due facce che rendono complessa e delicata qualsiasi visita ufficiale, a cominciare da quella del presidente Emmanuel Macron in programma il 3 e il 4 febbraio.

Da un lato la Polonia è il più importante paese dell’Europa centrale: per la sua popolazione, perché rappresenta il miglior successo economico dell’allargamento a est e per la sua posizione geografica, alla frontiera orientale dell’Unione europea in una zona delicata.

Ma c’è anche un’altra faccia. La Polonia, infatti, è guidata da un governo ultra-conservatore accusato di voler minare lo stato di diritto, tanto che la Commissione europea ha avviato una procedura contro Varsavia per aver cercato di compromettere l’indipendenza della magistratura. Le minacce del governo polacco colpiscono anche i mezzi d’informazione, la società civile, i migranti e gli omosessuali. Tutto questo, inevitabilmente, intacca l’immagine del paese all’estero.

Emmanuel Macron ha passato la prima metà del suo mandato presentandosi come araldo dei valori liberali contro l’illiberalismo e il populismo, concetti incarnati alla perfezione dal Pis, il partito al potere in Polonia. Oggi il presidente francese tenta un riavvicinamento, senza però rinnegare le critiche. Una manovra acrobatica, insomma.

Il progetto francese di riavvicinamento alla Russia inquieta la Polonia

Macron sostiene ormai da due anni un progetto di riforma in Europa, che tuttavia si è infranto contro un muro di inerzia se non addirittura di ostilità. Oggi il presidente sperimenta un nuovo approccio, più conciliante, in un momento in cui l’agenda europea beneficia dell’effetto di una nuova Commissione.

Ma in Polonia, o quantomeno nei circoli del potere, il presidente francese è atteso con una buona dose di sfiducia, innanzitutto perché è giudicato arrogante (e sicuramente non è il primo francese a suscitare questa opinione) ma anche perché alcune delle sue posizioni sconvolgono i polacchi.

Il suo progetto di riavvicinamento pragmatico con la Russia inquieta una Polonia che continua a nutrire forti timori nei confronti di Mosca e soprattutto di Vladimir Putin. Inoltre la dichiarazione polemica di Macron sullo stato di “morte cerebrale” della Nato ha un impatto enorme in un paese che ha scelto di affidare la sua sopravvivenza all’Alleanza atlantica e agli Stati Uniti, al punto da finanziare l’arrivo delle truppe statunitensi in un futuro “Fort Trump”.

Filo sottile
Se Macron vuole che il progetto dell’Europa della difesa non sia percepito a est come una macchina da guerra anti Nato, o che il negoziato sul budget dell’Unione si trasformi in una guerra di trincea, dovrà provare a disinnescare, chiarire e rassicurare.

Al contempo all’Eliseo sottolineano che “il presidente non rinnega una singola parola del suo impegno per difendere i valori e lo stato di diritto”.

Macron dovrà cimentarsi in un esercizio delicato per non tradire le speranze della società civile polacca (che dall’Europa vorrebbe un aiuto per fermare la deriva autoritaria del governo) e al contempo permettere convergenze sui temi comuni europei.

All’indomani dell’uscita del Regno Unito, con i paesi dell’Unione che tornano a essere 27, non ci sarebbe nulla di peggio di una nuova serie di divisioni. Ma non possiamo permetterci per nessun motivo di dimenticare i valori su cui l’Unione è fondata. La visita delicata di Macron si svolgerà in equilibrio su questo filo sottile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it