19 novembre 2021 12:36

Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 1993 sul numero 3 di Internazionale. Era uscito il 23 novembre 1963 sul New York Times.

Dallas, 22 novembre. Oggi il presidente John Fitzgerald Kennedy è stato assassinato.

È morto in seguito a una ferita al cervello provocata da un proiettile di fucile sparatogli contro mentre, a bordo della sua limousine, percorreva il centro di Dallas alla testa di un corteo di automobili.

Il vicepresidente Lyndon Baines Johnson, che si trovava a bordo della terza auto dietro a quella del signor Kennedy, ha prestato giuramento in qualità di trentaseiesimo presidente degli Stati Uniti novanta minuti dopo la morte del suo predecessore. Il signor Johnson ha 55 anni. Il signor Kennedy ne aveva 46.

Poco dopo l’assassinio, la polizia di Dallas ha arrestato Lee H.Oswald, che aveva disertato in Unione Sovietica e aveva fatto parte del Fair Play for Cuba Committee. Stasera è stato accusato dell’omicidio.

Il sospetto è stato catturato
Il ventiquattrenne Oswald è stato accusato anche di aver ucciso un poliziotto che lo aveva avvicinato per strada. Un altro poliziotto ha avuto la meglio su Oswald dopo una colluttazione verificatasi in un teatro vicino.

Il presidente Kennedy è stato colpito alle 12,30. È stato dichiarato morto mezz’ora dopo, e il signor Johnson ha prestato giuramento alle 14,39.

Il signor Johnson, che non è rimasto ferito nella sparatoria, ha giurato all’interno del jet presidenziale sulla pista di Love Field. Il corpo del signor Kennedy era a bordo. Subito dopo il giuramento, l’aereo è decollato alla volta di Washington.

In piedi accanto al nuovo presidente, mentre il signor Johnson prestava giuramento, c’era la signora Kennedy, con le calze macchiate del sangue di suo marito.

Il governatore del Texas, John B. Connally Jr, che era a bordo della stessa auto di Kennedy, è rimasto gravemente ferito al petto, alle costole e al braccio. Le sue condizioni erano gravi, ma non disperate.

Il killer ha sparato da un edificio a poca distanza dal percorso del corteo di automobili. Il signor Kennedy, il governatore Connally e il signor Johnson avevano appena ricevuto un entusiastico benvenuto da parte di una vasta folla nel centro diDallas. Pare che il signor Kennedy sia stato colpito dal primo di quelli che, secondo i testimoni, sarebbero stati tre spari. È stato portato a gran velocità al Parkland Hospital di Dallas. Lì, in una sala per le operazioni d’emergenza, alla presenza soltanto di medici e infermieri, è morto senza riprendere conoscenza.

Nell’auto, insieme al signor Kennedy e al governatore Connally, c’erano la signora Kennedy, la signora Connally e un agente del servizio segreto. Altri due agenti viaggiavano a fianco dell’auto. A parte il signor Connally, nessun altro di questo gruppo di persone è rimasto ferito nel corso della sparatoria. Non appena suo marito è stato colpito, la signora Kennedy ha gridato “Oh no!”. Quando il signor Kennedy è morto, sua moglie si trovava in ospedale vicino a lui, ma non nella sala operatoria.Quando, verso le 14, il corpo è stato portato via dall’ospedale in una bara di bronzo, la signora Kennedy gli camminava accanto.

Sul suo volto si leggeva il dolore, e aveva lo sguardo fisso per terra. Indossava ancora l’abito color lampone con cui aveva salutato le folle che le davano il benvenuto a Fort Worth e aDallas. Ma si era tolta il cappellino in tinta che indossava in precedenza nella stessa giornata, e i suoi capelli scuri erano arruffati e scompigliati dal vento. Mentre la bara di suo marito veniva portata dentro un’ambulanza in attesa, lei ci teneva la mano appena poggiata sopra. La signora Kennedy è entrata nell’automezzo funebre accanto alla bara. Poi l’ambulanza si è diretta a Love Field e il corpo del signor Kennedy è stato caricato a bordo del jet presidenziale. Quindi la signora Kennedy ha assistito alla cerimonia del giuramento del signor Johnson.

Mentre il corpo del signor Kennedy lasciava il Parkland Hospital, all’esterno c’erano alcune persone attonite. Infermiere e dottori, bisbigliando tra loro, guardavano fuori della finestra. In precedenza, gli uomini del servizio segreto e i poliziotti avevano disperso una folla più grande, radunatasi prima che si sapesse la notizia della morte del presidente.

Preti cattolici danno l’estrema unzione
Due preti hanno dato l’estrema unzione al signor Kennedy, che professava la religione cattolica. Erano il molto reverendo Oscar Huber, pastore della Holy Trinity Church di Dallas, e il reverendo James Thompson.

La cerimonia, ritardata di cinque minuti per attendere l’arrivo della signora Kennedy, ha avuto luogo nella cabina privata del presidente, nella parte posteriore dell’aereo. Stipate nella saletta c’erano all’incirca venticinque o trenta persone: componenti dello staff presidenziale, membri del Congresso che aveva-no accompagnato il presidente nella sua visita di due giorni alle città del Texas e qualche giornalista.

La signora Kennedy stava alla sinistra del signor Johnson, con gli occhi e il volto che mostravano i segni del pianto che evidentemente l’aveva scossa sin da quando, non molto tempo prima, aveva lasciato l’ospedale. La signora Johnson, con indosso un vestito beige, stava alla destra del marito. Mentre il giudice Hughes leggeva il breve testo del giuramento, anche i suoi occhi erano rossi per il pianto. Il signor Johnson teneva le mani posate su una Bibbia nera rilegata in pelle e ripeteva: “Giuro solennemente che adempirò ai doveri di presidente degli Stati Uniti al meglio delle mie possibilità e difenderò, proteggerò e preserverò la Costituzione degli Stati Uniti”.

Queste ventisei parole hanno reso Lyndon Baines Johnson, ex ragazzo di fattoria e maestro di scuola di Johnson City, presidente degli Stati Uniti.

Johnson abbraccia la signora Kennedy
Il signor Johnson non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Ha abbracciato la signora Kennedy tenendole la mano per un lungo momento. Poi ha abbracciato anche la signora Johnson e la signora Evelyn Lincoln, la segretaria privata del signor Kennedy.“Ok”, ha detto il signor Johnson. “Riportiamo questo aereo a Washington”.

Alle 14,46, sette minuti dopo essere diventato presidente, centosei minuti dopo l’assassinio del signor Kennedy, il quarto presidente americano a morire in questo modo, Lyndon Johnson è partito alla volta di Washington a bordo del jet presidenziale bianco e rosso. Verso le 13,36, Malcom Kilduff, sottosegretario della Casa Bianca per i rapporti con la stampa, con la voce strozzata e gli occhi cerchiati di rosso, ha annunciato la morte del presidente. “Oggi, qui a Dallas, il presidente John F. Kennedy è morto verso le 13,00”, ha detto il signor Kilduff in ospedale. “È morto a causa di una ferita d’arma da fuoco al cervello. Non ho altri dettagli riguardo all’assassinio del presidente”.

Il signor Kilduff aveva annunciato anche che il governatore Connally era stato colpito da uno o più proiettili e che il signor Johnson, che non aveva ancora prestato giuramento, si trovava al sicuro sotto la sorveglianza del servizio segreto in un luogo non reso noto, presumibilmente l’aeroplano sulla pista di Love Field.

Il signor Kilduff ha rivelato che il presidente è stato colpito una volta. In seguito, i rapporti medici non hanno escluso la possibilità che ci siano state due ferite. Ma, per quanto è stato possibile apprendere, la morte è stata provocata da una grossa ferita al cervello. Più tardi, nel pomeriggio, il dottor Malcom Perry, un aiuto chirurgo, e il dottor Kemp Clark, primario di neurochirurgia al Parkland Hospital, hanno fornito maggiori dettagli. Hanno detto che il signor Kennedy è stato colpito da un proiettile alla gola, appena sotto il pomo d’Adamo. John F. Kennedy aveva anche una profonda ferita alla schiena e un’altra sulla parte destra della testa. Tuttavia, i medici hanno detto che era impossibile determinare immediatamente se le ferite fossero state provocate da uno o due proiettili.

Tentata la rianimazione
Il dottor Perry, il primo medico a portare soccorso al presidente, ha detto che sono state adottate diverse misure nel tentativo di rianimarlo, tra cui l’ossigeno, l’anestesia, un tubo indotracheale, una tracheotomia e una trasfusione di sangue. Per misurare le pulsazioni cardiache del signor Kennedy, gli è stato collegato un monitor per l’elettrocardiogramma.

Il dottor Clark è stato chiamato ed è arrivato nel giro di un paio di minuti. Ma già il signor Kennedy, secondo le parole del dottor Perry, era “in condizioni critiche e agonizzante”, come adire quasi morto. Il dottor Clark ha detto che, dopo una prima occhiata al presidente, aveva immediatamente concluso cheKennedy non sarebbe sopravvissuto.

“Era evidente che il presidente aveva riportato una ferita mortale”, ha detto. “Un proiettile era entrato e uscito dalla nuca, provocandogli lacerazioni esterne e perdita di tessuto cerebrale”. Il dottor Clark ha aggiunto che, poco dopo il suo arrivo, l’elettrocardiogramma ha registrato la perdita della funzione cardiaca del presidente. Si sono tentati allora anche un massaggio cardiaco e altre misure d’emergenza per la rianimazione. Il dottor Clark ha detto che tali misure hanno prodotto, per breve tempo, delle “pulsazioni percepibili”, ma “non sono servite a nulla”.

Dallas, Stati Uniti, 22 novembre 1963. La limousine presidenziale si dirige verso l’ospedale dopo la sparatoria. (Justin Newman, Ap/LaPresse)

I medici hanno detto che il presidente è rimasto sul tavolo operatorio d’emergenza dell’ospedale per circa quaranta minuti. Alla fine, c’erano forse otto medici nella sala operatoria n. 1, dove il presidente è rimasto fino alla morte. Il dottor Clark ha detto che è difficile determinare il momento esatto della morte, ma gli altri medici hanno affermato che, ufficialmente, essa è avvenuta alle ore 13.

In seguito, sono circolate delle voci secondo cui il presidente sarebbe rimasto ucciso sul colpo. Queste voci hanno avuto origine dalle parole del dottor Tom Shires, primario chirurgo dell’ospedale e professore di chirurgia presso la Southwest Medical School dell’Università del Texas, il quale in serata ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“Dal punto di vista medico, risultava chiaro che, al momento del suo arrivo in ospedale, il presidente non era in vita. Non respirava spontaneamente, aveva le pupille fisse e dilatate. Era ovvio che aveva riportato una ferita mortale alla testa. Tuttavia, dal punto di vista tecnico, ricorrendo a energiche misure per la rianimazione, alle flebo e a tutti i provvedimenti necessari per tentare di ristabilire l’equilibrio fisiologico, siamo riusciti a ottenere una parvenza di pulsazione cardiaca”.

Il dottor Shires ha affermato di essere “sicuro che era impossibile” che il presidente avesse parlato dopo essere stato colpito. “Sono assolutamente certo che non si è mai neppure reso conto di cosa lo avesse colpito”, ha detto il dottor Shires.

I dettagli di ciò che è accaduto quando sono echeggiati per la prima volta gli spari, mentre l’auto del presidente viaggiava a una velocità di circa quaranta chilometri orari, sono stati approssimativi. Gli agenti del servizio segreto, che avrebbero potuto dare maggiori dettagli, prima non hanno voluto parlare con i giornalisti, poi sono tornati a Washington col presidente Johnson.

I Kennedy acclamati a colazione
Il signor Kennedy aveva cominciato la sua giornata a Fort Worth, prima con un discorso in un parcheggio e poi con una colazione alla Camera di commercio. La comparsa a colazione era stata particolarmente trionfale per la signora Kennedy che, arrivata in ritardo, era stata accolta con un’ovazione.

Poi la comitiva presidenziale, che comprendeva il governatore Connally e signora, era partita in aereo alla volta di Dallas, un volo di otto minuti. Il signor Johnson, come di consueto, viaggiava su un aereo a parte. Il presidente e il vicepresidente non viaggiano insieme, per evitare che possa verificarsi una duplice tragedia.

A Love Field, i signori Kennedy si erano trattenuti per una decina di minuti per stringere la mano a un gruppo di democratici entusiasti allineati lungo le transenne.

Poi il signor Kennedy era salito a bordo della sua Lincoln decappottabile col tetto abbassato alla testa del corteo. Si era seduto sulla parte destra del sedile posteriore. Alla sua sinistra si era invece accomodata la signora Kennedy che sembrava godersi una delle sue prime escursioni politiche con il marito.

Sullo “strapuntino”, proprio davanti al signor Kennedy, sedeva il governatore Connally, con la signora Connally alla sua sinistra, su un altro “strapuntino”. Alla guida c’era un agente segreto, mentre altri due viaggiavano affiancati.

Dietro la limousine del presidente c’era una berlina scoperta con a bordo alcuni agenti del servizio segreto. Dietro di loro, in una decappottabile col tetto abbassato, c’erano i coniugi Johnson e il senatore democratico del Texas Ralph W. Yarborough.

Il corteo di automobili procedeva tranquillamente lungo un percorso di circa sedici chilometri attraverso il centro di Dallas, diretto verso il Merchandise Mart. Il signor Kennedy doveva parlare a un gruppo di eminenti cittadini di Dallas nel corso di un pranzo in suo onore.

Nel centro di Dallas, la folla era numerosa, entusiasta e plaudente. Quell’assembramento di gente era piuttosto insolito per questo centro del conservatorismo, dove soltanto un mese prima una folla di destra aveva attaccato Aldai E. Stevenson. Fu pure a Dallas che, durante la campagna presidenziale del 1960, il senatore Lyndon B. Johnson e sua moglie vennero quasi assaliti dalla folla nell’atrio del Baker Hotel.

Come ha ricordato in seguito la signora Connally, mentre il corteo stava per concludersi e l’auto del presidente si allontanava dalla fitta folla per imboccare la Stennonds Freeway vicino al Merchandise Mart, “eravamo tutti molto contenti dell’accoglienza che stavamo ricevendo a Dallas”.

L’auto si avvicina a un sottopassaggio
Dietro le tre auto in testa al corteo ce n’erano altre con a bordo dei notabili di Dallas e del Texas, più due automezzi carichi di giornalisti, diverse macchine scoperte che trasportavano fotografie altri giornalisti, nonché un altro automezzo per i componenti dello staff della Casa Bianca.

Come ha ricordato in seguito la signora Connally, l’auto del presidente era quasi pronta a imboccare un sottopassaggio alla congiunzione di tre strade – Elm, Commerce, e Main – quando è esploso il primo colpo.

Pare che questo colpo abbia centrato il signor Kennedy. Al rumore dello sparo, il governatore Connally si è voltato e subito si è visto che l’avevano colpito al petto.

La signora Mary Norman di Dallas stava sull’orlo del marciapiede e, in quel momento, aveva l’obiettivo della sua macchina fotografica puntato verso il presidente. L’ha visto piegarsi in avanti e poi scivolare giù sul sedile. “Dio mio!” ha ricordato inseguito di aver urlato la signora Norman. “Gli hanno sparato!”
La signora Connally ha detto che la signora Kennedy si è allungata verso suo marito e lo ha “afferrato”. La signora Connally, a sua volta, ha preso tra le braccia il governatore e, insieme alla signora Kennedy, si è abbassata il più possibile mentre l’auto sfrecciava via.

La maggior parte dei giornalisti negli automezzi per la stampa era troppo indietro per assistere alla sparatoria, ma ha visto scattare i poliziotti in motocicletta che accompagnavano il corteo. Molti hanno anche visto l’auto presidenziale accelerare e correre via, ma i giornalisti hanno saputo che era accaduto qualcosa di grave solo quando, due o tre minuti più tardi, hanno raggiunto il Merchandise Mart.

Le voci si sono diffuse al centro commerciale
Voci relative alla sparatoria si stavano già diffondendo tra le centinaia di persone radunatesi per il pranzo, che erano già alla prima portata. Non erano presenti né funzionari della CasaBianca né agenti segreti, ma l’insistenza delle voci ha fatto subito accorrere i giornalisti al Parkland Hospital. Lì hanno incontrato il senatore Yarborough, pallido, scosso e inorridito.

Il senatore ha detto ai giornalisti che era parso che gli spari provenissero da destra e da dietro l’auto su cui lui si trovava a bordo, la terza del corteo. Un altro testimone oculare, Mel Crouch, un giornalista televisivo di Dallas, ha riferito di aver visto, mentre risuonavano gli spari, un fucile che spuntava e poi rientrava da una finestra al “quinto o sesto piano” del magazzino di libri della Texas Pubblic School. Si tratta di un edificio statale in locazione situato su Elm Street, a destra rispetto al percorso del corteo. Il senatore Yarborough ha detto che c’è stata una breve pausa tra i primi due spari, e una più lunga tra il secondo e il terzo. Ha poi aggiunto che un agente del servizio segreto che guidava la macchina del senatore ha ordinato immediatamente ai coniugi Johnson di abbassarsi sotto il livello degli sportelli. Loro lo hanno fatto, e anche il senatore Yarborough si è messo giù.

Poi le auto in testa al corteo si sono allontanate a gran velocità in direzione del Parkland Hospital, che non era molto lontano, prendendo la strada più veloce.

“Dalla velocità a cui andavano le auto, abbiamo capito che era accaduto qualcosa di terribile”, ha riferito il senatore Yarborough, il quale ha aggiunto di aver visto, non appena rialzata la testa, un agente del servizio segreto nell’auto davanti alla sua che, evidentemente in preda alla frustrazione e al dolore, batteva i pugni contro la carrozzeria della sua auto.

La reazione della signora Kennedy
Soltanto i componenti dello staff della Casa Bianca hanno parla-to con la signora Kennedy. Uno studente di medicina di Dallas,David Edwards, l’ha vista nel Parkland Hospital mentre era inattesa di notizie su suo marito. Edwards ne ha dato la seguente descrizione:

“Aveva negli occhi uno sguardo simile a quello di un animale finito in trappola, di un coniglietto: mi è sembrata una donna coraggiosa, anche se nei suoi occhi c’era la paura”.

Secondo quanto ci hanno detto, sarebbe stato il dottor Clark a informare la signora Kennedy della morte di suo marito. Nessuno dei testimoni ha riferito di aver visto o udito degli agenti del servizio segreto o della polizia rispondere al fuoco. È stato visto un agente brandire una mitragliatrice mentre le auto sfrecciavano via. Il signor Crouch ha notato che un poliziotto è caduto a terra e ha estratto un’arma. Ma i fatti sono avvenuti in maniera così rapida che sembrava non ci fosse nulla a cui gli uomini potessero sparare.

Quando sono echeggiati gli spari, Crouch ha detto di aver visto cadere a terra due donne che, sull’orlo di un marciapiede, assistevano al corteo di automobili. Ha visto inoltre un uomo prendere in braccio la sua bambina e mettersi a correre per strada. La limousine del signor Kennedy – targa numero GG300immatricolata nel Distretto di Columbia – si è fermata davanti all’entrata di emergenza del Parkland Hospital. Il senatore Yarborough ha detto che il presidente è stato portato dentro in barella. Quando i reporter sono arrivati all’ospedale, la polizia teneva sotto stretta sorveglianza l’auto presidenziale e non permetteva a nessuno di avvicinarvisi. Per terra, vicino all’auto, c’era un secchio d’acqua, segno evidente che il sedile posteriore era stato pulito. Robert Clark della American Broadcasting Company che, con la sua auto, si trovava a breve distanza dalle prime del corteo, ha detto che, mentre lo portavano dentro, il signor Kennedy era immobile, e sui suoi abiti c’era molto sangue. Clark ha aggiunto che, quando l’auto si è fermata davanti all’ospedale, la signora Kennedy stava china sul marito, poi si è alzata ed è entrata camminando a fianco della barella. Il signor Connally sedeva tenendosi le mani sul ventre, con la testa reclinata. Anch’egli è stato portato all’interno dell’ospedale in barella, e al suo fianco c’era la signora Connally. Robert McNeill dellaNational Broadcasting Company, che si trovava anch’egli nella macchina dei giornalisti, ne è saltato fuori sulla scena della sparatoria. Ha detto che i poliziotti hanno fermato due testimoni oculari – un ragazzino negro di otto anni e un uomo bianco – per procurarsi delle informazioni.

Non è stato possibile verificare immediatamente molti di questi resoconti. Un abitante di Dallas di cui non si conosce l’identità, intervistato da una televisione locale, ha detto che stava acclamando il presidente quando si sono sentiti gli spari. Riteneva che il signor Kennedy fosse stato colpito due volte: una, come ricordava la signora Norman, quando s’è accasciato sul suo posto; un’altra quando è scivolato giù. “Sembrava che l’avessero proprio abbattuto”, ha detto l’uomo. Stasera, dopo quattro ore trascorse nella sala operatoria del Parkland Hospital, le condizioni del governatore Connally sono state definite “soddisfacenti”. Il dottor Robert R. Shaw ha operato il governatore per riparare il danno alla parte sinistra del torace. In seguito, il dottor Shaw ha detto che il governatore Connally è stato colpito alla schiena appena sotto la scapola, e che il proiettile ha trapassato completamente il torace, asportandogli parte della quinta costola.

Il dottore ha aggiunto che il proiettile, dopo essere uscito dalla parte superiore del corpo del governatore, gli ha colpito il polso destro, provocandogli una frattura composta. Poi si è conficcato nella coscia sinistra.

Un viaggio insolito per la signora Kennedy
La presenza della signora Kennedy al capezzale del marito in punto di morte è stata determinata da circostanze piuttosto insolite. Era raro che lei lo accompagnasse nei suoi viaggi in giro per il paese, e quasi mai l’aveva fatto quando tali viaggi avevano finalità politiche. Il viaggio in cui il signor Kennedy è stato impegnato ieri e oggi era solo in parte dettato da motivi politici; l’unico suo impegno politico pubblico avrebbe dovuto essere un discorso previsto per questa sera, nel corso di una cena per la raccolta di fondi nella capitale dello Stato, Austin.

Con questa visita in Texas, Kennedy voleva cercare di migliorare le proprie sorti politiche in uno Stato importantissimo in cui, nel 1960, aveva vinto a malapena. Sperava inoltre di ricomporre un’aspra disputa interna sorta tra i democratici del Texas. Alle 8,45, quando il signor Kennedy ha lasciato l’Hotel Texas a Fort Worth, dove aveva trascorso la sua ultima notte, per tenere un discorso alla folla radunatasi nel parcheggio dall’altra parte della strada, la signora Kennedy non era con lui. Ciò ha provocato un certo disappunto tra gli astanti.

“La signora Kennedy si sta preparando”, ha detto cordialmente il presidente. “Le ci vuole più tempo ma poi, naturalmente, è molto più bella di noi”. In seguito, la signora Kennedy è apparsa in ritardo alla prima colazione alla Camera di commercio a Forth Worth. Allora il signor Kennedy le ha indirizzato un’altra battuta. “Due anni fa”, aveva detto, “mi presentai aParigi dicendo di essere l’accompagnatore della signora Kennedy. Mi sento un po’ così anche in questo viaggio in giro per il Texas. Nessuno si chiede cosa indossiamo Lyndon e io”.

Nel discorso che il signor Kennedy avrebbe dovuto pronunciare durante il pranzo ufficiale al Merchandise Mart c’era un passo relativo a una sua recente preoccupazione, un argomento di grande interesse in questa città in cui il conservatorismo di destra costituisce la regola, piuttosto che l’eccezione.

Il presidente avrebbe detto che nel paese si odono “voci che predicano dottrine prive di qualsiasi collegamento con la realtà, del tutto inadeguate agli anni Sessanta, dottrine secondo cui, evidentemente, bastano le parole senza le armi, il vituperio vale quanto una vittoria e la pace è un segno di debolezza”.

Il discorso sarebbe continuato dicendo: “In un momento in cui si assiste a una riduzione constante del peso del debito pubblico sulla nostra economia, queste persone considerano tale debito la principale minaccia alla nostra sicurezza. In un momento in cui stiamo costantemente riducendo il numero di impiegati federali al servizio di ogni migliaio di cittadini, essi temono queste presunte orde di funzionari pubblici molto di più delle vere orde degli eserciti avversari”.

“Non possiamo aspettarci che tutti, per usare una frase di un decennio fa, ‘dicano cose sensate al popolo americano’, ma possiamo sperare che siano sempre di meno le persone disposte ad ascoltare cose senza senso. E l’idea che questa nazione sia destinata alla sconfitta a causa del deficit, o che la forza sia una questione di slogan, non è altro che una cosa priva di senso”.

Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 1993 sul numero 3 di Internazionale. Era uscito il 23 novembre 1963 sul New York Times.

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