Oggi la scena internazionale offre un panorama opprimente. Non ci sono motivi per lasciarsi andare all’ottimismo, e tutto sembra alimentare la nostra inquietudine. Ma siamo davvero di fronte a un’apocalisse imminente? Dovremmo forse rifugiarci tutti in Nuova Zelanda o su un altro pianeta?

Assolutamente no. Invece di pensare che tutto è perduto, forse dovremmo ricordarci che prima di conoscere l’equilibrio della Guerra fredda, il boom economico della ricostruzione e le conquiste sociali degli anni trenta (tutti fenomeni di cui gli occidentali sono stati tutto sommato gli unici a beneficiare), il mondo ha conosciuto due guerre mondiali devastanti e un secolo di continue e sanguinose lotte tra l’antico ordine e la democrazia emergente. La verità è che nella storia non c’è mai stata un’età dell’oro.

In Europa occidentale e negli Stati Uniti abbiamo vissuto una parentesi incantata, segnata dal progresso permanente, e l’incertezza del futuro ci sembra insopportabile e ci rende vergognosamente ciechi. Le cose non vanno bene, questo è vero, ma l’Europa resta il continente in cui si vive meglio, e di gran lunga. L’economia statunitense è in ripresa. In Africa la crescita è evidente, centinaia di milioni di cinesi sono usciti dalla povertà e l’America latina non è più il continente delle dittature militari, ma una terra dove la democrazia è ormai radicata e la prosperità aumenta.

Non tutto va così male. Il problema è che non ce ne accorgiamo, almeno non in Europa. Oggi si mescolano due realtà, il progresso generale e l’aumento del caos. Viviamo un periodo di transizione in cui gli occidentali non dominano più il mondo, ma nessun altro ha preso in mano le redini del comando. Un periodo in cui nuove potenze si affermano, in cui il mondo arabo esce da un letargo secolare e cerca sé stesso tra rivoluzioni democratiche, ritorni delle dittature e un fanatismo religioso dietro cui si nasconde un desiderio di rivalsa storica.

Viviamo in un mondo in cui l’affermazione delle donne e la rivoluzione dei costumi provocano violente scosse in tutti i continenti, un mondo in cui il cambiamento è estremamente rapido, dà le vertigini e passerà, come è sempre accaduto, attraverso decenni di guerra.

Di sicuro questo secolo non è peggiore del precedente. Stiamo semplicemente vivendo una rivoluzione mondiale, una somma di rivoluzioni diverse e simultanee. Noi europei faremmo meglio a conservare i nostri valori e difendere i nostri interessi unendo le forze, perché nella tempesta bisogna remare insieme e litigare su un tasso di indebitamento non serve a niente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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