Entrambi alle prese con le elezioni di medio termine, i presidenti di Stati Uniti e Francia devono affrontare bilanci economici radicalmente diversi.
Se le difficoltà della Francia sono ampiamente note, negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 6 per cento, la crescita è ripartita al ritmo del 3,5 per cento nel terzo trimestre 2014 e del 4,6 per cento nel secondo e l’indice di fiducia dei consumatori è ai massimi livelli degli ultimi sette anni.
In poche parole gli statunitensi se la passano molto meglio dei francesi, anche se i loro stipendi sono ancora troppo bassi. In ogni caso, dal punto di vista politico, i due presidenti sono nella stessa situazione. Con un indice di gradimento del 40 per cento, Obama è ancora lontano dal baratro raggiunto da François Hollande, ma questa percentuale è considerata molto bassa oltreoceano e non bisogna dimenticare che il presidente statunitense perderà quasi sicuramente le elezioni di oggi, perché non ha alcuna speranza di riconquistare la camera e rischia seriamente di perdere anche il senato.
Ma come è possibile che due uomini eletti a furor di popolo si trovino entrambi in cattive acque, nonostante tassi di crescita e disoccupazione così diversi?
Innanzitutto dobbiamo considerare il fatto che entrambi guidano paesi dove la politica tradizionale è ormai screditata.
L’aumento di eletti del Tea party tra i repubblicani statunitensi impedisce di raggiungere qualsiasi compromesso. A Washington la situazione è bloccata, e a farne le spese sono i due partiti e le istituzioni. Allo stesso modo, in Francia la crisi della sinistra e la spaccatura della destra favoriscono l’estrema destra e screditano l’ordinamento costituzionale ereditato dal generale De Gaulle.
Eppure, Francia e Stati Uniti continuano ad avere un’alta opinione del loro ruolo nel mondo.
Entrambi i paesi pensano di essere al centro della scena globale, ma la fine della guerra fredda e l’emergere di nuove potenze hanno considerevolmente ridotto la loro influenza. Per questo statunitensi e francesi si sentono perduti e incolpano i rispettivi presidenti, anche se a torto.
Infine bisogna ricordare che né Obama né Hollande hanno saputo (o potuto) superare queste difficoltà aprendo nuovi orizzonti e offrendo una visione del futuro più incoraggiante ai loro cittadini.
Un giorno riconosceremo che Obama e Hollande hanno gettato le basi della ripresa economica, ancora lontana in Francia ma già percepibile negli Stati Uniti. Intanto però entrambi i paesi sembrano aver perso la fiducia nella ragione e in quella capacità di dare una svolta storica che caratterizza i grandi statisti in tempi di crisi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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