19 settembre 2016 09:30

Ci abbiamo creduto e dobbiamo crederci ancora, perché il fallimento dell’accordo tra la Russia e gli Stati Uniti sulla Siria sarebbe una catastrofe, ma a questo punto dobbiamo ammettere che l’intesa è in grave pericolo.

Il 17 settembre l’esercito statunitense ha bombardato le truppe di Bashar al Assad uccidendo decine di uomini del regime, convinti di colpire i jihadisti del gruppo Stato islamico (Is). A quel punto i russi si sono scatenati.

Anche se Washington ha riconosciuto l’errore manifestando il suo rammarico, a Mosca pensano che gli attacchi “sono al limite tra la negligenza criminale e la connivenza diretta con i terroristi dello Stato islamico”. Le parole scelte dalla diplomazia russa complicano la situazione, con gli americani che si erano già raffreddati a causa degli ostacoli posti dal regime di Assad ai convogli umanitari diretti verso Aleppo.

Poche ragioni di ottimismo
L’accordo russo-americano si era infatti indebolito il 15 settembre, quando Damasco ha bloccato gli aiuti dell’Onu senza che la Russia abbia fatto niente per impedirlo. Questi incidenti sono sufficienti a dare per morto l’accordo che otto giorni fa aveva suscitato grandi speranze?

Non è ancora detta l’ultima parola, perché i motivi che hanno spinto statunitensi e russi a trovare un’intesa e pianificare una cooperazione militare contro l’Is restano forti. Washington non ha alcuna voglia di ritrovarsi nuovamente intrappolata nella tempesta mediorientale. Sull’altro fronte l’interesse del Cremlino è sempre quello di riavvicinarsi agli occidentali, soprattutto ora che gli elettori russi hanno disertato le elezioni legislative del 18 settembre e che l’aumento dell’astensione, oltre dieci punti percentuali in cinque anni, testimonia un calo della fiducia riguardo a Vladimir Putin.

Il presidente russo ha bisogno di rilanciare la sua economia, e non potrà farlo senza una distensione dei rapporti con l’occidente. Tuttavia è innegabile che quello appena trascorso è stato un weekend nero, e non solo per la Siria.

Anche la situazione in Europa non spinge all’ottimismo. Sapevamo che il vertice di Bratislava del 16 settembre non avrebbe risolto in un colpo solo tutti i problemi dell’Unione, ma la delusione è comunque forte. Tre mesi dopo la Brexit e a poche settimane dall’intesa tra Parigi, Berlino e la Commissione sulla necessità di rilanciare gli investimenti comuni e porre le basi di una difesa comune, sarebbe stato bene prendere decisioni concrete. Ma le cose sono andate diversamente.

Tutti colgono l’occasione per dire che il progetto europeo fa acqua

Sarebbe potuta andare peggio. Nessuno ha contestato i metodi proposti per rilanciare l’unità europea, e questo è già qualcosa. Ma un nuovo vertice straordinario fissato per l’inizio del 2017 a Malta e un altro in occasione del sessantesimo anniversario del trattato di Roma sono poca cosa per un’Unione in cui tutti non perdono occasione per dire che il progetto europeo fa acqua.

La situazione è preoccupante anche considerando che la Francia sta entrando nella campagna presidenziale e che Angela Merkel ha subìto, il 18 settembre, una nuova sconfitta elettorale a Berlino. Francesi e tedeschi avranno altro a cui pensare. Per l’Europa è stato un pessimo fine settimana.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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