11 dicembre 2017 12:00

Non tutti i nazionalismi sono uguali e non tutti i nazionalismi hanno le stesse cause. All’origine del nazionalismo in Corsica non c’è la ricchezza della Catalogna o dell’Italia del nord, che spinge le due regioni a voler conservare i loro introiti fiscali anziché condividerli con il resto del paese.

Il nazionalismo dei cinesi nasce dall’orgoglio ritrovato di un paese che vuole riaffermarsi nel mondo. Quello dei russi rappresenta la volontà di non continuare a perdere terreno sulla scena internazionale. Quello degli americani, incarnato dallo slogan “America first” di Donald Trump, scaturisce dallo smacco commerciale inflitto agli Stati Uniti dalla Cina e da una stanchezza rispetto alla costosa vanità del ruolo di gendarme del mondo che ricoprono da molto tempo.

Le radici del fenomeno
Sarebbe dunque sbagliato mettere tutti i nazionalismi sullo stesso piano nel momento in cui quello della Corsica ha ottenuto, alle elezioni del 10 dicembre, il 56 per cento dei voti, mentre i sondaggi registrano un lieve arretramento del nazionalismo catalano e mentre la base elettorale di Donald Trump resta fedele al presidente. Ma comunque è il caso di interrogarsi sulle radici di questo fenomeno.

La prima e più importante causa dell’emergere dei nazionalismi è la fine della guerra fredda che per 40 anni aveva congelato tutti gli altri conflitti relegandoli in secondo piano. All’epoca eravamo così legati a uno schieramento o all’altro che, per esempio, i grandi rivali di oggi in Medio Oriente, l’Iran e l’Arabia Saudita, erano entrambi fedeli alleati degli Stati Uniti e non avrebbero mai pensato di infiammare di nuovo, almeno non apertamente, la loro rivalità storica e religiosa.

Le potenze di ieri hanno paura, quelle di domani si aprono un varco e il nazionalismo è in crescita come proiezione dei paesi

La guerra fredda ci aveva fatto dimenticare che la storia è fatta di conflitti tra gli stati e che il nazionalismo, fucina delle guerre, rappresenta la condizione naturale dei rapporti internazionali, quella che bisogna combattere per evitare di ricreare situazioni eternamente pericolose.

La seconda causa di questa resurrezione nazionalista è che la fine degli imperi coloniali, oltre a quella della guerra fredda, ha aperto la strada all’affermazione di potenze emergenti, alla formazione di nuove alleanze ancora molto instabili e a una riduzione, relativa ma evidente, del dominio occidentale che aveva caratterizzato i cinque secoli precedenti.

Il risultato di tutto questo è che le potenze di ieri hanno paura (come l’America), quelle di domani si aprono un varco (Cina o Iran), l’instabilità cresce dovunque e il nazionalismo è in crescita, come proiezione dei paesi o come un loro ripiegamento su se stessi.

La terza causa del fenomeno è la nostalgia dei tempi andati quando ognuno poteva capire un mondo dalla configurazione talmente antica da essere familiare per tutti. Il mondo di oggi, invece, fa venire il mal di testa. E il nazionalismo è come un’aspirina.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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