16 dicembre 2010 00:00

L’Art and culture center di Bangkok è una costruzione che, con la sua rampa, ricorda il Guggenheim di New York e che è stata inaugurata un paio d’anni fa, dopo lunghe battaglie degli artisti.

Al nono piano di questo centro culturale s’inaugura una mostra sorprendente. Rupture. Cause and effect raccoglie i lavori dei fotografi Wolfgang Bellwinkel, Agnes Dherbeys, Piyatat Hemmatat, Manit Sriwanichpoom e Olivier Pin-Fat, ideatore e curatore del progetto.

In un posto come questo non ci si aspetterebbe di trovare gli echi di avvenimenti violenti che hanno avuto luogo non molto lontano, sei mesi fa e che hanno causato un centinaio di morti e un migliaio di feriti.

Il confronto di cinque sguardi diversi, il miscuglio del bianco e nero e del colore, il variare dei formati forniscono una perfetta dimostrazione di come la fotografia documentaria può andare oltre la semplice cronaca dei fatti, ma può anche metterli in una determinata prospettiva.

La mostra ha potuto essere inaugurata solo dopo che gli artisti hanno accettato la censura di otto immagini che mostravano morti e feriti, che però sono rimaste nel catalogo.

Uscendo dalla mostra, trovandosi faccia a faccia con un enorme Babbo Natale sorridente e un immenso albero di Natale di cristallo, viene da pensare che il futuro della Thailandia non sia poi così roseo.

Internazionale, numero 877, 17 dicembre 2010

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it