19 gennaio 2012 00:00

In tempi di notizie quasi sempre cattive, il comune – socialista – di Parigi ha appena pubblicato un comunicato trionfale: “Nel 2011 Parigi ha accolto 940 set cinematografici, per qualcosa come 3.707 giorni di lavorazione. Una cifra che significa un incremento del 40 per cento in sei anni (nel 2005 i set sono stati 606)”.

La capitale francese accoglie ogni giorno una media di dieci set e più di seimila luoghi sono serviti da location o da sfondo alle troupe cinematografiche. Tra i grandi registi francesi e stranieri che hanno piazzato la loro cinepresa in città ci sono Pascal Bonitzer, Léos Carax, Pierre Jolivet, Maïwenn, Fernando Meirelles, Fabien Onteniente e altri.

Se a questo si aggiunge il fatto che la frequentazione delle sale cinematografiche ha raggiunto un record spettacolare e che, di conseguenza, i musei (tra i quali il Louvre, Orsay e il Centre Pompidou) hanno accolto una cifra incredibile di nuovi visitatori, c’è veramente da rallegrarsi. O forse no. Perché la Ville lumière ormai è sempre di più la Ville musée: si riempie di turisti mentre la sua popolazione attiva e tradizionale se ne allontana, a causa dei prezzi stratosferici del mercato immobiliare.

Forse Parigi, come tante altre capitali europee e non, si sta trasformando definitivamente in Ville image, diventando quindi solo un fondale, un set. Almeno, in questo caso, per le comparse il lavoro non mancherà.

Internazionale, numero 932, 20 gennaio 2012

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