05 maggio 2021 13:22

Con un video girato e montato da sola per l’uscita del singolo Credo che tra un po’ (42 Records), Whitemary riporta alla gloria il videoclip dell’artista che balla da sola, della donna che va fuori sincrono e fa un po’ come le pare. All’interno di questa categoria, una delle vette per me la raggiunge Jenny Lee Lindberg delle Warpaint con il singolo di qualche anno fa Never, un ritratto intimo e piacevolmente a casaccio della musicista tra la sua stanza da letto e la sala prove. Il registro di Whitemary è diversissimo – una è la ragazza post-punk, l’altra la ragazza elettronica – ma con le sue mosse da combattimento e di preparazione alla performance evoca un’irrequietezza simile, un menefreghismo divertito che si addice bene al testo scheletrico del pezzo in cui a un certo punto canta: “Non mi ascolti non mi guardi non capisci”, senza voler dare un peso specifico all’attenzione degli altri.

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Credo che tra un po’ è una dichiarazione di autosufficienza, una ricerca di autonomia anche sul piano stilistico: perché se è vero che la base del pezzo ricorda molto i dj set sulla spiaggia di tante estati passate – non ha la drammaticità del clubbing, non ha la paranoia della notte che scende male – Whitemary è un’artista che ha dentro tanta techno ed estroversione, una formazione jazz che le tornerà di nuovo utile nel disco di prossima uscita, sperando che mantenga la forza ipnotica di pezzi come Ti dirò, un altro piccolo atto d’indipendenza, dove le parole ripetute invece di creare monotonia, spaccano i suoni con la loro pressione, e creano nuovi punti di uscita.

Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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