16 agosto 2021 15:04

Le grandi canzoni estive, quelle che diventano memorabili e si coagulano nell’immaginario collettivo, hanno tutte una caratteristica segreta. Sotto la loro allegria, la loro apparente spensieratezza, nascondono sempre un appena percettibile velo di tristezza. Un vero successo estivo celebra l’estate ma contiene anche la consapevolezza della sua fine: il ritorno in città, gli ombrelloni che si chiudono, la certezza che quel flirt agostano non avrà nessun futuro. Niente come un tormentone estivo ben congegnato riesce a rendere l’idea del tempo che passa, degli anni che corrono, delle stagioni della vita che si susseguono.

Nel 2000 la cantante canadese k.d. lang ha 38 anni e una lunga, turbolenta carriera alle spalle. Debutta nel 1983 in una tribute band dedicata alla diva del country Patsy Cline. Fin da giovane k.d. lang viene notata per la sua voce inconfondibile, molto simile a quella di Cline nello stile e nella morbidezza e vicina a quella di Roy Orbison per estensione, virtuosismo e timbro androgino. Nel corso degli anni lang sovverte tutti i canoni della musica country inserendo elementi pop, rock e punk nelle sue esibizioni, tanto che la rivista Rolling Stone nel 1985 la definisce una “cowpunk canadese”. Nel 1992 infrange l’ultimo tabù della conservatrice scena country nordamericana: in un’intervista alla rivista lgbt The Advocate fa coming out. Senza di lei e le sue esibizioni orgogliosamente lesbiche degli anni novanta artisti country come Orville Peck forse non esisterebbero e Shania Twain non sarebbe l’icona gay che è oggi.

La musica di k.d. lang, quando canta classici del country, standard americani o grandi successi di sua composizione (come la memorabile Constant craving), ha sempre qualcosa di doloroso: la sua voce sembra pescare da una riserva inesauribile di tribolazioni sentimentali. Solo nel 2000 k.d. lang sembra scoprire che anche la gioia di una giornata in spiaggia, un amorazzo estivo, fare l’alba con gli amici intorno a un fuoco possono essere materia per la sua musica. Ad aiutarla in questa presa di coscienza ci sono un nuovo amore (la cantante allora ventottenne Leisha Hailey) e un provvidenziale trasloco da Vancouver a Los Angeles.

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Invincible summer, che esce proprio nella primavera del 2000, è il diario californiano di k.d. lang ed è un album pop pieno di sole e di voglia di vivere. “Ho sempre diffidato del pop”, ha detto lang in un’intervista al Guardian del 2000 “Poi un bel giorno mi sono svegliata e mi sono detta: ma chi voglio imbrogliare? Il pop mi piace eccome: mi è sempre piaciuto come ascoltatrice, perché non può piacermi come cantante? E poi è successo che mi sono innamorata di nuovo della gente e della vita”.

Invincible summer, in effetti, trasuda amore per il pop ed è l’album più accessibile e piacevole della sua discografia. k.d. lang abbandona sia i panni della tormentata cantante country sia quelli della dolente torch singer per trasformarsi in una versione contemporanea di Burt Bacharach e Dionne Warwick: arrangiamenti lussuosi e pieni di dettagli per canzoni che sono semplici e leggere solo in apparenza. Nel complesso di musicisti che l’accompagnano in questa scorribanda nel pop sofisticato spiccano i nomi del trombettista Jon Hassell e della chitarrista Wendy Melvoin, già storica collaboratrice di Prince. A fare da produttore per il suo album californiano k.d. lang vuole però un musicista britannico, Damian LeGassick, il tastierista dell’artista elettronico William Orbit, caldamente raccomandatole da Madonna. “C’è qualcosa nella sensibilità pop britannica”, ha detto k.d. lang al Guardian giustificando la sua scelta, “qualcosa che scorre attraverso i Radiohead, i Beatles e David Gray: una coscienza della melodia classica che esiste solo nel pop inglese”. In effetti ascoltando il primo brano dell’album, The consequences of falling, non si può non pensare a Dusty Springfield.

L’intero album è un inno all’estate e una riflessione sulla sua fuggevolezza: in Summerfling lang canta: “Un momento perfetto ci è appena scivolato dalle mani”. E nella delicata Only love, la ballata che chiude l’album, canta: “Lascia che sia l’amore a trasportarti perché solo l’amore potrà riportarti giù”. E la sua voce vola come un aquilone nel sole della California, con la dolce consapevolezza, sempre presente in questo memorabile album estivo, che le cose belle sono belle proprio perché finiscono.

k.d. lang
Invincible summer
Warner Bros., 2000

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