12 giugno 2018 18:34

Ci hanno detto che, in quanto cittadini, dobbiamo sentirci sollevati: abbiamo bene o male un governo. È un governo che non ci piace? Pazienza, basta aspettare un poco e cascherà. La cosa, certo, è probabile. Ma mettiamo che un po’ di soldi pubblici arrivino anche nelle tasche dei disperati; mettiamo che qualche porcheria del passato sia cancellata e che i traffici legalillegali siano più disciplinati; mettiamo che la radiosa congiuntura economica da tempo sospirata si verifichi; mettiamo che un’impressione di tolleranza zero entusiasmi non solo la destra ma anche la sinistra friabile; mettiamo che in aree insospettabili d’Europa la nostra destrinistra governativa sia guardata con crescente interesse, addirittura come un esempio.

Be’, gli strateghi dell’attesa fallirebbero. Non è scritto infatti da nessuna parte che Salvini si sgonfierà insieme alla parte destra dei cinquestelle atterrando tra le braccia del Berlusconi riabilitato; né è scritto che la sinistra pentastellata si ricrederà e, senza più irragionevoli grilli per la testa, tornerà al razionale Pd; soprattutto non è scritto che alle prossime elezioni, sbriciolata la destrinistra a cinquestelle, ridimensionato Salvini, non dilagherà il peggio del peggio e le forze politiche ora in pausa non risorgeranno e ci ridaranno governi vecchio stile. D’altra parte, se pure fosse scritto, perché dovremmo rallegrarcene?

Questa rubrica è uscita l’8 giugno 2018 nel numero 1259 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero| Abbonati

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