21 luglio 2016 19:21

Joe Sacco, Bumf
Rizzoli Lizard, 128 pagine, 16 euro

Joe Sacco delude, e spiace dirlo. Sorta di pamphlet satirico-politico “sporco”, maleducato quanto autoironico, Bumf non graffia, non sorprende e non spaventa quanto nelle intenzioni vorrebbe, tranne che a momenti, e soprattutto nel notevole finale. Figlio evidente del rock, del punk e della storica rivista Mad, come dell’underground statunitense, figlio impertinente, se non feroce (sempre nelle intenzioni) di una delusione nei confronti dell’amministrazione Obama, alla quale rimprovera di aver mantenuto troppe cose dell’era Bush, Bumf non riesce a costruire una tensione interna costante, narrativa e grafica. Eppure ci sono delle idee forti, qualcuna geniale.

Barack Obama si sveglia una mattina nei panni di Richard Nixon e nessuno se ne accorge, nemmeno la moglie Michelle. Tale è la cecità globale sul fatto che il pianeta è ormai un Titanic, che è difficile distinguere la politica del primo afroamericano alla Casa Bianca da quella di un maestro dell’imbroglio che fu soprannominato Tricky Dick. Sacco avrebbe però bisogno della forza plastica e d’invenzione di autori di Mad come Jack Cole (l’autore di Plastic man), o almeno Don Martin, o di autori folli come Basil Wolverton (a cui si pensa per il personaggio metà uccello e metà uomo). Ma qui il segno di Sacco è tenue perfino rispetto ai suoi libri di graphic journalism. Sia quando vuole angosciarci (per suscitare riflessione) sia quando vuole farci ridere (per suscitare indignazione), molto è già visto e fatto meglio altrove.

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