27 gennaio 2010 00:00

Geoff Colvin, un giornalista statunitense, ha scritto un libro in cui sostiene che il talento è sopravvalutato. Quello che conta è l’impegno consapevole, intenzionale, costante e prolungato per raggiungere un determinato obiettivo. Prove alla mano, Colvin dimostra che da Mozart a Tiger Woods, passando per Picasso, tutti quelli che vengono comunemente considerati dei geni hanno in realtà raggiunto i loro straordinari risultati solo dopo anni e anni di intenso impegno. Il loro talento non era innato, ma acquisito. Come nel caso di Steve Jobs, il fondatore e capo della Apple. Non è un genio, ma un abile uomo di marketing. Che per mesi è riuscito a far parlare mezzo mondo di un prodotto che non esisteva. Fino a mercoledì scorso, quando finalmente ha presentato un nuovo tipo di computer portatile. Dicono che cambierà il modo in cui leggiamo i giornali e rivoluzionerà il mondo dell’informazione. Ma intanto non bisogna dimenticare che il futuro del giornalismo dipende soprattutto dalla sua qualità. Senza possibili scorciatoie: un brutto articolo resterà sempre un brutto articolo, indipendentemente dal supporto su cui verrà letto. Mentre per scrivere un buon articolo continueranno a servire tempo, impegno e passione.

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